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Secondo il decreto della
Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (A.A.S., N.58-18, del 29
dicembre 1966), e approvata da S.S. Paolo VI il 14 ottobre 1966, non è proibito
divulgare senza l'Imprimatur, scritti riguardanti nuove apparizioni,
rivelazioni, visioni, profezie o miracoli.
Edizione fuori commercio
Il Regno del Fiat in mezzo
alle creature
~ Libro di Cielo ~
Il richiamo della creatura
nell’ordine,
al suo posto e nello scopo
per cui fu creata da Dio
La Regina del Cielo
nel Regno della Divina
Volontà
Luisa Piccarreta
“La Piccola Figlia della
Divina Volontà”
J.M.J.
LA REGINA DEL CIELO
NEL REGNO DELLA DIVINA
VOLONTÀ
Preghiera alla celeste
Regina per ogni giorno del mese di maggio.
Regina immacolata, celeste
Madre mia, vengo sulle tue ginocchia materne per abbandonarmi, come tua cara
figlia nelle tue braccia, per chiederti, coi sospiri più ardenti, in questo
mese a te consacrato, la grazia più grande, cioè di ammettermi a vivere nel
Regno della Divina Volontà. Mamma Santa, tu che sei la Regina di questo regno,
ammettimi come figlia tua a vivere in esso, affinché non sia più deserto, ma
popolato dai figli tuoi. Perciò sovrana Regina, a te mi affido, acciocché guidi
i miei passi nel regno del Volere Divino; stretta alla tua mano materna, tu
guiderai tutto l’essere mio perché io viva perennemente nella Divina Volontà.
Tu mi farai da mamma, ed io ti consegno la mia volontà, affinché me la scambi
con la Divina Volontà e così [io] possa essere sicura di non uscire dal regno
suo. Perciò ti prego di illuminarmi per farmi comprendere cosa significhi
Volontà di Dio.
Ave Maria...
Fioretto del mese: Mattina,
mezzo giorno e sera, cioè tre volte al giorno, andare sulle ginocchia della
nostra Mamma celeste e dirle: “Mamma mia, ti amo; tu amami, dà un sorso di
Volontà di Dio all’anima mia e dammi la tua benedizione, affinché possa fare
tutte le mie azioni sotto il tuo sguardo materno”.
.
L’anima alla sua immacolata
Regina
Eccomi o Mamma dolcissima,
prostrata innanzi a te. Oggi è il primo giorno del mese di maggio, sacro a te,
in cui tutti i tuoi figli vogliono offrirti i loro fiorellini per attestarti il
loro amore, e per impegnare il tuo amore ad amarli; io ti vedo scendere dalla
patria celeste, corteggiata da schiere angeliche, per ricevere le belle rose,
le umili viole ed i casti gigli dei figli tuoi, che ricambi con i tuoi sorrisi
d’amore, con le tue grazie e benedizioni. Stringendoti al seno materno i doni
dei figli tuoi, li porti al cielo per serbarli come caparra e corona nel
momento della loro morte. Mamma celeste, in mezzo a tanti, io che sono la più
piccola, la più bisognosa delle figlie tue, voglio venire fin nel tuo grembo
materno, per portarti non fiori e rose, ma un sole ogni giorno. Ma la Mamma
deve aiutare questa figlia, dandole le sue lezioni di cielo per insegnarle come
formare questi soli divini, affinché ella possa darle l’omaggio più bello e
l’amore più puro. Mamma cara, tu hai capito cosa vuole la figlia tua: vuole
imparare da te a vivere la Volontà Divina. Io, trasformando i miei atti e tutta
me stessa nella Divina Volontà, secondo i tuoi insegnamenti, ogni giorno
porterò nel tuo grembo materno tutti i miei atti cambiati in sole.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia benedetta, la tua
preghiera ha ferito il mio materno cuore, attirandomi dal cielo; sono già
vicina alla figlia mia, per darle le mie lezioni, tutte di cielo. Guardami
figlia cara: migliaia di angeli mi circondano e riverenti stanno tutti in
attesa di sentirmi parlare del Fiat Divino, di cui posseggo, più di chiunque,
la sorgente. Conosco i suoi mirabili segreti, le sue gioie infinite, la sua
felicità indescrivibile ed il suo valore incalcolabile. Sentirmi chiamare dalla
figlia mia, perché ella vuole le mie lezioni sulla Divina Volontà, è per me la
festa più grande e la gioia più pura. Se tu ascolterai le mie lezioni io mi
dirò fortunata d’essere la Mamma tua. Oh, come desidero di avere una figlia che
vuole vivere tutta di Volontà Divina! Dimmi figlia, mi contenterai? Darai il
tuo cuore, la tua volontà, tutta te stessa nelle mie mani materne, affinché ti
prepari, ti disponga, ti fortifichi, ti svuoti di tutto, per poterti riempire
tutta di luce di Divina Volontà e per poter formare in te la vita divina?
Poggia il capo sul cuore della tua Mamma celeste e sii attenta ad ascoltarmi,
affinché le mie sublimi lezioni ti facciano decidere di non fare mai la tua
volontà, ma sempre quella di Dio.
Figlia mia ascoltami, è il
mio cuore materno che ti ama tanto e che vuole versarsi sopra di te. Sappi che
ti ho scritta nel mio cuore, e ti amo da vera figlia, ma sen
to un dolore perché non ti
vedo simile alla tua Mamma. Sai cosa ci rende dissimili? La tua volontà, che ti
toglie la freschezza della grazia, la bellezza che innamora il tuo Creatore, la
fortezza che tutto vince e sopporta, l’amore che tutto consuma. Insomma, la tua
volontà non è quella che anima la tua Mamma celeste. Tu devi sapere che conobbi
la mia volontà umana solo per tenerla sacrificata in omaggio al mio Creatore;
la mia vita fu tutta piena di Volontà Divina. Dal primo istante del mio
concepimento fui plasmata, riscaldata e messa nella sua luce, la quale purificò
con la sua potenza il mio germe umano, in modo che fui concepita senza macchia
originale. Il mio concepimento fu senza macchia, e così glorioso da formare
l’onore della famiglia divina, solo perché il Fiat onnipotente si riversò sul
mio germe, e pura e santa fui concepita. Se il Volere Divino non si fosse
riversato sopra il mio germe, come e più di una tenera madre, per impedire gli
effetti del peccato originale, avrei avuto la triste sorte delle altre creature
che sono state concepite con il peccato originale. Perciò la causa primaria fu
solo la Divina Volontà. Ad Essa sia l’onore, la gloria, il ringraziamento per
essere [io] stata concepita senza macchia d’origine.
Ora figlia del mio cuore,
ascolta la Mamma tua: metti da parte la tua volontà umana, contentati di morire
anziché concederle un atto di vita. La tua Mamma celeste avrebbe preferito
morire mille e mille volte, anziché fare un solo atto di sua volontà. Non vuoi
tu, dunque, imitarmi? Se tu terrai la tua volontà sacrificata in onore del tuo
Creatore, il Volere Divino farà il primo passo nell’anima tua e ti sentirai
plasmata da un’aura celeste, purificata e riscaldata; ti sentirai annientare i
germi delle tue passioni e ti sentirai messa nei primi passi del regno della
Divina Volontà. Perciò, sii attenta. Se tu mi sarai fedele nell’ascoltarmi, io
ti guiderò, ti porterò con mano nelle vie interminabili del Fiat Divino, ti
terrò difesa sotto il mio manto azzurro, e tu sarai il mio onore, la mia
gloria, la mia e la tua vittoria.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, fin dal mattino ed in tutte le tue azioni, darai la tua volontà nelle
mie mani, dicendomi: “Mamma mia, offri tu stessa il sacrificio della mia
volontà al mio Creatore”.
Giaculatoria: Mamma mia,
chiudi la Divina Volon
tà nell’anima mia, affinché
ivi prenda il suo primo posto e formi il suo trono e la sua dimora.
Secondo giorno
Il secondo passo della Divina
Volontà nella Regina del Cielo. Il primo sorriso della Trinità Sacrosanta sul
suo immacolato concepimento.
L’anima
Eccomi di nuovo sulle tue
ginocchia materne, per ascoltare le tue lezioni. Mamma celeste, alla tua
potenza si affida questa tua povera figlia. Sono troppo povera, lo conosco, ma
so che tu mi ami da mamma e ciò mi basta per slanciarmi nelle tue braccia.
Avendo tu compassione di me, ed aprendo le orecchie del mio cuore, mi farai
sentire la tua voce dolcissima, per darmi le tue sublimi lezioni. Tu, Mamma
Santa, purificherai il mio cuore con il tocco delle tue dita materne, affinché
il mio cuore possa racchiudere la celeste rugiada dei tuoi celesti
insegnamenti.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia ascoltami: se tu
sapessi quanto ti amo, ti fideresti di più della Mamma tua e non ti faresti
sfuggire neppure una sola mia parola. Tu devi sapere che non so
lo sei scritta nel mio
cuore, ma che dentro questo mio cuore vi è una fibra materna, che mi fa amare,
più di una madre, la figlia mia. Voglio farti sentire il grande prodigio che
operò il Fiat supremo in me, affinché tu, imitandomi, potrai darmi il grande
onore di essere mia figlia regina. Come sospira il mio cuore, affogato d’amore,
perché io desidero avere intorno a me la schiera nobile delle piccole regine.
Dunque ascoltami, figlia mia diletta. Non appena il Volere Divino si riversò
sul mio germe umano per impedire i tristi effetti della colpa, la Divinità
sorrise, si mise in festa nel vedere nel mio germe: quel germe umano, l’umanità
pura e santa, come uscì dalle loro mani creatrici nella creazione dell’uomo. E
il Fiat Divino fece il secondo passo in me con il portare questo mio germe
umano, da Esso purificato e santificato, innanzi alla Divinità, affinché la
Divinità si riversasse a torrenti sopra la mia piccolezza in atto d’essere
concepita. La Divinità, scorgendo in me bella e pura la sua opera creatrice,
sorrise di compiacimento, e volendomi festeggiare, il Padre celeste versò su di
me mari di potenza, il Figlio mari di sapienza, lo Spirito Santo mari d’amore.
Sicché io restai concepita nella luce interminabile della Divina Volontà, ed in
mezzo a questi mari divini, che la mia piccolezza non poteva contenere, si
formavano onde altissime che ritornavano come omaggi di amore e gloria al Padre,
al Figlio ed allo Spirito Santo.
La Trinità era tutt’occhio
su di me, e per non farsi vincere da me in amore, sorridendomi e
vezzeggiandomi, mi mandava altri mari, i quali mi abbellivano tanto che, appena
fu formata la mia piccola umanità, acquistai la virtù rapitrice di rapire il
mio Creatore, e lui si faceva veramente rapire.
Tra me e Dio fu sempre
festa; nulla ci negammo a vicenda: io non gli negai mai nulla e lui neppure a
me. Ma sai tu chi mi animava con questa forza rapitrice? La Divina Volontà. Ella,
come vita, regnava in me, perciò la forza dell’Ente Supremo era la mia, ed
avevamo eguale forza per rapirci a vicenda.
Figlia mia, ascolta la
Mamma tua: sappi che io ti amo assai e vorrei vedere l’anima tua riempita dei
miei stessi mari. Questi miei mari sono gonfi e vogliono versarsi, ma perché
ciò avvenga, devi svuotarti del tuo volere, affinché il Volere Divino possa
fare il secondo passo sopra di te. Egli, costituendosi come principio di vita
nell’anima tua, chiama l’attenzione del Padre celeste, del Figlio e dello
Spirito Santo, a riversarsi su di te con i loro mari rigurgitanti. Ma per fare
ciò, vogliono trovare in te la stessa loro Volontà, perché non vogliono
affidare alla tua volontà umana i loro mari di potenza, di sapienza, d’amore e
di bellezza indicibile. Figlia a me carissima, ascolta la Mamma tua, metti la
mano sul tuo cuore, dimmi i tuoi segreti: quante volte sei stata infelice,
torturata, amareggiata, perché hai fatto la tua volontà? Sappi, tu hai messo
fuori la Volontà Divina e sei caduta nel labirinto dei mali. Essa voleva
renderti pura e santa, felice e bella d’una beltà incantevole, e tu col fare la
tua volontà l’hai guerreggiata e con dolore l’hai messa fuori dalla sua cara
abitazione, che è l’anima tua. Senti figlia del mio cuore, questo è un dolore
per la Mamma tua che non vede in te il sole del Fiat Divino, ma le dense
tenebre della notte della tua volontà umana. Ma su, coraggio: se tu mi prometti
di dare la tua volontà nelle mie mani, io, la tua Mamma celeste, ti prenderò
nelle mie braccia, ti metterò sulle mie ginocchia e riordinerò in te la vita
della Divina Volontà. Anche tu, dopo tante mie lacrime, formerai il mio
sorriso, la mia festa ed il sorriso e la festa della Trinità Sacrosanta.
L’anima
Mamma celeste, se tanto mi
ami ti prego di non permettere che io scenda dalle tue ginocchia materne.
Appena vedi che sto per fare la mia volontà, vigila la povera anima mia e,
chiudendomi nel tuo cuore, con la forza del tuo amore brucia il mio volere,
cosicché cambierò le tue lacrime in sorrisi di compiacimento.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, per ben tre volte verrai sulle mie ginocchia, facendo la consegna del
tuo volere, dicendomi: “Mamma mia, questa mia volontà voglio che sia tua,
affinché me la scambi con la Volontà Divina”.
Giaculatoria: Sovrana
Regina, con il tuo impero divino, atterra la mia volontà, affinché spunti in me
il ger
me della Divina Volontà.
Terzo giorno
Il terzo passo della Divina
Volontà nella Regina del Cielo. Il sorriso di tutta la creazione per il
concepimento della celeste bambina.
L’anima alla Vergine
Sovrana Mamma, questa tua
piccola figlia, rapita dalle tue celesti lezioni, sente l’estremo bisogno di
venire ogni giorno sulle tue ginocchia materne per ascoltarti e deporre nel suo
cuore i tuoi materni insegnamenti. Il tuo amore, il tuo dolce accento, lo
stringermi al tuo cuore fra le tue braccia, mi infondono coraggio e fiducia che
la Mamma mia mi darà la grande grazia di farmi comprendere il gran male della
mia volontà, per farmi vivere della Divina Volontà.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia, ascoltami. È un
cuore di madre che ti parla; poiché vedo che mi vuoi ascoltare, il mio cuore
gioisce e sente la speranza certa che la figlia mia prenderà possesso del regno
della Divina Volontà, che io posseggo nel mio materno cuore, per darlo ai figli
miei. Perciò sii attenta ad ascoltarmi; scrivi tutte le mie parole nel tuo
cuore, affinché vi rimangano sempre, e modella la tua vita secondo i miei
insegnamenti. Senti figlia mia, non appena sorrise la Divinità e festeggiò il
mio concepimento, il Fiat supremo fece il terzo passo sulla mia piccola umanità
piccina piccina, e mi dotò di ragione divina; mosse tutta la creazione a festa
e mi fece riconoscere da tutte le cose create per loro regina; riconobbero in
me la vita del Volere Divino, e tutto l’universo si prostrò ai miei piedi,
sebbene fossi piccina e non ancora nata. Ed inneggiandomi, il sole mi festeggiò
e sorrise con la sua luce. Il cielo mi festeggiò con le sue stelle,
sorridendomi con il loro mite e dolce scintillio, ed offrendosi come fulgida
corona sul mio capo. Il mare con le sue onde, alzandosi ed abbassandosi,
pacificamente mi festeggiò. Insomma non ci fu cosa creata che non si unì al
sorriso ed alla festa della Trinità Sacrosanta. Tutti accettarono il mio dominio,
il mio impero, il mio comando, e si sentirono onorati dopo tanti secoli, da
quando Adamo perdette il comando ed il dominio di re, sottraendosi alla Divina
Volontà, di trovare in me la loro Regina, e la creazione tutta mi proclamò
Regina del cielo e della terra.
Mia cara figlia, tu devi
sapere che la Divina Volontà, quando regna nell’anima, non sa fare cose
piccole, ma grandi. Vuole accentrare nella fortunata creatura tut
te le Sue prerogative
divine; e tutto ciò che è uscito dal suo Fiat onnipotente circonda l’anima e
resta ubbidiente ai suoi cenni. Che cosa non mi diede il Fiat Divino? Mi diede
tutto: cielo e terra erano in mio potere, mi sentivo dominatrice di tutto,
persino dello stesso mio Creatore. Ora figlia mia, ascolta la Mamma tua: oh,
come mi duo
le il cuore nel vederti
debole, povera e senza il vero dominio di dominare te stessa! Timori, dubbi,
apprensioni, ti dominano, tutti miseri cenci della tua volontà umana. Sai il
perché? Perché non c’è in te la vita integra del Volere Divino che, mettendo in
fuga tutti i mali del
l’umano volere, ti
renderebbe felice e ti riempirebbe di tutti i beni che lui possiede. Ah! Se tu,
con un proposito fermo, decidi di non dare più vita alla tua volontà, sentirai
morire tutti i mali e rivivere in te tutti i beni. Allora tutto ti sorriderà ed
il Volere Divino farà anche in te il terzo passo, e tutta la creazione
festeggerà la nuova arrivata nel regno della Divina Volontà. Dunque figlia mia,
dimmi: mi ascolterai? Mi dai la parola che non farai mai, mai più, la tua volontà?
Sappi che se ciò avverrà, io non ti lascerò mai. Mi metterò a guardia
dell’anima tua e ti avvolgerò nella mia luce, affinché tu possa comandare su
tutti i mali della tua volontà.
L’anima
Mamma celeste, le tue
lezioni mi scendono nel cuore e me lo riempiono di balsamo celeste. Ti
ringrazio, che tanto ti abbassi verso di me, poverella. Ma senti, o Mamma mia,
ho timore di me stessa; ma se tu vuoi, tut
to puoi, ed io con te tutto
posso. Mi abbandono come una piccola bimba nelle braccia della Mamma mia. Sono
certa che appagherò le sue brame materne.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, guarderai il cielo, il sole, la terra; ed unendoti con tutti, per ben
tre volte, reciterai tre Gloria per ringraziare Dio d’avermi costituita Regina
di tutti.
Giaculatoria: Regina potente,
domina la mia volontà per convertirla in Volontà Divina!
Quarto giorno
Il quarto passo della
Divina Volontà nella Regina del Cielo: la prova.
L’anima alla Vergine
Eccomi di nuovo sulle
materne ginocchia della mia cara Mamma celeste. Il cuore mi batte forte forte;
smanio d’amore per il desiderio di sentire le tue belle lezioni. Perciò dammi
la mano e prendimi fra le tue braccia. Nelle tue braccia passo momenti di
paradiso, mi sento felice. Oh, come sospiro di sentire la tua voce! Una nuo
va vita mi scende nel
cuore. Parlami, ed io prometto di mettere in pratica i tuoi santi insegnamenti.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia, se tu sapessi
quanto amo tenerti stretta fra le mie braccia, poggiata sul mio cuore materno,
per farti ascoltare i celesti arcani del Fiat Divino! Se tu tan
to sospiri per ascoltarmi,
sono i miei sospiri che fanno ciò nel tuo cuore; è la tua Mamma che vuole la
figlia sua, che vuole affidarti i suoi segreti e narrarti la storia di ciò che
operò in lei la Divina Volontà. Figlia del mio cuore, prestami attenzione. Il
mio cuore di madre, che vuole sfogarsi con la figlia sua, vuole dirti i miei
segreti che finora non sono stati rivelati a nessuno, perché non era suonata
ancora l’ora di Dio. Dio, volendo elargire alle creature grazie sorprendenti
che, in tutta la storia del mondo, non ha concesso, vuole fare conoscere i pro
digi del Fiat Divino, e ciò
che il Fiat Divino può operare nella creatura, se questa si lascia dominare.
Perciò Dio vuole mettere me in vista di tutti, come modello, in quanto ebbi il
grande onore di formare la mia vita tutta di Volontà Divina. Ora sappi figlia
mia, che appena con
cepita, misi in festa la
Divinità. Cielo e terra mi festeggiarono e mi riconobbero per loro Regina. Io
ero talmente immedesimata nel mio Creatore, che mi sentivo nei domini divini
come padrona. Io non conobbi che cosa fosse la separazione dal mio Creatore; lo
stesso Volere Divino che regnava in me, regnava in loro e ci rendeva
inseparabili. Mentre tutto era sorriso e festa tra me e loro, io vedevo che non
si sarebbero potuti fidare di me, se non avessero avuto una prova. Figlia mia,
la prova è la bandiera che dice vittoria. La prova mette al sicuro tutti i beni
che Dio ci vuol dare. La prova matura e dispone l’anima per acquisti di grandi
conquiste. Anch’io vedevo la necessità di questa prova, perché volevo attestare
al mio Creatore, in contraccambio dei tanti mari di grazie che mi aveva dato,
un atto di mia fedeltà, che mi costasse il sacrificio di tutta la mia vita.
Quanto è bello potere dire: “Mi hai amato e ti ho amato”. Senza la prova non lo
si può mai dire.
Or dunque sappi, figlia
mia, che il Fiat Divino mi fece conoscere la creazione dell’uomo, innocente e
san
to. Anche per lui tutto era
felicità; aveva il comando su tutta la creazione e tutti gli elementi erano
ubbidienti ai suoi cenni. In Adamo regnava il Volere Divino, ed in virtù di
Esso, lui era inseparabile dal suo Creatore. Tra i tanti beni che Iddio gli
aveva dato, per avere un atto di fedeltà da parte di Adamo, gli comandò di non
toccare un solo frutto tra i tanti che c’erano in quell’Eden terrestre. Era la
prova che Dio voleva, per confermare la sua innocenza, la sua santità, la sua
felicità, e per dargli il diritto del comando su tutta la creazione. Ma Adamo
non fu fedele alla prova, e non essendo stato fedele, Iddio non poté fidarsi di
lui; perciò Adamo perdette il comando, l’innocenza, la felicità e, si può dire,
capovolse l’opera della creazione. Sappi figlia del mio cuore, nel conoscere i
gravi mali della volontà umana in Adamo ed in tutta la sua progenie, io, la tua
celeste Madre, sebbene appena concepita, piansi amaramente ed a calde lacrime
sull’uomo caduto; ed il Volere Divino, nel vedermi piangere, mi domandò per
prova che gli cedessi la mia volontà umana. Il Fiat Divino mi disse: “Non ti
chiedo di non toccare un frutto come ad Adamo. No! Ti chiedo la tua volontà. Tu
la terrai come se non l’avessi, sotto l’impero del mio Volere Divino, che ti
sarà vita, e si sentirà sicuro di fare ciò che vorrà di te. Così il Fiat supremo
fece il quarto passo nell’anima mia, domandandomi per prova la mia volontà,
aspettando da me il mio Fiat e l’accettazione d’una tale prova.
Domani t’aspetterò di nuovo
sulle mie ginocchia per farti sentire l’esito della prova; e siccome voglio che
tu imiti la Mamma tua, ti prego, da madre, di non rifiutare mai alcunché al tuo
Dio, ancorché fosse un sacrificio che durasse tutta la vita. Il non perderti
mai nella prova che Iddio vuole da te, la tua fedeltà, è il richiamo dei
disegni divini su di te ed il riflesso delle sue virtù; sono tanti pennelli che
fanno dell’anima il capolavoro del
l’Ente Supremo. Si può dire
che la prova fornisce la ma
teria nelle mani divine per
permettere loro di compiere il lavoro nella creatura. Chi non è fedele alla
prova, Dio non sa cosa farne; non solo, costui scompiglia le opere più belle
del suo Creatore. Perciò mia cara figlia, sii attenta. Se tu sarai fedele nella
prova, renderai più felice la Mamma tua. Non mi far stare in pensiero. Dammi la
tua parola ed io ti guiderò, ti sosterrò in tutto, come figlia mia.
L’anima
Mamma Santa, conosco la mia
debolezza. La tua bontà materna mi infonde tale fiducia, che tutto spero da te,
e con te mi sento sicura. Metto nelle tue mani materne le prove con le quali
Dio disporrà di me, affinché tu mi dia tutte quelle grazie che possano evitarmi
di vanificare i disegni divini.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, verrai tre volte sulle mie ginocchia materne e mi porterai tutte le
tue pene d’animo e di corpo; porterai tutto alla Mamma tua ed io benedirò le
tue pene per infondere in esse la forza, la luce e la grazia necessarie.
Giaculatoria: Mamma
celeste, prendimi fra le tue braccia e scrivi nel mio cuore, Fiat, Fiat, Fiat.
Quinto giorno
Il quinto passo della
Divina Volontà nella Regina del Cielo: il trionfo della prova.
L’anima alla Vergine
Sovrana celeste, vedo che
mi tendi le braccia per prendermi sulle tue ginocchia materne, ed io corro,
anzi volo per godermi i casti amplessi, i celesti sorrisi della mia Mamma
celeste. Mamma Santa, il tuo aspetto oggi è di trionfatrice, e con aria di
trionfo vuoi narrarmi il trionfo della tua prova. Ah! Sì, ben volentieri ti
ascolterò, e ti prego di darmi grazia, affinché io sappia trionfare nelle prove
che il Signore disporrà per me.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia a me carissima, oh,
come sospiro di confidare i miei segreti alla figlia mia, segreti che mi
daranno tanta gloria e che glorificheranno quel Fiat Divino che fu causa
primaria del mio immacolato concepimento, della mia santità, sovranità e
maternità! Tutto al Fiat Divino io debbo; io non conosco altro. Tutte le mie
sublimi prerogative, che la Santa Chiesa tanto onora, non sono altro che gli
effetti di quella Divina Volontà che mi dominava, regnava e viveva in me.
Perciò sospiro tanto che si conosca chi era colei che produceva in me tanti
privilegi ed effetti mirabili, da far stupire cielo e terra. Ora ascoltami,
figlia cara. L’Ente Supremo mi domandò il mio volere umano, ed io compresi il
male grave che può fare la volontà umana nella creatura e come essa metta tutto
in pericolo, anche le opere più belle del suo Creatore.
La creatura con il suo
volere umano è oscillante, de
bole, incostante,
disordinata. Dio, nel crearla, l’aveva creata unita, per natura, con la sua
Volontà Divina, che doveva essere la forza, il moto primo, il sostegno, il cibo
e la vita dell’umana volontà. Non dando vita alla Vo
lontà Divina nella nostra,
respingiamo i beni ricevuti da Dio nella creazione ed i diritti ricevuti in
natura, nel
l’atto in cui fummo creati.
Oh, allorché compresi bene l’offesa grave che si fa a Dio ed i mali che piovono
sulla creatura, ebbi orrore e paura di fare la mia volontà! Giustamente
temetti, poiché Adamo, pur essendo stato crea
to da Dio, innocente,
avendo fatto la sua volontà, fece cadere lui e tutte le generazioni in tanti
mali. Io, presa da terrore, ed ancor più dall’amore verso il mio Creatore,
giurai di non fare mai la mia volontà. Per essere più sicura ed attestare
maggiormente il mio sacrificio a colui che tanti mari mi aveva dato, di grazie
e privilegi, presi questa mia volontà umana e la legai ai piedi del trono
divino, in omaggio continuo d’amore e di sacrificio, giurando che non mi sarei
servita mai, neanche per un istante solo della mia vita, della mia volontà, ma
sempre di quella di Dio. Figlia mia, forse a te non parrà grande il mio
sacrificio di vivere senza la mia volontà; [invece] io ti dico che non c’è
sacrificio simile al mio. Anzi, si possono chiamare ombre tutti gli altri
sacrifici di tutta la storia del mondo, paragonati al mio. Sacrificarsi un
giorno, ora sì ed ora no, è facile; [ma] sacrificarsi in ogni istante, in ogni
atto, nel bene che si vuole fare, per tutta la vita, senza dare mai vita alla
volontà propria, è il sacrificio dei sacrifici. Questo è l’attestato più grande
e l’amore più puro, trafilato dalla stessa Volontà Divina, che può offrirsi al
nostro Creatore. È tanto grande questo sacrificio, che Dio non può chiedere di
più alla crea
tura, né essa può trovare
di più, per potersi sacrificare al suo Creatore.
Figlia mia carissima,
allorché feci dono della mia volontà al mio Creatore, io mi sentii trionfante
nella prova voluta da me, e Dio si sentì trionfante nella mia volontà umana.
Dio aspettava la mia prova, cioè un’ani
ma che vivesse senza
volontà, per aggiustare le partite del genere umano, per atteggiarsi a clemenza
e misericordia. Perciò ti attendo di nuovo per narrarti la storia di ciò che
fece la Divina Volontà dopo il trionfo della prova. Ed ora una parolina a te
figlia mia. Se tu sapessi come sospiro di vederti vivere senza la tua volontà!
Tu sai che ti sono Madre e la Mamma vuole vedere felice la figlia sua. Ma come
puoi essere felice se non decidi di vivere senza volontà come visse la Mamma
tua? Se ciò farai, tutto ti darò. Mi metterò a tua disposizione, sarò tutta della
figlia mia, ed avrò il bene, il contento, la felicità di avere una figlia che
viva tutta di Volontà Divina.
L’anima
Sovrana trionfatrice, nelle
tue mani di Madre metto la mia volontà, affinché tu stessa, come Mamma, me la
purifichi e l’abbellisca, ed insieme con la tua la leghi ai piedi del trono
divino, affinché io possa vivere non con la volontà mia, ma sempre, sempre con
quella di Dio.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, in ogni atto che farai consegnerai nelle mie mani materne la tua
volontà, e mi pregherai di fare vivere, al posto della tua, la Divina Vo
lontà.
Giaculatoria: Regina
trionfatrice, rubami la mia vo
lontà e cedimi la Volontà
Divina.
Sesto giorno
Il sesto passo della Divina
Volontà nella Regina del Cielo: dopo il trionfo nella prova, il possesso delle
proprietà divine.
L’anima alla Vergine
Mamma Regina, vedo che mi
aspetti di nuovo, e stendendomi la mano, mi prendi sulle tue ginocchia, mi
stringi al tuo cuore, per farmi sentire la vita di quel Fiat Divino che tu
possiedi. Oh, quanto è refrigerante il suo calore e penetrante la sua luce!
Deh! Mamma Santa, se tanto mi ami, tuffa il piccolo atomo dell’anima mia nel
sole della Divina Volontà che tu nascondi, affinché an
ch’io possa dire: “La mia
volontà è finita, non avrà più vita, ma la mia vita sarà la Divina Volontà”.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, fidati
della Mamma tua e presta at
tenzione alle mie lezioni.
Esse ti serviranno per farti aborrire la tua volontà e per farti sospirare in
te quel Fiat Divino, che tanto ama formare la sua vita in te. Figlia mia, tu
devi sapere che la Divinità fu assicurata da me dopo la prova che volle. Tutti
credono che io non ebbi alcuna prova e che sia bastato il gran portento che Dio
fece di me, di essere concepita senza macchia originale. Oh, come s’ingannano!
Dio chiese a me una prova che non ha chiesto a nessuno. Questo lo fece con
giustizia e con somma sapienza, perché dovendo scendere in me il Verbo eterno,
non solo era decoroso che non trovasse in me la macchia d’origine, ma neppure
era decoroso che trovasse in me una volontà umana operante. Sarebbe stato
troppo disdicevole per Dio scendere in una creatura in cui regnasse l’umana
volontà. Ecco, perché volle da me per prova e per tutta la vita la mia volontà,
per assicurare nell’anima mia il regno della Divina Volontà. Assicurato questo
in me, Dio poteva fare ciò che voleva di me; tutto poteva darmi, e posso dire
che nulla poteva negarmi.
Ritorniamo al punto dove
siamo rimasti. Mi riserverò, nel corso delle mie lezioni, di narrarti ciò che
fece questa Divina Volontà in me. Ora senti, figlia mia. Dopo il trionfo nella
prova, il Fiat Divino fece il sesto passo nell’anima mia, col farmi prendere il
possesso di tutte le proprietà divine, per quanto sia ad una creatura possibile
ed immaginabile. Tutto era mio, cielo e terra, e lo stesso Dio, di cui
possedevo la stessa Volontà.
Io mi sentivo posseditrice
della santità divina, del
l’amore, della bellezza,
della potenza, della sapienza e della bontà divina. Mi sentivo regina di tutto.
Non mi sentivo estranea nella casa del mio Padre celeste; sentivo al vivo la
sua paternità e la suprema felicità d’essere la sua figlia fedele. Posso dire
che crebbi sulle ginocchia paterne di Dio, né conobbi altro amore, né altra
scienza se non quella che mi somministrava il mio Creatore. Chi può dirti ciò
che fece questa Divina Volontà in me? Mi elevò tanto in alto, mi abbellì tanto,
che gli stessi angeli restarono muti e non sapevano come cominciare a parlare
di me. Figlia mia carissima, tu devi sapere che quando il Fiat Divino mi fece
prendere possesso di tutto, mi sentii posseditrice di tutto e di tutti. La
Divina Volontà, con la sua potenza, immensità ed onniveggenza, racchiudeva
nell’anima mia tutte le creature, ed io sentivo un posticino nel mio cuore
materno per ciascuna di esse. Da quando fui concepita io ti portai nel mio
cuore. Oh, quanto ti amai e ti amo! T’amai tanto che ti feci da Madre presso
Dio. Le preghiere, i miei sospiri erano per te; e nel delirio di Madre, dicevo:
“Oh, come vorrei vedere la figlia mia posseditrice di tutto, come lo sono io!”.
Perciò, ascolta la Mamma tua: non volere riconoscere più la tua volontà umana.
Se ciò farai, tutto sarà in comune fra me e te. Avrai una forza divina in tuo
potere; tutte le cose si convertiranno in santità, amore e bellezza divina. E
io, nella foga del mio amore, come mi decantò l’Altissimo: “Tutta bella, tutta
santa, tutta pura sei tu, o Maria”, dirò: “Bella, pura e santa è la figlia mia,
perché possiede la Volontà Divina”.
L’anima
Regina del Cielo, anch’io
ti saluto: “Tutta bella, pura e santa è la mia Mamma celeste”. Deh! Ti prego,
se hai un posto per me nel tuo materno cuore, chiudimi in esso, e così sarò
sicura che non farò più la mia volontà, ma sempre quella di Dio. Mamma e
figlia, saremo felici tutte e due.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, reciterai tre volte tre Gloria Patri in ringraziamento alla
Santissima Trinità, per il regno che ha stabilito in me, della Divina Volontà,
che mi ha dato il possesso di tutto. Facendo tue le parole dell’Ente Supremo,
in ogni Gloria mi dirai: “Tutta bella, pura e santa è la Mamma mia”.
Giaculatoria: Regina del
Cielo, fammi possedere dalla Volontà Divina.
Settimo giorno
La Regina del Cielo, nel
regno della Divina Volontà, prende lo scettro del comando, e la Trinità
Sacrosanta la costituisce sua segretaria.
L’anima alla divina
segretaria
Regina Mamma, eccomi ai
tuoi piedi prostrata; sen
to che, come figlia tua,
non so stare senza la mia Mamma celeste. Sebbene oggi vieni a me con la gloria
dello scettro del comando e con la corona di Regina, sei sempre la Mamma mia;
ed io, tremante, mi getto nelle tue braccia, affinché mi sani le ferite che la
mia cattiva volontà ha fatto alla povera anima mia. Senti, mia Mamma Sovrana,
se tu non fai un prodigio, se non prendi il tuo scettro del comando, per
guidarmi e tenere il tuo impero su tutti gli atti miei, per fare sì che il mio
volere non abbia vita, non avrò la bella sorte di venire nel regno della Divina
Volontà.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia cara, vieni
nelle braccia della Mamma tua. Prestando attenzione nell’ascoltarmi, sentirai
gli inauditi prodigi che il Fiat Divino fece alla tua Mamma celeste,
soprattutto perché questi sei giorni simboleggiarono i sei giorni della
creazione. La Divinità, pronunciando un Fiat ogni giorno, fece come un passo,
passando ora dalla creazione di una cosa e ora ad un’altra. Il sesto giorno
fece l’ultimo passo, dicendo: “Fiat! Facciamo l’uomo alla nostra immagine e
somiglianza”. Il settimo giorno riposò nelle sue opere, volendo come godersi
tutto ciò che con tanta magnificenza aveva creato. E Iddio, nel suo riposo,
guardando le opere sue, disse: “Quanto sono belle le mie opere! Tutto è ordine
e armonia!”. E guardando l’uomo, nell’enfasi del suo amore, aggiunse: “Ma tu
sei il più bello; tu sei la corona di tutte le nostre opere”. Ora, la mia
creazione superò tutti i prodigi della creazione; e quindi, con il suo Fiat, la
Divinità volle fare sei passi in me e iniziare la sua vita piena. Allorché
presi possesso del regno della Divina Volontà, finirono i suoi passi in me ed
incominciò la sua vita piena, intera e perfetta nell’anima mia.
Oh, in quali altezze divine
fui messa dall’Altissimo! I cieli non potevano né raggiungermi né contenermi,
la luce del sole era piccola innanzi alla mia luce; nessuna cosa creata poteva
raggiungermi. Io valicavo i mari divini come se fossero miei. Il mio Padre
celeste, il Figlio e lo Spirito Santo, mi sospiravano nelle loro braccia, per
godere la piccola figlia loro. Quanto contento provavano nel sentire [che],
come amavo, pregavo ed adoravo la loro altezza suprema, il mio amore, la mia
preghiera e la mia adorazione uscivano da dentro l’anima mia, dal centro della
Divina Volontà. E la Trinità sentiva uscire da me onde d’amore divino, casti
profumi e gioie insolite che partivano da dentro il cielo che il loro stesso
Volere Divino aveva formato nella mia piccolezza, tanto che non finivano di
ripetere: “Tutta bella, tutta pura, tut
ta santa, è la piccola
figlia nostra! Le sue parole sono catene che ci avvincono, i suoi sguardi sono
dardi che ci feriscono, i suoi palpiti sono frecce che, colpendoci, ci fanno
andare in delirio d’amore”. Sentivano uscire da me la potenza e la fortezza
della loro Divina Volontà che ci rendeva inseparabili, e perciò mi chiamavano
‘la figlia invincibile, che porterà vittoria anche sul nostro Essere Divino’.
Ora ascoltami figlia mia.
La Divinità, presa da eccesso d’amore verso di me, mi disse: “Figlia nostra
diletta, il nostro amore non regge e si sente soffocato se non ti affidiamo i
nostri segreti. Perciò ti eleggiamo nostra fedele segretaria. A te vogliamo
affidare i nostri do
lori ed i nostri decreti. A
qualunque costo vogliamo salvare l’uomo. Guarda come va a precipizio: la sua
volontà ribelle lo trascina continuamente al male; senza la vita, la forza ed
il sostegno del nostro Volere Divino, l’uomo ha deviato dalla via del suo
Creatore e cammina strisciando per terra, debole, malato e pieno di tutti i
vizi.
Non ci sono vie di mezzo
per salvare l’uomo, né altre vie d’uscita, [se non] che scenda il Verbo eterno,
prenda le sue spoglie, le sue miserie, i suoi peccati sopra di sé, si
affratelli con lui, lo vinca per via d’amore e di pene inaudite, per dargli
tanta fiducia da poterlo portare di nuovo nelle nostre braccia paterne. Oh,
come ci duole la sorte dell’uomo! Il nostro dolore è grande, né potevamo
affidarlo ad alcuno, poiché non avendo una Volontà Divina che li domina, gli
uomini non potevano mai comprendere né il nostro dolore, né i gravi mali
dell’uo
mo caduto nel peccato. A
te, che possiedi il nostro Fiat, è dato comprendere ciò; e quindi, come a
segretaria nostra, vogliamo svelarti i nostri segreti e mettere nelle tue mani
lo scettro del comando, affinché tu domini ed imperi su tutto, ed il tuo
dominio vinca Dio e l’uomo per portarceli
come figli, rigenerati nel tuo materno cuore”.
Chi può dirti, figlia cara, cosa sentì il mio cuore dopo questo parlare divino?
S’aprì in me una vena d’intenso dolore e mi proposi, anche a costo della mia
vita, di vincere Dio e la creatura, per unirli insieme.
Ora figlia mia, ascolta la
Mamma tua. Ti ho visto sorpresa nel sentirmi narrare la storia del possesso del
regno della Divina Volontà. Sappi che anche a te è data questa sorte, se decidi
di non fare mai la tua volontà. Allora il Volere Divino formerà il suo cielo
nell’anima tua, sentirai l’inseparabilità divina; ti sarà dato lo scettro del
comando su te stessa, sulle tue passioni, e non sarai più schiava di te stessa.
Solo la volontà umana mette in schiavitù la povera creatura, le tarpa le ali
dell’amore verso colui che l’ha creata, le toglie la forza, il sostegno e la
fiducia di slanciarsi nelle braccia del suo Padre celeste. In questo modo, la
creatura non può conoscere né i segreti del Padre, né l’amore grande con cui il
Padre l’ama, e perciò la creatura vive come estranea nella casa del suo Padre
divino.
Che lontananza getta tra
Creatore e creatura l’uma
no volere! Perciò
ascoltami, fammi contenta: dimmi che non darai più vita alla tua volontà, ed io
ti riempirò tutta di Volontà Divina.
L’anima
Mamma Santa, aiutami. Non
vedi quanto sono debole? Le tue belle lezioni mi commuovono fino alle lacrime,
e piango la mia grande sventura di essere tante volte caduta nel labirinto di
fare la mia volontà, essendomi, così, discostata da quella del mio Creatore.
Deh, fammi da mamma, non lasciarmi a me stessa! Con la tua potenza, unisci il
Volere Divino al mio, chiudimi nel tuo cuore materno, dove sarò sicura di non
fare mai la mia volontà.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, starai sotto il mio manto per imparare a vivere sotto i miei sguardi,
e recitando tre Ave Maria, mi pregherai affinché io faccia conoscere a tutti la
Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma Santa,
chiudimi nel tuo cuore, affinché impari da te a vivere di Volontà Divina.
Ottavo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà ebbe il mandato dal suo Creatore di mettere in salvo
le sorti del genere umano.
L’anima alla divina
mandataria
Eccomi a te, Mamma celeste.
Sento che non so stare senza la mia cara Mamma. Il mio povero cuore è
irrequieto, e lo sento in pace quando sto nel tuo grembo, come piccola piccina
stretta al tuo cuore per ascoltare le tue lezioni. Il tuo dolce accento
addolcisce tutte le mie amarezze, dolcemente lega la mia volontà, e mettendola
come sgabello sotto la Divina Volontà, mi fa sentire il dolce impero, la vita e
la felicità della Divina Volontà.
Lezione della celeste
mandataria
Figlia mia carissima, sappi
che ti amo assai; fidati della Mamma tua e sii sicura che riporterai vittoria
sulla tua volontà. Se tu mi sarai fedele, io prenderò tutto l’im
pegno su di te, ti farò da
vera mamma. Perciò ascolta ciò che feci per te presso l’Altissimo. Io non
facevo altro che portarmi sulle ginocchia del mio Padre celeste. Io ero
piccina, non nata ancora. Il Volere Divino, di cui io possedevo la vita,
rendeva possibili le mie visite al mio Creatore; per me le porte e le vie erano
tutte aperte, né io avevo paura o timore. Solo la volontà umana mette paura,
timore, sfiducia, ed allontana la povera creatura da colui che tanto l’ama e
che vuole essere circondato dai suoi figli. Se la creatura ha paura, teme e non
sa stare, come figlia al padre, con il suo Creatore, è segno che la Divina
Volontà non regna in lei; perciò, è la torturata, la martire della volontà
umana. Non fare mai la tua volontà per non volerti torturare e martirizzare;
ciò è il più orribile dei martìri, poiché è senza sostegno e senza forza.
Ascoltami: io mi portavo
nelle braccia della Divinità; mi aspettavano e facevano festa nel vedermi. Mi
amavano tanto, che al mio apparire versavano altri mari d’amore e di santità
nell’anima mia; non ricordo mai di essere partita da loro, senza avere ricevuto
altri doni sorprendenti. Mentre stavo nelle loro braccia, io pregavo per
l’umano genere, e molte volte con lacrime e sospiri piangevo per te, figlia
mia, e per tutti. Piangevo per la tua volontà ribelle, per la tua triste sorte
di essere schiava di essa, che ti rendeva infelice. Vedere infelice la figlia
mia, mi faceva versare lacrime amare fino a bagnare le mani del mio celeste
Padre.
E la Divinità, intenerita
dal mio pianto, mi diceva: “Figlia nostra diletta, il tuo amore ci lega, le tue
lacrime smorzano il fuoco della divina giustizia, le tue preghiere ci tirano
tanto verso le creature, che non ti sappiamo resistere. Perciò diamo a te il
mandato di mettere in salvo le sorti del genere umano. Tu sarai la nostra
mandataria in mezzo a loro; a te affidiamo le loro anime. Tu difenderai i
nostri diritti, lesi per le loro colpe; starai in mezzo, tra loro e Noi, per
aggiustare le partite d’ambo le parti. Sentiamo in te la forza invincibile
della nostra Vo
lontà Divina, che per mezzo
tuo prega, piange. Chi ti può resistere? Le tue preghiere sono comandi, le tue
lacrime imperano sul nostro Essere Divino. Perciò avanti nella tua impresa!”.
Figlia mia carissima, il
mio piccolo cuore si sentiva consumare d’amore, a causa dei modi amorevoli del
parlare divino; e con tutto amore accettai il loro mandato, dicendo: “Maestà
altissima, sono qui fra le vostre braccia, disponete di me come volete. Io
sacrificherò an
che la vita. Se avessi tante
vite quante sono le creature, io le metterei a loro e vostra disposizione, per
portarle tutte salve nelle vostre braccia paterne”.
Senza sapere allora che
sarei stata la Madre del Ver
bo Divino, sentivo in me la
doppia maternità: maternità per Dio, per difendere i suoi giusti diritti;
maternità per le creature, per metterle in salvo. Mi sentivo madre di tutti. Il
Volere Divino che regnava in me, che non sa fare opere isolate, portava in me
Dio e tutte le creature di tutti i secoli. Nel mio materno cuore sentivo il mio
Dio offeso che voleva essere soddisfatto, e sentivo le creature sotto l’impero
della giustizia divina.
Oh, quante lacrime versai!
Volevo far scendere le lacrime mie in ogni cuore, per far sentire a tutti la
mia maternità, tutta d’amore. Piansi per te e per tutti, figlia mia. Perciò
ascoltami: abbi pietà del mio pianto; prendi le mie lacrime per smorzare le tue
passioni e per far sì che la tua volontà perda la vita. Deh! Accetta il mio
mandato, cioè che tu faccia sempre la Volontà del tuo Creatore.
L’anima
Mamma celeste, il mio
povero cuore non regge nel sentire quanto mi ami. Ah, mi ami troppo, fino a
piangere per me! Le tue lacrime le sento scendere nel mio cuore, e come tante
ferite, mi feriscono e mi fanno comprendere quanto tu mi ami. Io voglio unire
le mie lacrime alle tue e pregarti, piangendo, affinché non mi lasci mai sola e
mi vigili in tutto. Se occorre, battimi pure, fammi da mamma. Ed io, come
piccola figlia tua, tutto mi farò fare da te, affinché il tuo mandato sia il
mio benvenuto e tu possa portarmi, fra le tue braccia, al nostro Padre celeste,
come atto compiuto del tuo mandato divino.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, darai la tua volontà, le tue pene, le tue lacrime, le tue ansie, i
tuoi dubbi ed i tuoi timori, nelle mie mani materne, affinché, come Mamma tua,
li tenga in deposito nel mio cuore materno, come pegni della figlia mia; ed io
ti darò il prezioso pegno della Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma celeste
versa le tue lacrime nell’anima mia, affinché guariscano le ferite che mi ha
fatto la mia volontà.
Nono giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà viene costituita da Dio celeste paciera, vincolo di
pace tra il Creatore e la creatura.
L’anima alla sua celeste
Regina
Sovrana Signora e Mamma mia
carissima, vedo che mi chiami perché senti la forza dell’amore che brucia nel
tuo cuore, e mi vuoi narrare ciò che facesti nel regno della Divina Volontà per
la figlia tua. Com’è bello vedere rivolgere i tuoi passi verso il tuo Creatore,
che sente il calpestio dei tuoi piedi. Ti guarda, si sente ferire dalla purezza
dei tuoi sguardi e ti aspetta per essere spettatore del tuo innocente sorriso,
per sorriderti e trastullarsi con te. Deh! Mamma Santa, nelle tue gioie, nei
tuoi casti sorrisi con il tuo Creatore, non ti dimenticare della tua figlia che
vive nell’esilio e che ha tanto bisogno. Spesso la mia volontà, facendo
capolino, vorrebbe travolgermi, per strapparmi dal regno della Divina Volontà!
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia del mio materno
cuore, non temere, non ti dimenticherò mai. Anzi, se tu farai sempre la Divina
Volontà e vivrai nel suo regno, saremo inseparabili. Ti porterò sempre stretta
per mano, per farti da guida e per insegnarti a vivere nel Fiat supremo.
Bandisci il timore, poiché nel Fiat Divino tutto è pace e sicurezza. La volontà
umana è la turbatrice delle anime, mette in pericolo le opere più belle e le
cose più sante. Tutto è pericolante in essa: in pericolo la santità, le virtù,
la stessa salvezza dell’anima; la caratteristica di chi vive di volere umano è
la volubilità. Chi mai può fidarsi di chi si fa dominare dalla volontà umana?
Nessuno! Né Dio, né gli uomini. Infatti egli somiglia a quelle canne vuote che
girano ad ogni soffio di vento. Perciò, figlia mia carissima, se qualche soffio
di vento ti vuole rendere incostan
te, tuffati nel mare della
Divina Volontà e vieni a nasconderti nel grembo della Mamma tua, affinché ti
difenda dal vento dell’umano e, stringendoti fra le sue braccia, ti renda ferma
e sicura nel cammino verso il suo regno divino.
Figlia mia, seguimi innanzi
alla Maestà suprema, ed ascoltami. Io, con i miei rapidi voli giungevo nelle
loro braccia divine. Appena giungevo, sentivo il loro amore rigurgitante, che
come onda impetuosa mi copriva. Oh, come è bello essere amata da Dio! In
quest’amore si sente felicità, santità, gioie infinite; e ci si sente talmen
te abbellita, che Dio
stesso viene rapito dalla particolare bellezza, che egli infonde nella creatura
nell’amarla. Io volevo imitarlo, e sebbene piccola, non volevo restare dietro
al suo amore. Dalle onde d’amore che mi aveva dato, formavo le onde per coprire
il mio Creatore con il mio amore. Nel fare ciò, io sorridevo, perché sapevo che
il mio amore mai avrebbe potuto coprire l’immensità del suo amore; nonostante
ciò io ci provavo, e sul mio labbro spuntava il mio sorriso innocente. L’Ente
Supremo sorrideva al mio sorriso e con la mia piccolezza festeggiava e si
trastullava. Durante i nostri stratagemmi amorosi, io ricordavo lo stato
doloroso della mia famiglia umana sulla terra, alla quale io pure appartenevo.
Oh, come mi doleva! Io pregavo che scendesse il Verbo eterno a porvi rimedio, e
lo dicevo con tale tenerezza che giungevo a cambiare il sorriso e la festa in
pianto. L’Altissimo si commuoveva tanto alle mie lacrime, anche perché erano
lacrime d’una piccina. E stringendomi al seno divino, mi asciugava le lacrime e
mi diceva: “Fi
glia, non piangere, fatti
coraggio. Nelle tue mani abbiamo messo la sorte del genere umano, ti abbiamo
dato questo mandato. E per consolarti ti facciamo paciera tra noi e l’umana
famiglia. A te è dato rappacificarci: la po
tenza del nostro Volere,
che regna in te, s’impone su di Noi per dare il bacio di pace alla povera
umanità decaduta e pericolante”.
Chi può dirti, figlia mia,
ciò che provava il mio cuore a causa di questa condiscendenza divina? Era tanto
il mio amore che mi sentivo venir meno. Delirando, spasimavo, cercando altro
amore per ristoro del mio amore.
Ora una parola a te, figlia
mia: se tu mi ascolterai, mettendo al bando il tuo volere e dando il posto
regio al Fiat Divino, anche tu sarai amata con amore particolare dal tuo
Creatore; sarai il suo sorriso, lo metterai in festa e sarai vincolo di pace
tra il mondo e Dio.
L’anima
Mamma bella, aiuta la
figlia tua. Mettimi tu stessa nel mare della Divina Volontà, coprimi con le
onde del
l’eterno Amore, affinché
non veda, né senta altro che Volontà Divina ed Amore.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, mi chiederai tutti gli atti miei e li chiuderai nel tuo cuore,
affinché tu senta la forza della Divina Volontà che regnava in me. Poi, li
offrirai all’Altissimo, per ringraziarlo di tutti gli uffici che mi affidò per
salvare le creature.
Giaculatoria: Regina di
pace, fammi dare il bacio di pace dalla Divina Volontà!
Decimo giorno
La Regina del Cielo nel regno
della Divina Volontà, come alba che sorge per mettere in fuga la notte del
l’umano volere. La sua
nascita gloriosa.
L’anima alla Regina del
Cielo
Eccomi o Mamma Santa,
vicina alla tua culla, per essere spettatrice della tua nascita portentosa. I
cieli si stupiscono, il sole ti fissa con la sua luce, la terra esulta di gioia
e si sente onorata dalla sua neonata Regina. Gli angeli fanno a gara nel
circondare la tua culla, per onorarti ed essere pronti ai tuoi cenni. Poiché
tutti ti onorano e vogliono festeggiare la tua nascita, anch’io mi unisco a
loro. E prostrata innanzi alla tua culla, intorno alla quale vedo rapiti la tua
madre Anna ed il tuo padre Gioacchino, voglio affidarti il mio primo segreto.
Voglio svuotare il mio cuore nel tuo e dirti: “Mammina mia, tu che sei alba
foriera del Fiat Divino sulla terra, metti in fuga la tenebrosa notte
dell’umano volere nella mia anima e nel mondo intero. Ah sì, la tua nascita sia
la nostra speranza, e come nuova alba di grazia, ci rigeneri nel regno della
Divina Volontà.
Lezione della neonata
Regina
Figlia del mio cuore, la
mia nascita fu prodigiosa; nessun’altra nascita può dirsi simile alla mia. Io
racchiudevo in me il cielo, il sole della Divina Volontà ed anche la terra
della mia umanità, ma terra benedetta e santa che racchiudeva le più belle
fioriture. Sebbene neonata, io racchiudevo il prodigio dei più grandi prodigi.
Il Volere Divino, regnante in me, racchiudeva in me un cielo più bello ed un
sole più fulgido della creazione [di cui io ero regina], ed un mare di grazie
senza confini, che mormorava sempre ‘amore, amore’ per il mio Crea
tore.
Perciò la mia nascita fu la
vera alba che ha messo in fuga la notte dell’umano volere. Crescendo, formavo
l’aurora e chiamavo il giorno splendido nel quale doveva sorgere il sole del
Verbo eterno sulla terra.
Figlia mia, vieni presso la
mia culla ad ascoltare la tua piccola Mammina. Appena nata, aprii gli occhi per
vedere questo basso mondo, per andare in cerca di tutti i miei figli per
chiuderli nel mio cuore, per dare loro il mio materno amore, per rigenerarli
alla nuova vita d’amore e di grazia, e per farli entrare nel regno del Fiat
Divino, di cui ero posseditrice. Volli fare ciò da Regina e da Madre, chiudendo
tutti nel mio cuore, per mettere tutti al sicuro e dare a tutti il gran dono
del regno divino.
Nel mio cuore c’era posto
per tutti, poiché per chi possiede la Divina Volontà non ci sono strettezze, ma
larghezze infinite. Quindi guardai anche te, figlia mia; nessuno mi sfuggì. E
siccome quel giorno tutti festeggiarono la mia nascita, anche per me fu festa.
Però, nell’aprire gli occhi alla luce, ebbi il dolore di vedere le creature
nella fitta notte dell’umano volere. Oh, in che abisso di tenebre si trova
avvolta la creatura, che si fa dominare dalla sua volontà! Essa è la vera
notte, ma notte senza stelle; al più, qualche lampo fuggitivo, che facilmente
viene seguito da tuoni, che rumoreggiando addensano più fitte le tenebre e
scaricano la tempesta sulla povera creatura: tempeste di paura, di debolezze,
di pericoli, di cadute nel male. Il mio piccolo cuore restò trafitto nel vedere
i miei figli sotto questa orribile tempesta che, nella notte dell’umano volere,
li aveva travol
ti.
Ora, ascolta la Mammina
tua. Sono nella culla, sono ancora piccina; guarda le lacrime che verso per te.
Ogni qual volta fai la tua volontà è una notte che formi per te. Se tu sapessi
quanto male ti fa questa notte, piangeresti con me. Essa ti fa perdere la luce
del giorno del Volere Santo, ti capovolge, ti paralizza nel bene, ti spezza il
vero amore; e tu resti una povera malata, alla quale mancano le cose necessarie
per guarire. Ah! Figlia mia, figlia cara, ascoltami: non fare mai la tua
volontà; dammi la parola che contenterai la tua piccola Mammina.
L’anima
Mammina Santa, mi sento
tremare nel sentire la brutta notte della mia volontà. Perciò sono qui, presso
la tua culla, per chiederti grazia: per la tua nascita prodigiosa, fammi
rinascere nella Divina Volontà. Io starò sempre vicina a te, celeste
bambinella; unirò le mie preghiere e le mie lacrime alle tue, per impetrare per
me e per tutti il regno della Divina Volontà sulla terra.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, verrai tre volte a visitarmi nella mia culla, dicendomi ogni volta:
“Celeste bambinella, fammi rinascere insieme con te nella vita della Divina
Volontà”.
Giaculatoria: Mammina mia,
fai sorgere l’alba della Divina Volontà nell’anima mia.
Undicesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà, nei suoi primi anni di vita quaggiù, forma
un’aurora splendidissima per far sorgere nei cuori il giorno sospirato di luce
e di grazia.
L’anima alla Reginetta
bambina
Eccomi di nuovo vicino alla
tua culla, Mammina celeste. Il mio piccolo cuore si sente affascinato dalla tua
beltà e non so distaccare lo sguardo da una bellezza sì rara. Il tuo dolce
sguardo e il gestire delle tue manine mi chiamano per abbracciarmi e per
stringermi al tuo cuore, pieno d’amore. Mammina Santa, dammi le tue fiamme,
affinché esse brucino la mia volontà, e così io possa contentarti e vivere
insieme con te nella Volontà Divina.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia, se tu sapessi
come il materno mio cuoricino gioisce, nel vederti vicina alla mia culla, per
ascol
tarmi! Mi sento di fatto
Regina e Madre, perché avendoti vicina, non sono una madre sterile, né una regina
senza popolo. Ho la cara figlia mia, che mi ama tanto e che vuole da me
l’ufficio di mamma e di regina. Perciò tu sei portatrice di gioia alla Mamma
tua, tanto più che vieni nel mio grembo affinché io ti insegni come vivere nel
regno della Divina Volontà. Avere una figlia che vuole vivere insieme con me in
questo regno sì santo, è per la tua Mamma la gloria, l’onore, la festa più
grande. Quindi, prestami attenzione mia figlia cara, ed io continuerò a
narrarti le meraviglie della mia nascita.
La mia culla era circondata
da angeli che facevano a gara per cantarmi le nenie, come a loro sovrana
Regina. Poiché io ero dotata di ragione e di scienza infusemi dal mio Creatore,
feci il mio primo dovere di adorare, con la mia intelligenza e con la mia
vocina di bimba balbettante, la Santissima Trinità adorabile. Fu tanta la foga
del mio amore verso una Maestà sì santa, che, sentendomi languire, deliravo e
volevo trovarmi fra le braccia della Divinità, per ricevere i suoi amplessi e
darle i miei. Gli angeli, poiché i miei desideri erano per loro comandi, mi
presero, e portandomi sulle loro ali, mi condussero nelle braccia amorose del
mio Padre celeste. Oh, con quanto amore mi aspettava! Io venivo dall’esilio, e
le piccole soste di separazione, tra me e lui, erano causa di nuovi incendi
d’amore, erano doni che mi sarebbero sta
ti dati. Ed io trovavo
nuovi espedienti per chiedere pietà e misericordia per i miei figli, che,
vivendo nell’esilio, stavano sotto la sferza della divina giustizia. E
stemperandomi tutta in amore, gli dicevo: “Trinità adorabile, io mi sento
felice, mi sento Regina, né conosco cosa sia infelicità e schiavitù. Il vostro
Volere, che regna in me, mi dona tali e tante gioie e felicità, che, essendo
piccina, non posso abbracciarle tutte. Ma, in tante felicità, una vena
d’amarezza intensa è dentro al mio piccolo cuore, poiché sento in esso i miei
figli infelici, schiavi della loro volontà ribelle. Pietà, Padre santo, pietà.
Rendete completa la mia felicità: rendete felici questi figli infelici che porto,
essendo più che Madre, nel mio materno cuore. Fate scendere il Verbo eterno
sulla terra e tutto sarà accordato. Io non scenderò dalle vostre ginocchia
paterne se non mi accordate il rescritto di grazia, per cui potrò portare ai
miei figli la lieta novella della loro redenzione”.
La Divinità restava
commossa alle mie preghiere, e colmandomi di nuovi doni mi diceva: “Ritorna
nell’esi
lio e continua le tue
preghiere; stendi il regno della nostra Volontà in tutti gli atti tuoi, e a suo
tempo ti contenterò”. Ma non mi diceva né quando, né dove sarebbe sceso.
Perciò io partii dal cielo
solo per compiere la Divina Volontà. Questo per me è stato il sacrificio più
eroico, ma l’ho fatto volentieri, per ottenere che la Divina Volontà tenesse il
pieno dominio sopra di me.
Ascoltami, figlia mia:
l’anima tua mi costò tanto da amareggiare l’immenso pelago delle mie gioie e
delle mie felicità. Ogni qual volta fai la tua volontà, ti rendi schiava e
senti la tua infelicità, ed io, come Mamma tua, sento nel mio cuore l’infelicità
della figlia mia. Oh, quanto è doloroso avere figli infelici, e quanto ti deve
stare a cuore il fare la Divina Volontà! Io giungevo persino a lasciare il
cielo, pur di ottenere che la mia volontà non avesse vita in me.
Figlia mia, continua ad
ascoltarmi. Il primo dovere, in tutti gli atti tuoi, sia quello di adorare il
tuo Creatore, conoscerlo ed amarlo. Ciò ti mette nell’ordine della creazione, e
ti fa conoscere colui che ti ha creata. Questo è il dovere più santo d’ogni
creatura: riconoscere la propria origine. Tu devi sapere che il mio portarmi al
cielo, poi scendere, pregare, formava l’aurora intorno a me, che, spandendosi
in tutto il mondo, circondava i cuori dei figli miei, facendo sì che all’alba
seguisse l’au
rora, per fare spuntare il
giorno sereno delle attese del Verbo Divino sulla terra.
L’anima
Mamma celeste, nel vederti
neonata che mi dai lezioni sì sante, io mi sento rapire e comprendo quanto mi
ami, fino a renderti infelice per causa mia. O Mamma Santa, tu che tanto mi
ami, fa scendere nel mio cuore la potenza, l’amore, le gioie che ti inondano,
affinché, riempita di esse, la mia volontà non trovi spazio per vivere in me, e
liberamente ceda il posto al dominio della Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, farai tre atti di adorazione al tuo Creatore, recitando tre Gloria
Patri, per ringraziarlo di quante volte ebbi la grazia di essere ammessa alla
sua presenza.
Giaculatoria: Mamma
celeste, fa sorgere l’aurora divina della Divina Volontà nell’anima mia!
Dodicesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà, esce dalla culla, fa i primi passi, e coi suoi atti
infantili chiama Dio a scendere sulla terra e chiama le creature a vivere nella
Divina Volontà.
L’anima alla celeste
Reginetta
Eccomi di nuovo a te, mia
cara bambinella, nella casa di Nazareth. Voglio essere spettatrice della tua
infantile età, voglio darti la mano mentre fai i primi passi e parli con la tua
santa mamma e col tuo padre Gioacchino.
Piccina qual sei, dopo
svezzata, aiuti sant’Anna nei piccoli servizi. Mammina mia, quanto sei cara e
tutta speciale! Deh, dammi le tue lezioni, affinché segua la tua infanzia ed
impari da te a vivere, anche nelle piccole azioni umane, nel regno della Divina
Volontà!
Lezione della piccola
Regina del Cielo
Mia figlia cara, l’unico
mio desiderio è tenerti vicina. Senza di te, mi sento sola e non ho a chi
confidare i miei segreti.
Sono le mie premure materne
che cercano di avere vicina la mia figlia, che tengo nel cuore, per darle le
mie lezioni, e così farle comprendere come si vive nel regno della Divina
Volontà. Ma in Essa non entra l’umano vo
lere. Questo resta
schiacciato e subisce continue morti innanzi alla luce, alla santità ed alla
potenza della Divina Volontà. Ma credi tu che il volere umano resti afflitto,
poiché il Divino Volere lo vuole far morire? Ah, no! Anzi, si sente felice;
sulla sua volontà morente, rinasce e sorge la Volontà Divina, vittoriosa e
trionfante, che porta gioia e felicità senza termine. Basta comprendere, figlia
cara, cosa significhi farsi dominare dalla Volontà Divina, e provarlo, per
ottenere che la creatura aborrisca tanto la sua volontà, da farsi fare a pezzi,
piuttosto che uscire dalla Divina Volontà.
Ora ascoltami: io partii
dal cielo solo per fare la Vo
lontà dell’Eterno; io avevo
il cielo in me, che era la Volontà Divina, ed ero inseparabile dal mio
Creatore. Mi piaceva stare nella patria celeste, tanto più che, stando la
Divina Volontà in me, sentivo il diritto, come figlia, di stare con la Trinità,
di farmi cullare, come piccina, fra le loro braccia paterne, e di partecipare a
tutte le gioie, felicità, ricchezze, santità, che possedevano, per riempirmene
tanto da non poterle più contenere. L’Ente Supremo godeva nel vedere che io,
senza timore e con sommo amore, mi riempivo dei loro beni; né io mi
meravigliavo che mi facessero prendere ciò che volevo, poiché ero la figlia
loro. Una era la Volontà che ci animava: ciò che volevano loro, volevo io.
Sentivo che le proprietà del mio Padre celeste erano le mie, con la sola
differenza che io ero piccola e non potevo abbracciare, né prendere tutti i
loro beni. Per quanti ne prendessi, ne restavano tanti, perché non potevo
prenderli tutti, essendo creatura. [Invece,] la Divinità era grande, immensa,
ed in un solo atto abbracciava tutto.
Non appena mi facevano
capire di dovermi privare delle loro gioie celesti e dei casti amplessi che ci
davamo, io partivo dal cielo senza indugio e ritornavo in mezzo ai miei cari
genitori. Loro mi amavano molto, io ero tutta amabile, bella, ilare, pacifica e
piena di grazia infantile, tanto da rapire il loro affetto. Essi erano tutti
attenti su di me. Io ero il loro gioiello; quando mi prendevano nelle loro
braccia, sentivano cose insolite ed una vita divina palpitante in me.
Figlia del mio cuore, tu
devi sapere che da quando cominciò la mia vita quaggiù, la Divina Volontà stese
il suo regno in tutti gli atti miei. Le mie preghiere, le mie parole, i miei
passi, il cibo, il sonno che prendevo, i piccoli servizi con cui aiutavo la
madre mia, erano animati dalla Divina Volontà.
Poiché ti ho portato sempre
nel mio cuore, ti chiamavo, come figlia mia, in tutti gli atti miei. Chiamavo
gli atti tuoi insieme ai miei, affinché anche nei tuoi atti si stendesse il
regno del Volere Divino.
Senti quanto ti ho amata.
Se pregavo, chiamavo la tua preghiera nella mia, affinché la tua e la mia
fossero avvalorate da un sol valore e potere, qual’era il valore d’una Volontà
Divina. Se parlavo, chiamavo la tua parola; se camminavo, chiamavo i tuoi
passi; se facevo le piccole azioni umane indispensabili all’umana natura,
qual’erano il prendere acqua, scopare, aiutare, porgere la legna alla madre mia
per accendere il fuoco, e tante altre cose simili, io chiamavo in questi stessi
atti i tuoi, affinché questi fossero avvalorati dalla Volontà Divina, e affinché
nei miei e nei tuoi atti si stendesse il suo regno. Quando chiamavo te in ogni
atto mio, [insieme] chiamavo il Verbo Divino a scendere sulla terra.
Oh, quanto ti ho amata,
figlia mia! Volevo gli atti tuoi nei miei, per renderti felice e farti regnare
insieme con me. Oh, quante volte io chiamavo te e gli atti tuoi, ma con sommo
mio dolore, i miei restavano isolati, ed i tuoi li vedevo come smarriti nella
tua volontà umana. Orribile a dirsi, essi formavano il regno non divino, ma
umano: il regno delle passioni, il regno del peccato, del
le infelicità e delle
sventure. La Mamma tua piangeva sulla tua sventura. Ad ogni atto di volontà
umana che fai, che ti porta nel regno infelice, le mie lacrime si versano per
farti comprendere il gran male che fai.
Perciò ascolta la Mamma
tua: se tu farai la Divina Volontà, di diritto ti saranno date le gioie, le
felicità, e tutto sarà in comune col tuo Creatore. Le debolezze, le miserie,
svaniranno da te, e tu sarai la più cara delle mie figlie. Ti terrò nel mio
stesso regno, per farti vivere sempre di Volontà Divina.
L’anima
Mamma Santa, chi può
resistere nel vederti piangere? Chi può non ascoltare le tue sante lezioni? Io
con tutto il cuore lo prometto, lo giuro di non fare mai, mai più, la mia
volontà. Tu, Mamma divina, non mi lasciare mai sola, affinché l’impero della
tua presenza schiacci la mia volontà, per farmi regnare sempre nella Volontà di
Dio.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, mi dedicherai tutti gli atti tuoi, per tenere compagnia alla mia età
infantile, e dirai tre atti d’amore in memoria dei tre anni che vissi con mia
madre, sant’Anna.
Giaculatoria: Potente
Regina, rapisci il mio cuore per chiuderlo nella Volontà di Dio.
Tredicesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà, va a vivere nel tempio, dando esempio di totale
trionfo nel sacrificio.
L’anima alla Regina
trionfatrice
Mamma celeste, oggi vengo a
prostrarmi innanzi a te, per chiederti la tua forza invincibile; di tutte le
mie pene è pieno il mio cuore, fino a sentirsi affogato in esse. Deh! Se tu
tanto ami farmi da madre, prendi il mio cuore nelle tue mani e versa in esso
l’amore, la grazia, la forza di trionfare nelle mie pene, e di convertirle
tutte in Volontà Divina.
Lezione della Regina
trionfatrice
Figlia mia coraggio, non
temere, la Mamma tua è tutta per te; oggi ti aspettavo. Il mio eroismo ed il
mio trionfo nel sacrificio ti infondano fortezza e coraggio, affinché io possa
vedere la figlia mia trionfante nelle sue pene, e con l’eroismo di sopportarle
con amore, per compiere la Divina Volontà.
Figlia mia ascoltami, io
avevo appena compiuto tre anni, quando i miei genitori mi fecero sapere che
volevano consacrarmi al Signore, nel tempio.
Il mio cuore gioì nel
conoscere che sarei stata consacrata ed avrei passato molti anni nella casa di
Dio; insieme alla mia gioia c’era un dolore, una privazione di ciò che è più
caro avere sulla terra, cioè i miei cari Genitori. Ero piccina, avevo bisogno
delle cure materne e mi privavo della presenza di due grandi santi; vedevo che
si avvicinava il giorno in cui si sarebbero privati di me, che rendevo la loro
vita piena di gioia e di felicità. Essi sentivano tanta amarezza da sentirsi
morire; anche se soffrivano, erano disposti a compiere l’atto eroico, quello di
condurmi al Signore.
I miei genitori mi amavano
nell’ordine di Dio e mi consideravano un gran dono dato loro dal Signore; ciò
diede loro la forza di compiere il doloroso sacrificio. Figlia mia, se vuoi
avere forza invincibile nel soffrire le pene più dure, fa che tutte le cose tue
siano nell’ordine di Dio, e considerale come doni preziosi datiti dal Signore.
Tu devi sapere che io, con
coraggio, preparavo la mia andata al tempio; infatti, allorché consegnai la mia
volontà all’Ente Divino, ed il Fiat supremo prese possesso di tutto l’essere
mio, io acquistai tutte le virtù in natura; io ero dominatrice di me stessa,
tutte le virtù stavano in me come tante nobili principesse, e secondo le
circostanze della mia vita, prontamente si esibivano per fare il loro ufficio
senza alcuna resistenza. Invano mi avrebbero chiamata Regina, se non avessi
avuto la virtù di essere Regina su me stessa; io tenevo in mio dominio la
carità perfetta, la pazienza invitta, la dolcezza rapitrice, l’umiltà profonda
e tutto il corredo delle altre virtù. La Divina Volontà rese la piccola terra
della mia umanità fortunata, sempre fiorita e senza le spine dei vizi. Vedi,
dunque, cara figlia, cosa significhi vivere di Volontà Divina! La sua luce, la
sua santità e potenza, converte nella natura umana tutte le virtù, e non si
abbassa a regnare in un’anima dove ci sia la natura ribelle. Essa è santità e
vuole la natura ordinata e santa per regnarvi. Il sacrificio di andare al
tempio era una conquista che io facevo; sul sacrificio veniva formato in me il
trionfo d’una Volontà Divina, e questo trionfo portava in me nuovi mari di
grazia, di santità e di luce, che mi facevano sentire felice nelle pene, per
potere conquistare nuovi trionfi.
Figlia mia, metti la mano
sul tuo cuore e dì alla Mamma tua se senti la tua natura cambiata in virtù, oppure
se senti le spine dell’impazienza, le erbe nocive delle agitazioni, i cattivi
umori degli affetti non santi. Senti, lascia fare la Mamma tua, dai la tua
volontà nelle mie mani, decidendo di non volerla più, ed io ti farò possedere
dalla Volontà Divina, la quale tutto allontanerà da te; ciò che non avrai fatto
in tanti anni, lo farai in un giorno, che sarà il principio della vera vita,
della felicità e della vera santità.
L’anima
Mamma Santa, aiuta la
figlia tua, visita l’anima mia e, tutto ciò che trovi che non è Volontà di Dio,
con le tue mani materne, strappalo da me, brucia le spine e le erbe nocive; tu
stessa chiama la Divina Volontà a regnare nell’anima mia.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, mi chiamerai tre volte a visitare l’anima tua, e mi darai tutta la
libertà di fare ciò che voglio di te.
Giaculatoria: Sovrana
Regina, prendi fra le tue mani l’anima mia e trasformala tutta in Volontà di
Dio.
Quattordicesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà giunge al tempio, sua dimora, e si fa modello delle
anime consacrate al Signore.
L’anima alla celeste
Regina, modello delle anime
Mamma celeste, la tua
povera figlia sente l’irre
sistibile bisogno di stare
con te, di seguire i tuoi passi, di vedere le tue azioni, per copiarle e farne
il modello che sia guida alla mia vita. Sento tanto il bisogno d’essere
guidata, perché da sola non so fare alcunché; con la Mamma, che mi ama tanto,
saprò fare tutto e saprò fare anche la Divina Volontà.
Lezione della celeste
Regina, modello delle anime
Figlia mia cara, è mio
ardente desiderio farti essere spettatrice delle mie azioni, affinché tu ti
innamori ed imiti la Mamma tua; metti la tua mano nella mia ed io mi sentirò
più felice, per avere la figlia mia con me. Prestami attenzione ed ascoltami.
Io lasciai la casa di Nazareth, accompagnata dai miei santi genitori; nel
lasciarla volli dare un ultimo sguardo a quella casetta dove ero nata, per
ringraziare il mio Creatore d’avermi dato un luogo dove nascere; la lasciai
nella Divina Volontà, affinché la mia infanzia e tanti cari ricordi, che io
essendo piena di ragione avevo compreso, fossero tutti custoditi nella Divina
Volontà e depositati in Essa, come pegni del mio amore verso colui che mi aveva
creata.
Figlia mia, ringraziare il
Signore e deporre i nostri atti nelle sue mani, come pegni del nostro amore,
sono nuovi canali di grazie e comunicazioni che si aprono tra Dio e l’anima.
Ciò rappresenta l’omaggio più bello che si può rendere a chi tanto ci ama.
Impara da me a ringraziare il Signore per tutto ciò che dispone di te; per
tutto ciò che stai per compiere, sia la tua parola: “Gra
zie, o Signore, pongo tutto
nelle tue mani”.
Tutto lasciai nel Fiat
Divino che regnava in me; Esso mai mi lasciò un istante durante la mia vita, ed
io lo portavo come in trionfo nella piccola anima mia.
Quali prodigi fa il Divino
Volere! Con la sua virtù conservatrice manteneva l’ordine di tutti gli atti
miei, piccoli e grandi; Egli
, essendo attivo dentro di
me per trionfo suo e mio, non mi fece mai perdere la memoria d’un solo mio
atto; ciascuno mi dava tanta gloria ed amore che mi faceva sentire Regina,
perché ogni mio atto, fatto nella Divina Volontà, era più che sole, ed io ero
tempestata di luce, di felicità e di gioie; Essa mi portava il suo paradiso.
Figlia mia, il vivere di Volontà Divina dovrebbe essere il desiderio, il
sospiro e quasi la passione di tutti, tanta è la bellezza che si acquista ed il
bene che si sente. Tutto l’opposto la volontà umana; essa ha la capacità
d’amareggiare la povera creatura, di opprimerla e di formare la notte; la
creatura cammina a tentoni, va sempre zoppicando nel bene e molte volte perde
la memoria del poco bene che ha fatto.
Figlia mia, io partii dalla
casa paterna con coraggio e distacco, perché guardai solo il Volere Divino, in
cui tenevo fissato il mio cuore, e ciò mi bastò al posto di tutto. Mentre
camminavo per andare al tempio, guardai tutta la creazione, e con meraviglia
sentii il palpito della Divina Volontà nel sole, nel vento, nelle stelle, nel
cielo e sotto ai miei passi; il Fiat Divino, che regnava in me, comandò alla
creazione tutta, che come velo lo nascondeva, di inchinarsi e di rendermi
l’onore di Regina, e tutti s’inchinarono dandomi segni di sudditanza, persino
il piccolo fiorellino del campo non si risparmiò, dandomi il suo piccolo
omaggio.
Io mettevo tutto in festa
e, quando per necessità uscivo dall’abitato, la creazione si metteva in atto di
darmi segni d’amore, ed io ero costretta a comandare che stessero al loro
posto, e che seguissero l’ordine del nostro Creatore. Ascolta la Mamma tua e
dimmi: nel tuo cuore, senti la gioia, la pace, il distacco da tutto e di tutti,
ed il coraggio che tutto puoi fare per compiere la Divina Volontà, in modo da
sentire in te festa continua? Figlia mia, la pace, il distacco, il coraggio,
formano il vuoto nell’anima dove può prendere posto la Divina Vo
lontà, ed Essa, essendo
libera da ogni pena, porta la festa perenne nella creatura. Perciò coraggio
figlia mia, dimmi che vuoi vivere di Volontà Divina e la tua Mam
ma penserà a tutto.
Domani ti attendo, per
dirti come mi comportai nel tempio.
L’anima
Mamma mia, le tue lezioni
mi rapiscono e mi scendono fin nel cuore. Deh! Tu che tanto desideri che la
figlia tua viva di Volontà Divina, col tuo impero svuotami di tutto e infondimi
il coraggio necessario, per farmi dar morte alla mia volontà; io, fidando in
te, ti dirò: “Voglio vivere di Volontà Divina”.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, mi darai tutti gli atti tuoi, come pegno d’amore per me, ed io li
depositerò nella Divina Volontà; mi dirai ogni volta: “Ti amo Mamma mia”.
Giaculatoria: Mamma
celeste, svuotami di tutto per nascondermi nella Volontà di Dio.
Quindicesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà continua la sua vita nel tempio.
L’anima alla Regina del
Cielo
Mamma Regina, ecco la tua
figlia al tuo fianco, per seguire i tuoi passi nell’entrare nel tempio; vorrei
che la Mamma mia prendesse la piccola anima mia e la chiudesse nel vivo tempio
della Volontà di Dio, che mi isolasse da tutti, all’infuori [che] dal mio Gesù
e dalla sua dolce compagnia.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, come
è dolce il tuo sussurro al mio udito, il sentirti dire che vuoi essere chiusa
da me nel vivo tempio della Divina Volontà e non vuoi altra compagnia, se non
quella del tuo Gesù e della mia. Ah, figlia cara, tu fai sorgere nel mio
materno cuore le gioie di vera Madre! Se ciò mi farai fare, io sono certa che
tu sarai felice e le mie gioie saranno le tue; avere una figlia felice è la più
grande felicità e gloria per un cuore materno.
Ascoltami figlia mia. Io
andai al tempio solo per vivere di Volontà Divina. I miei santi genitori mi
consegnarono ai superiori del tempio, consacrandomi al Signore; mentre ciò
facevano, io ero vestita a festa ed essi cantavano inni e profezie che
riguardavano il futuro Messia. Oh, come gioiva il mio cuore! Dopo, diedi con
coraggio l’addio ai miei cari e santi genitori, baciai la loro destra, li
ringraziai della cura ricevuta nella mia infanzia, e di avermi con tanto amore
e sacrificio consacrata al Signore. Il mio comportamento pacifico, senza pianto
e coraggioso, infuse loro tale coraggio, che ebbero la forza di lasciarmi. La
Volontà Divina imperava su di me e stendeva il suo regno in tutti gli atti
miei. Oh, potenza del Fiat! Tu solo potevi darmi l’eroismo, a me così piccina,
di distaccarmi da coloro che tanto mi amavano e che io vedevo sentirsi spezzare
il cuore nel separarsi da me.
Figlia mia ascoltami: io mi
chiusi nel tempio; il Signore volle ciò per fare essere presente nei miei atti
il regno della Divina Volontà, per farmi preparare il terreno con i miei atti
umani, per dare il cielo, che doveva formarsi sopra questo terreno della Divina
Volontà, a tutte le anime consacrate al Signore. Io ero attentissima a tutti i
doveri che si usavano fare in quel luogo santo, ero pacifica con chiunque, né
diedi mai amarezze e disturbo ad alcuno. Mi sottoponevo ai servizi più umili,
non trovavo difficoltà a nulla, né a scopare, né a pulire i piatti, qualunque
sacrificio era per me un onore, un trionfo; vuoi sapere il perché? Io non
guardavo alcunché, tutto per me era Volontà di Dio, sicché il campanello che mi
chiamava era il Fiat; io sentivo il suono misterioso del Volere Divino che mi
chiamava nel suono del campanello, ed il mio cuore gioiva e correva per andare
dove il Fiat mi chiamava. La mia regola era la Divina Volontà; vedevo i miei
superiori come comandanti d’un Volere Santo. Quindi, per me, il campanello, la
regola, i superiori, le mie azioni, anche le più umili, erano gioie e feste
imbandite dal Fiat Divino, che essendo presente anche fuori di me, mi chiamava
ad essere presente nella sua Volontà, per formare il suo regno nei più piccoli
atti miei. Io facevo come il mare, che nasconde tutto ciò che possiede e non fa
vedere altro che acqua. Così facevo io: nascondevo tutto nel mare immenso del
Fiat Divino e non vedevo altro che mare di Volontà Divina; perciò tutte le cose
mi davano gioie e festa. Figlia mia, nei miei atti scorrevi tu e tutte le
anime. Io non sapevo fare alcunché senza la figlia mia; solo per i figli miei
preparavo il regno della Divina Volontà. Se tutte le anime, consacrate al
Signore nei luoghi santi, facessero scomparire tutto nella Divina Volontà, esse
sarebbero felici, convertirebbero le Comunità in tante famiglie celesti e
popolerebbero la terra di tante anime sante. Ahimè, devo dire loro con dolore
di Madre: ci sono tante amarezze, disturbi e discordie, mentre la santità non
sta nell’ufficio loro assegnato. Compiere la Volontà Divina in qualunque
ufficio loro assegnato è pace per le anime, forza e sostegno nei sacrifici più
duri.
L’anima
Oh, Mamma Santa, come sono
belle le tue lezioni, come scendono dolci nel mio cuore! Ti prego, stendi in me
il mare del Fiat Divino, come muro intorno, affinché la figlia tua non veda e
non conosca più nulla altro, che la Volontà Divina e, camminando sempre in
Essa, possa conoscerne i segreti, le gioie e la felicità.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, mi dedicherai dodici atti d’amore per onorare i dodici anni che vissi
nel tempio; mi pregherai di ammetterti nell’unione con gli atti miei.
Giaculatoria: Regina Mamma,
chiudimi nel sacro tempio della Volontà di Dio.
Sedicesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà continua la sua vita nel tempio e forma il nuovo
giorno, per fare spuntare il fulgido sole del Verbo Divino sulla terra.
L’anima alla sua Mamma
celeste
Mamma mia dolcissima, sento
che mi hai rubato il cuore; io corro alla Mamma mia che tiene il mio cuore nel
suo come pegno del mio amore, ed al posto del mio cuore vuole mettere, come
pegno d’amore di Madre, la Divina Volontà; perciò vengo nelle tue braccia,
acciocché come figlia tua mi prepari, mi dia le tue lezioni e faccia ciò che
vuoi di me. Ti prego, non lasciare mai sola la figlia tua, ma tienila sempre
insieme con te.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, io
sospiro di tenerti sempre insieme con me; vorrei essere il tuo palpito, il tuo
respiro, le opere delle tue mani, il passo dei tuoi piedi, per farti sentire,
per mezzo mio, come operava la Divina Volontà in me; vorrei riversare in te la
sua vita, che è dolce, amabile, incantevole e rapitrice. Mi renderesti
doppiamente felice, se avessi te, figlia mia, sotto l’impero totale di quel
Fiat Divino che formò tutta la mia fortuna, la mia felicità e la mia gloria.
Prestami attenzione ed
ascolta la Mamma tua, che vuole dividere insieme con te la sua fortuna. Io
continuavo la mia vita nel tempio, ma il cielo per me non era chiuso, vi potevo
andare ogni qual volta lo avessi voluto.
Avevo il passo libero di
salire e scendere. Nel cielo avevo la mia Famiglia Divina, alla
quale ardevo e con la quale sospiravo
trattenermi; la Trinità stessa mi aspet
tava con tanto amore, per
conversare insieme con me, per felicitarsi e rendermi più felice, più bella,
più cara agli occhi loro; del resto, non mi avevano creata per tenermi lontana,
bensì volevano godermi come figlia. Vo
levano sentire come le mie
parole, animate dal Fiat, avessero la potenza di mettere pace tra Dio e le
creature. Amavano essere vinti dalla loro piccola figlia, e sentirsi ripetere:
“Scenda, scenda il Verbo sulla terra”. Posso dire che la stessa Trinità mi
chiamava, ed io correvo, volavo in mezzo a loro; la presenza di me, che non
avevo fatto mai la volontà umana, li ricambiava dell’amore e della gloria per
la grande opera della creazione; perciò, mi affidavano il segreto della storia
del genere umano ed io pregavo e ripregavo, affinché avvenisse la pace tra Dio
e l’uomo.
Figlia mia, tu devi sapere
che la sola volontà umana chiuse il cielo; perciò, non era concesso all’uomo di
penetrare in quelle celesti regioni, né di avere commercio famigliare con il
suo Creatore; anzi, l’umana volontà aveva gettato l’uomo lontano da colui che
lo aveva crea
to. Come l’uomo si
sottrasse alla Volontà Divina, divenne pauroso, timido, perdette il dominio di
se stesso e di tutta la creazione. Tutti gli elementi, poiché dominati dal
Fiat, erano rimasti superiori a lui e gli potevano fare del male. L’uomo aveva
paura di tutto; ti pare poco, figlia mia, che colui che era stato creato re,
dominatore di tutto, giungesse ad avere paura di colui che lo aveva creato?
Strano figlia mia, e direi quasi contro natura, che un figlio abbia paura del
padre; è nella natura che, quando si genera, si genera insieme amore e fiducia
tra padre e figlio; ciò si può chiamare la prima eredità che toccava al figlio
ed il primo diritto che toccava al Padre. Sicché Adamo col fare la sua volontà
perdette l’eredità del Padre suo, perdette il suo regno e si rese lo zimbello
di tutte le cose create. Figlia mia, ascolta la Madre tua e pondera bene il
gran male dell’umana volontà: essa toglie gli occhi all’anima e la fa diventare
cieca, in modo che tutto sia tenebre e paura per la povera creatura. Perciò,
metti la mano sul tuo cuore e giura alla Mamma tua di volere piuttosto morire,
che fare la tua volontà. Io, col non fare mai la mia volontà, non avevo alcuna
paura del mio Creatore; come potevo avere paura, se mi amava tanto? Il regno
era tanto presente in me, che coi miei atti andavo formando il pieno giorno,
per fare sorgere il nuovo sole del Verbo eterno sulla terra; ed io, come vedevo
che si andava formando il giorno, così aumentavo le mie suppliche per ottenere
il sospirato giorno della pace tra il cielo e la terra.
Domani ti aspetto per
narrarti un’altra sorpresa della mia vita quaggiù.
L’anima
Sovrana Mamma mia, come
sono dolci le tue lezioni. Oh, come mi fanno comprendere il grande male della
mia volontà umana! Oh, quante volte anch’io ho sentito paura, timidezza, e di
essere lontana dal mio Creatore! Ahi, era la mia volontà umana che regnava in
me, non la Divina! Perciò io sentivo i suoi tristi effetti. Quindi, se mi ami
come figlia, prendi il mio cuore fra le tue mani e toglimi la paura e la
timidezza che m’impediscono di volare verso il mio Creatore; al posto di esse,
metti quel Fiat che tanto ami e che vuoi che regni nell’anima mia.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, metterai nelle mie ma
ni tutto ciò che senti di
molestia, di paura e di sfiducia, affinché [io] te lo converta in Volontà di
Dio; dirai tre volte: “Mamma mia, fa che regni la Divina Volontà nell’anima
mia”.
Giaculatoria: Mamma mia,
fiducia mia, forma il giorno della Volontà Divina nell’anima mia.
Diciassettesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà esce dal tempio. Sposalizio con San Giuseppe.
Specchio divino in cui chiama a specchiarsi tutti coloro che sono chiamati da
Dio allo stato coniugale.
L’anima alla sua Mamma
celeste
Mamma Santa, oggi più che
mai sento il bisogno di stare stretta tra le tue braccia, affinché il Divin
Volere, che regna in te, formi il dolce incanto alla mia volontà e la tenga
sottomessa, per non permetterle di fare altro che la Volontà di Dio. Le tue
lezioni di ieri mi hanno fatto comprendere l’ergastolo al quale è condannata la
povera creatura a causa dell’umana volontà; io temo tanto che la mia volontà
faccia scappatine e prenda il suo posto di nuovo in me. Perciò mi affido alla
mia Mamma, affinché mi vigili tanto per farmi stare sicura di vivere sempre di
Volontà Divina.
Lezione della Regina del Cielo
Su figlia mia, coraggio,
fiducia nella Mamma tua e proposito ferreo di non dare mai vita alla tua
volontà. Oh, come amerei sentire sul tuo labbro: “Mamma mia, la mia volontà è
finita e tutto l’impero è tenuto in me dal Fiat Divino”. Queste sono le armi
che fanno morire la volontà umana e convincono il cuore della Mamma tua ad
usare tutte le arti amorose di Madre, per ottenere che la sua figlia viva nel
regno della sua Mamma. Per te sarà dolce morte che ti darà la vera vita, e per
me sarà la più bella delle vittorie che riporterò nel regno della Divina
Volontà. Perciò, fiducia e coraggio in me. La sfiducia è dei vili e di quelli
che non sono veramente decisi ad ottenere vittoria; questi sono sempre senza
armi, e senza non si vince, sono sempre discontinui e vacillanti nel fare il
bene.
Figlia mia, ascoltami. Io
continuavo la mia vita nel tempio e le mie scappatine lassù nella mia patria
celeste. Avevo il diritto, come figlia, di fare le mie visitine alla mia
Famiglia Divina, che più di un padre mi apparteneva. Quale non fu la mia
sorpresa, quando, in una di queste mie visite, mi fecero conoscere che era loro
Volontà che io uscissi dal tempio, per unirmi prima con vincolo di sposalizio,
secondo l’uso esterno di quei tempi, con un uomo santo chiamato Giuseppe, e per
ritirarmi poi, insieme con lui, a vivere nella casa di Nazareth. Figlia mia, in
questo passo della mia vita, apparve che Dio volesse mettermi alla prova. Io
non avevo mai amato alcuno al mondo; poiché la Volontà Divina aveva tenuto la
sua presenza in tutto l’essere mio, la mia volontà umana non aveva mai avuto un
attimo di vita; in me mancava il germe dell’amore umano; come potevo amare un
uomo, per quanto santo fosse, nell’ordine umano? È vero che io amavo tutti; era
tanto l’amore verso tutti, che il mio amore di Madre aveva scritto, con
caratteri di fuoco incancellabili, uno per uno nel mio materno cuore; però, ciò
era tutto nell’ordine divino; l’amore umano, paragonato al divino, è un’ombra,
una sfumatura, un atomo d’amore. Eppure, figlia cara, ciò che apparve prova ed
estraneo alla santità della mia vita, fu usato da Dio mirabilmente per compiere
i suoi disegni e per concedermi la grazia che tanto sospiravo, cioè di ottenere
che scendesse il Verbo sulla terra. Dio mi dava la salvaguardia, la difesa,
l’aiuto, affinché nessuno potesse spar
lare sul conto mio e sulla
mia onestà. San Giuseppe doveva essere il cooperatore, il tutore, che doveva
prendere cura di quel poco d’umano che ci bisognava e doveva essere l’ombra
della paternità celeste, in cui doveva essere formata la nostra piccola
famiglia celeste sulla terra.
Nonostante la mia sorpresa,
dissi subito: “Fiat”, sapendo che la Divina Volontà non mi avrebbe fatto del
male, né avrebbe pregiudicato la mia santità. Se avessi voluto mettere un atto
di mia volontà umana, anche sot
to il solo aspetto di non
volere conoscere uomo, avrei mandato in rovina i piani della venuta del Verbo
sulla terra. Quindi, non è la diversità dello stato che pregiudica la santità,
ma la mancanza della Divina Volontà ed il non compimento del proprio dovere
nello stato in cui Dio chiama la creatura. Tutti gli stati sono santi, anche il
matrimonio, purché dentro ci sia la Divina Volontà ed il sacrificio esatto dei
propri doveri; la maggior parte delle creature è indolente e pigra, non solo
non si fa santa, ma forma nel proprio stato un purgatorio o un inferno.
Quando conobbi che dovevo
uscire dal tempio, non feci motto ad alcuno, aspettando che Iddio stesso
muovesse le circostanze esterne, per farmi compiere la sua adorabile Volontà.
Così difatti avvenne. I superiori del tempio mi chiamarono e mi dissero che era
loro volontà, secondo anche l’uso di quei tempi, che io dovessi prepararmi allo
sposalizio; ed io accettai. Miracolosamente, la scelta, fra tanti, cadde sopra
San Giuseppe e così si formò lo sposalizio ed io uscii dal tempio. Ti prego,
figlia del cuore mio, che in tutte le cose ti stia a cuore la sola Divina
Volontà, se vuoi che i disegni divini si compiano sopra di te.
L’anima
Celeste Regina, la tua
figlia a te si affida; con la mia fiducia voglio ferirti il cuore, affinché
questa ferita dica sempre al tuo materno cuore: “Fiat! Fiat! Fiat!”. Questo ti
chiede sempre la piccola figlia tua.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, verrai sulle mie ginoc
chia e reciterai quindici
Gloria Patri, per ringraziare il Signore di tutte le grazie che mi concesse
fino al quindicesimo anno della mia vita, specialmente per avermi da
to per compagno un uomo sì
santo, quale San Giuseppe.
Giaculatoria: Regina
potente, dammi le armi per muovere battaglia e per farmi vivere la Volontà di
Dio.
Diciottesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà, nella casa di Nazareth; cielo e terra stanno per
darsi il bacio di pace. L’ora divina è vicina.
L’anima alla sua Mamma
Regina
Mia sovrana Mamma, sono
ritornata per seguire i tuoi passi. Il tuo amore mi lega e, come calamita
potente, mi tiene fissa e tutta intenta a sentire le belle lezioni della Mamma
mia; ma ciò non mi basta, se mi ami come figlia, chiudimi dentro il regno della
Divina Volontà, dove vivesti e vivi, e serrami la porta in modo che, se anche
lo [io] volessi, non potrei uscirne più. Così, Madre e figlia, faremo vita
comune e saremo felici.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, se tu
sapessi quanto sospiro per tenerti chiusa nel regno della Divina Volontà! Ogni
lezione che ti do è un cancello che formo per impedirti il passo d’uscita, è
una fortezza per murare la tua volontà, affinché tu comprenda ed ami stare
sotto il dolce impero del Fiat supremo. Stai attenta ed ascoltami, perché le
mie lezioni non sono altro che opere, fatte dalla Mamma tua, per adescare e
rapire la tua volontà, affinché la Divina Volontà vinca la tua.
Mia cara figlia, ascoltami.
Io partii dal tempio con lo stesso coraggio con cui vi entrai, e ciò per compiere
la Divina Volontà; andavo a Nazareth e non avrei trovato più i miei cari e
santi genitori, mi accompagnava solo San Giuseppe. Io vedevo in lui il mio buon
angelo, che Iddio mi aveva dato per custodia. Sebbene avessi schiere di angeli
che mi accompagnavano durante il viaggio, tutte le cose create mi fecero
inchini d’onore ed io, ringraziandole, diedi a ciascuna di esse il mio bacio ed
il mio saluto di Regina, e così giunsi a Nazareth.
Tu devi sapere che io e San
Giuseppe ci guardavamo con ritegno e ci sentivamo il cuore gonfio: l’uno voleva
fare conoscere all’altro che era legato a Dio con il voto di verginità perenne.
Finalmente, si ruppe il silenzio ed ambedue manifestammo il voto. Oh, come ci
sentimmo felici! Ringraziando il Signore, ci impegnammo a vivere insieme come
fratello e sorella. Io ero attentissima nel servirlo, ci guardavamo con
venerazione e l’aurora della pace regnava in mezzo a noi. Oh, se tutti si
specchiassero in me per imitarmi! Io mi adattavo molto alla vita comune, nulla
facevo trasparire dei grandi mari di grazia che possedevo.
Senti figlia mia: nella
casa di Nazareth io mi sentivo più che mai accesa e pregavo che il Verbo Divino
scendesse sulla terra. La Divina Volontà, che regnava in me, non faceva altro
che investire tutti i miei atti di luce, di bellezza, di santità e di potenza,
e formava in me il regno della luce, che sempre sorge, il regno della bellezza,
della santità e della potenza che sempre cresce. Tutte le qualità divine, che
il Fiat rendeva presenti in me con il suo regnare, mi portavano la fecondità.
La luce che mi invadeva era tanta, che la stessa mia umanità, restando talmente
abbellita ed investita da questo sole del Volere Divino, non faceva altro che
produrre fiori celesti. Io sentivo il cielo che si abbassava fino a me e la
terra del
la mia umanità che saliva;
cielo e terra si abbracciavano, si riappacificavano per darsi il bacio di pace
e d’amore; la terra si disponeva a produrre il germe, per formare il Giusto, il
Santo, ed il cielo si apriva per fare discendere il Verbo in questo germe. Io
non facevo altro che scendere e salire da e verso la mia patria celeste, e
gettarmi nelle braccia del mio Padre celeste; gli dicevo con il cuore: “Padre
Santo, non ne posso più, mi sento bruciare e, mentre brucio, sento una forza
potente in me che vuole vincermi; con le catene del mio amore voglio legarvi
per disarmarvi, affinché non più indugiate, e sulle ali del mio amore voglio
che sia trasportato il Verbo Divino dal cielo sulla terra”. Pregavo e piangevo
affinché il Padre Santo mi ascoltasse. La Divinità, vinta dalle mie lacrime e
preghiere, mi rassicurò dicendomi: “Figlia, chi ti può resistere? Hai vinto.
L’ora divina è vicina. Tu ritorna alla terra e continua i tuoi atti nella
potenza del mio Volere e, tramite questi, tutti resteranno scossi, e cielo e
terra si daranno il bacio di pace”. Nonostante ciò, io non sapevo ancora che
sarei stata la Madre del Verbo eterno.
Figlia cara, ascoltami e
comprendi bene cosa significhi vivere di Volontà Divina. Io, vivendo di Essa,
formai il cielo ed il regno divino nell’anima mia; se non avessi formato in me
questo regno, mai il Verbo sarebbe sceso dal cielo in terra; se scese, fu
perché scese nel suo regno, che la Divina Volontà aveva formato in me. Il Verbo
trovò in me il suo cielo e le sue gioie divine; mai il Verbo sarebbe sceso
dentro un regno estraneo. Oh, no! Il Verbo volle che prima si formasse il suo
regno in me, per poi scendere da vincitore in esso. Vivendo sempre di Divina
Volontà, io acquistai per grazia ciò che in Dio è per natura; la fecondità
divina, per formare senza opera d’uomo il germe, fece germogliare in me l’uma
nità del Verbo eterno. Che
cosa può donare la Divina Volontà operante in una creatura? Tutto e tutti i
beni possibili ed immaginabili. Perciò, abbi a cuore che tutto sia in te
Volontà Divina, se vuoi imitare la Mamma tua e rendermi contenta e felice.
L’anima
Mamma Santa, se tu vuoi,
puoi; come hai avuto il potere di vincere Dio, sino a farlo scendere dal cielo
in terra, non ti mancherà il potere di vincere la mia volontà, affinché essa
non abbia più vita; io in te spero e da te tutto otterrò.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, mi farai una visitina nella casa di Nazareth; per omaggio a me, mi
darai tutti gli atti tuoi, affinché io li unisca ai miei, per convertirli in
Volontà Divina.
Giaculatoria: Imperatrice
celeste, porta il bacio del
la Volontà di Dio all’anima
mia.
Diciannovesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà. Le porte del cielo si aprono, il sole del Verbo
eterno si mette in vedetta e spedisce il suo angelo per avvisare la Vergine che
l’ora di Dio è arrivata.
L’anima alla sua Mamma
celeste
Mamma Santa, eccomi di
nuovo sulle tue ginocchia; sono la tua figlia, che vuole essere imboccata dalla
tua parola dolcissima, che mi porta il balsamo, per sanare le ferite della mia
misera volontà umana. Mamma mia parlami, scendano le tue potenti parole nel mio
cuore ed ivi formino una nuova creazione, per formare il germe della Divina
Volontà nell’anima mia.
Lezione della Sovrana
Regina
Figlia carissima, è proprio
questo lo scopo; io amo tanto farti sentire gli arcani celesti del Fiat Divino
ed i portenti che Esso può operare dove la Divina Volontà regna completamente,
ed il gran male del dominio del
l’umano volere, affinché tu
possa amare il Fiat Divino, per permettergli di formare il suo trono in te, e
tu possa aborrire l’umano volere, per fare della tua volontà lo sgabello del
Volere Divino, tenendola sacrificata ai piedi del Divino Volere.
Figlia mia, ascoltami: io
continuavo la mia vita in Nazareth, ed il Fiat Divino continuava ad allargare
in me il suo regno, servendosi dei miei più piccoli atti, anche di quelli più
umili, quali il mantenere l’ordine nella piccola casetta, accendere il fuoco,
scopare e tutti quei servizi che sono utili nelle famiglie, per farmi sentire
la sua vita palpitante nel fuoco, nell’acqua, nel cibo, nel
l’aria che respiravo, in
tutto; il Fiat Divino formava, sopra i miei piccoli atti, mari di luce, di
grazia e di santità. Dove regna il Divino Volere vi è la potenza di formare, a
partire dai piccoli ‘nulli’, nuovi cieli di bellezza incan
tevole, perché Esso,
essendo immenso, non sa fare cose piccole e, con la sua potenza, dà valore ai
‘nulli’, formando le cose più grandi e facendo strabiliare cieli e terra. Tutto
è santo, tutto è sacro per chi vive di Volontà Divina.
Figlia del mio cuore,
prestami attenzione ed ascoltami: molti giorni prima della discesa del Verbo
sulla terra, io vedevo il cielo aperto ed il sole del Verbo Divino alla sua
porta, come se cercasse verso chi dovesse prendere il volo, per rendersi
celeste prigioniero di una creatura. Oh, come era bello vederlo alle porte del
cielo, in vedetta ed a spiare la fortunata creatura che avrebbe dovuto
albergare il suo Creatore! La Trinità Sacrosanta guardavano la terra non più
estranea a loro, perché c’era la piccola Maria, che, possedendo la Divina
Volontà, aveva formato il regno divino, dove il Verbo poteva scendervi sicuro
come se fosse nella sua propria abitazione, nella quale avrebbe trovato il
cielo ed i tanti soli formati dai tanti atti di Volontà Divina fatti nell’anima
mia. La Divinità rigurgitò l’amore e, togliendosi il man
to della giustizia che da
tanti secoli aveva tenuto verso la creatura, si coprì del manto della
misericordia infinita; la Trinità decretò la discesa del Verbo, suonando l’ora
del compimento. A questo suono, cieli e terra si stupirono e si misero tutti
sull’attenti, per essere spettatori d’un eccesso d’amore sì grande e d’un
prodigio sì inaudito. La Mamma tua si sentiva incendiata d’amore e, facendo eco
all’amore del mio Creatore, voleva formare un sol mare d’amore, affinché
scendesse in esso il Verbo sulla terra. Le mie preghiere erano incessanti e,
mentre pregavo nella mia stanzetta, un angelo venne spedito dal cielo, come
messaggero del gran Re, mi si presentò ed inchinandosi mi salutò: “Ave o Maria,
Regina nostra, il Fiat Divino ti ha riempita di grazia. Il Fiat ha già
pronunciato che vuole scendere, è già dietro le mie spalle; ma ci vuole il tuo
Fiat per formare il compimento del suo Fiat”.
Ad un annuncio sì grande,
da me tanto desiderato, pur non avendo mai pensato di essere io la eletta,
restai stupita ed esitai un istante; l’angelo del Signore mi disse: “Non temere
Regina nostra, tu hai trovato grazia presso Dio. Tu hai vinto il tuo Creatore;
per completare la vittoria, pronuncia il tuo Fiat”. Io pronunciai il Fiat; oh,
meraviglia! I due Fiat si fusero, ed il Verbo Divino scese in me. Il mio Fiat,
che era avvalorato dallo stesso valore del Fiat Divino, formò dal germe della
mia umanità, l’umanità piccina che doveva racchiudere il Verbo, e così si compì
il grande prodigio dell’Incarnazione. Oh, potenza del Fiat supremo! Tu mi
innalzasti tanto, da rendermi potente fino a potere creare in me quell’umani
tà che doveva racchiudere
il Verbo eterno, che cieli e terra non potevano contenere. I cieli si scossero
e tutta la creazione fece festa, e tripudiarono di gioia intorno alla casetta
di Nazareth, per dare omaggio ed ossequio al Creatore fatto uomo; con il loro
muto linguaggio dissero: “Oh, prodigio dei prodigi, che solo un Dio poteva
fare! L’immensità si è impicciolita, la potenza si è resa impotente, la sua
altezza inarrivabile si è abbassata fino nell’abisso del seno d’una Vergine, e
Dio è stato immenso e piccolo, potente ed impotente, forte e debole”. Figlia
mia cara, tu non puoi comprendere ciò che provò la Mamma tua nell’atto
dell’incarnazione del Verbo; tut
ti mi lodavano ed
aspettavano il mio Fiat, potrei dire onnipotente.
Figlia cara, ascoltami:
quanto ti deve stare a cuore il fare ed il vivere la Volontà Divina! La mia
potenza esiste ancora, fammi pronunciare il mio Fiat nell’anima tua; per fare
ciò, voglio il tuo Fiat, da sola non posso fare un vero bene; sempre in due si
fanno le opere più grandi. Dio stesso volle non fare da solo, ma volle me
insieme a lui, per formare il grande prodigio dell’Incar
nazione; nel mio Fiat e nel
suo si formò la vita del
l’Uomo-Dio e si
aggiustarono le sorti dell’umano genere. Il cielo non fu più chiuso, tutti i
beni vennero racchiusi in mezzo a due Fiat. Perciò pronunciamoli insieme:
“Fiat! Fiat!”, e il mio amore materno chiuderà in te la vita della Divina
Volontà.
Per ora basta, domani ti
aspetto di nuovo per narrarti il seguito dell’incarnazione.
L’anima
Mamma bella, io mi sento
stupita nel sentire le tue belle lezioni. Deh, ti prego, pronuncia il tuo Fiat
sopra di me! Ed io pronuncio il mio, affinché resti concepito in me quel Fiat
che tu tanto sospiri che regni come vita in me.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, verrai a dare il primo bacio a Gesù e gli dirai, per ben nove volte,
che vuoi fare la sua Volontà, ed io ripeterò il prodigio di fare concepire Gesù
nell’anima tua.
Giaculatoria: Regina
potente pronuncia il tuo Fiat e crea in me la Volontà di Dio.
Ventesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà. La Vergine ed il cielo tempestato di stelle. In
questo cielo, il sole divino già sfolgora coi suoi raggi fulgi
dissimi e riempie cielo e
terra. Gesù nel seno della Mamma sua.
L’anima alla sua Madre
Regina
Eccomi a te di nuovo mia
Mamma celeste, vengo a rallegrarmi con te e, inchinandomi ai tuoi santi piedi,
ti saluto ‘piena di grazia e Madre di Gesù’. Oh, non troverò più sola la Mamma
mia, ma troverò, insieme con lei, il mio piccolo prigioniero Gesù. Quindi
saremo tre, non più due: la Mamma, Gesù ed io. Quale fortuna per me! Se voglio
trovare il mio piccolo Re Gesù, basta trovare la Mamma sua e mia. Deh, o Mamma
Santa, nell’altez
za di Madre di Dio in cui
ti trovi, abbi pietà della misera e piccola figlia tua, e parla per me al
piccolo prigioniero Gesù, affinché mi dia la grande grazia di vivere della sua
Volontà Divina.
Lezione della Regina del
Cielo, Madre di Gesù
Mia cara figlia, oggi ti
aspetto più che mai; il mio materno cuore è gonfio, sento il bisogno di sfogare
il mio ardente amore con la figlia mia, voglio dirti che sono Madre di Gesù. Le
mie gioie sono infinite, mari di felicità mi inondano, io posso dire: ‘sono
Madre di Gesù, sono la sua creatura e la sua ancella’; solo al Fiat devo ciò.
Esso mi rese piena di grazia e preparò la degna abitazione al mio Creatore.
Gloria, onore e ringraziamento sia sempre al Fiat supremo.
Ascoltami figlia del mio
cuore, appena fu formata, con la potenza del Fiat supremo, la piccola umanità
di Gesù nel mio seno, il sole del Verbo eterno s’incarnò in essa. Io avevo il
mio cielo, formato dal Fiat, tutto tempestato di stelle fulgidissime, che
scintillavano gioie, beatitudini ed armonie di bellezze divine. Il sole del
Verbo eterno, sfolgorante di luce inaccessibile, venne a prendere il suo posto
dentro questo cielo, nascosto nella sua piccola umanità, la quale non poteva
contenerlo; il centro del sole stava nella sua umanità, ma la luce del sole
straripava fuori, ed investendo cielo e terra giungeva ad ogni cuore e, col suo
raggio di luce, irradiava ciascuna creatura, dicendo: “Figli miei apritevi,
datemi il posto nel vostro cuore, sono sceso dal cielo in terra per formare in
ciascuno di voi la mia vita; mia Madre è il centro dove risiedo, e tutti i miei
figli sono la circonferenza dove voglio formare tante mie vite, quanti sono i
miei figli”. E la luce nuovamente irradiava senza mai cessare, e la piccola
umanità di Gesù gemeva, piangeva, spasimava, e dentro quella luce, che giungeva
nei cuori, faceva scorrere le sue lacrime, i suoi gemiti ed i suoi spasimi
d’amore e di dolore. Tu devi sapere che per la tua Mamma cominciò una nuova
vita. Io ero a conoscenza di tutto ciò che faceva il Figlio mio, lo vedevo
divorato da mari di fiamme d’amore; ogni suo palpito, respiro e pena, erano
mari d’amore con i quali egli coinvolgeva tutte le creature per farle sue, a
forza d’amore e di dolore. Tu devi sapere che quando fu concepita la sua
piccola umanità, furono concepite anche tutte le pene che avrebbe dovuto
soffrire, fino all’ultima della sua vi
ta, comprese quelle
derivanti da tutte le anime; come Dio, nessuno gli poteva sfuggire; la sua
immensità racchiudeva tutte le creature, la sua onniveggenza li
rendeva tutti presenti. Il mio Gesù, il Figlio
mio, sentiva il peso ed il fardello di tutti i peccati di ciascuna creatura.
Io, la Mamma tua, lo seguivo in tutto e sentii, nel mio materno cuore, la nuova
generazione delle pene del mio Gesù e la nuova generazione di tutte le anime,
che, come Madre, dovevo generare, insieme con Gesù, alla gra
zia, alla luce, alla vita
novella, che il mio caro Figlio ha portato sulla terra.
Figlia mia, tu devi sapere
che da quando io fui concepita, ti amai da Madre, ti sentivo nel mio cuore,
ardevo d’amore per te, ma non capivo il perché. Il Fiat Divino mi faceva
operare, ma mi teneva celato il segreto. Appena Esso s’incarnò, mi svelò il
segreto, ed allora compresi la fecondità della mia Maternità; non solo dovevo
essere Madre di Gesù, ma Madre di tutti, e questa maternità doveva essere
formata sul rogo del dolore e dell’amore. Figlia mia, quanto ti ho amato e ti
amo.
Ascoltami figlia cara, si
può giungere molto lontano quando il divino Volere prende vita operante nella
crea
tura e la volontà umana lo
lascia fare senza impedirgli il passo. Questo Fiat, che in natura possiede la
virtù generativa, genera tutti i beni nella creatura, la rende feconda dandole
la maternità su tutti, sopra tutti i beni e sopra colui che l’ha creata.
Maternità significa vero amore, amore eroico, amore che è contento di morire
per dare vita a chi l’ha generata; se non c’è questo, la parola ma
ternit
sterile, è vuota, si riduce ad una parola e di
fat
to non esiste. Se vuoi,
figlia mia, la generazione di tutti i beni, fa che il Fiat prenda in te la vita
operante; Esso ti darà la maternità, tu amerai tutto con amore di madre, ed io,
Mamma tua, ti insegnerò il modo come fecondare in te questa maternità tutta
santa e divina.
L’anima
Mamma Santa, mi abbandono
nelle tue braccia. Oh, come vorrei bagnare le tue mani materne con le mie
lacrime, per muoverti a compassione dello stato della povera anima mia! Deh, se
mi ami come mamma, chiudimi nel tuo cuore ed il tuo amore bruci le mie miserie
e le mie debolezze; la potenza del Fiat Divino che tu possiedi da Regina, formi
la sua vita operante in me, in modo che io possa dire: “La Mamma è tutta per
me, ed io sono tutta per lei”.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, ringrazierai il Signore, tre volte, a nome di tutti, per essersi
incarnato e fatto prigioniero nel mio seno, dandomi il grande onore di
eleggermi Madre sua.
Giaculatoria: Mamma di
Gesù, fammi da mamma e guidami nella via della Volontà di Dio.
Ventunesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà. Sole che sorge. Pieno meriggio. Il Verbo eterno in
mezzo a noi.
L’anima alla sua Mamma
Regina
Mamma dolcissima, il mio
povero cuore sente il bisogno estremo di venire sulle tue ginocchia materne,
per confidarti i miei piccoli segreti ed affidarli al tuo cuore materno. O
Mamma mia, nel guardare i grandi prodigi che operò in te il Fiat Divino, sento
che non mi è dato d’imitarti, perché sono piccola e debole; le lotte tremende
della mia esistenza mi atterrano e non mi lasciano che un filo di vita. Mamma
mia, oh come vorrei sfogare il mio cuore nel tuo, per farti sentire le pene che
mi amareggiano, ed il timore che mi tortura di non potere compiere la Divina
Volontà! Pietà, o Madre celeste, pie
tà! Nascondimi nel tuo
cuore ed io perderò la memoria dei miei mali, per ricordarmi solo di vivere di
Volontà Divina.
Lezione della Regina del
Cielo, Madre di Gesù
Figlia carissima non
temere, fidati della Mamma tua, versa tutto nel mio cuore ed io terrò conto di
tutto, ti farò da mamma, cambierò le tue pene in luce e me ne servirò per
allargare i confini del regno della Volontà Divina nell’anima tua.
Metti tutto da parte per
ora ed ascoltami; voglio dirti ciò che operò il piccolo Re Gesù nel mio seno
materno e come la Mamma tua non perdette neppure un respiro del piccolo Gesù.
Figlia mia, mentre la
piccola umanità di Gesù andava crescendo, unita ipostaticamente con la
Divinità, il mio seno materno era strettissimo, oscuro, non c’era spiraglio di
luce. Io vedevo Gesù nel mio seno materno im
mobile, avvolto da una
notte profonda. Sai tu chi formava questa oscurità sì intensa per l’infante
Gesù? La volontà umana, della quale l’uomo volontariamente si era avvolto;
l’uomo, commettendo peccati, formava tanti abissi di tenebre intorno e dentro
di sé, e ciò lo ha reso immobile a fare il bene; il mio caro Gesù, per mettere
in fuga le tenebre di questa notte sì profonda, nella quale l’uomo si era reso
prigioniero della sua stessa volontà tenebrosa, fino a perdere il moto di fare
il bene, scelse la dolce prigione della Mamma sua, e volontariamente si esibì
nell’immobilità di nove mesi.
Figlia mia, se tu sapessi
quanto il mio materno cuore sia stato martoriato nel vedere il piccolo Gesù
immobile nel mio seno, nel vederlo piangere, sospirare il suo palpito ardente,
palpitare forte e smaniare d’amore, facendo sentire il suo palpito in ogni
cuore, per chiedere per pietà ad ogni anima di farsi chiudere nella luce della
sua Divinità! Lui, per amore, volontariamente aveva scambiato la luce con le
tenebre, affinché tutti potessero ottenere la vera luce, per mettersi in salvo.
Figlia mia carissima, chi
può dirti ciò che soffrì il mio piccolo Gesù nel mio seno? Pene inaudite ed
indescrivibile. Era dotato di piena ragione, era Dio ed uomo, era tanto il suo
amore, che metteva da parte i mari infiniti di gioie, di felicità e di luce, da
tuffare la sua piccina umanità nei mari di tenebre, di amarezza, di infelicità
e di miserie, che le creature avevano preparato; il piccolo Gesù si addossava
tutto ciò sopra le sue spalle, come se fosse stato suo. Figlia mia, il vero
amore non dice mai basta, non guarda le pene, e tramite le pene cerca colui che
ama ed è contento solo quando offre la sua vita, per ridare la vita a colui che
ama.
Figlia mia ascolta la Mamma
tua, vedi che gran ma
le è il fare la tua
volontà! Non solo prepari la notte al tuo Gesù ed a te, ma formi mari di
amarezze, di infelicità e di miserie, dai quali resti travolta e non sai come
uscirne. Perciò sii attenta, rendimi felice dicendo: “Vo
glio fare sempre la Divina
Volontà”.
Senti figlia mia: il
piccolo Gesù, spasimante d’amo
re, sta per uscire alla
luce del giorno; le sue ansie, i suoi sospiri ardenti e desideri di volere
abbracciare la creatura, di farsi vedere mentre la guarda per rapirla a sé, non
gli danno più requie; come un giorno si mise in vedetta alle porte del cielo
per chiudersi nel mio seno, così sta per mettersi in vedetta alle porte del mio
seno, che è più che cielo, affinché il sole del Verbo eterno sorga in mezzo al
mondo e vi formi il suo pieno meriggio. Così per le povere creature non ci sarà
più notte, né alba, né aurora, ma sempre sole, scintillante più che nella
pienezza del mezzogiorno. La Mamma tua sentiva che non lo poteva più contenere
dentro di sé, mari di luce e di amore m’inondavano; dentro ad un mare di luce
lo concepii e dentro ad un mare di luce egli uscì dal mio seno materno. Figlia
cara, per chi vive di Volontà Divina, tut
to è luce e tutto si
converte in luce. In questa luce, io ero rapita mentre aspettavo di stringere
fra le mie braccia il mio piccolo Gesù; quando uscì dal mio seno, sentii i suoi
primi vagiti amorosi, e l’angelo del Signore me lo consegnò fra le braccia; io
lo strinsi forte forte al mio cuore e gli diedi il mio primo bacio, ed il
piccolo Gesù mi diede il suo.
Per ora basta, domani ti
aspetto di nuovo per seguire la narrazione della nascita di Gesù.
L’anima
Mamma Santa, come sei
fortunata, sei la vera benedetta fra tutte le donne! Ti prego, per quelle gioie
che provasti quando stringesti Gesù al tuo seno e gli desti il primo bacio, di
cedermi, per pochi istanti, nelle braccia, il piccolo Gesù, affinché gli dia il
contento dicendogli che giuro d’amarlo sempre e che non voglio conoscere altro
che la sua Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, verrai a baciare i piedini al bambinello Gesù e metterai la tua
volontà nelle sue manine per farlo giocare e sorridere.
Giaculatoria: Mamma mia,
chiudi nel mio cuore il piccolo Gesù, affinché lo
trasformi tutto in Volontà di Dio.
Ventiduesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà. Il piccolo Re Gesù è nato. Gli angeli lo additano e
chiamano i pastori ad adorarlo; cielo e terra esultano. Il sole del Verbo
eterno, facendo il suo corso, dirada la notte del peccato e dà principio al
pieno giorno della grazia. Dimora in Betlemme.
L’anima alla sua Mamma
celeste
Oggi, Mamma Santa, sento
con foga d’amore che non posso resistere a non venire presso le tue ginocchia
materne, per trovare nelle tue braccia il celeste bambinello. La sua bellezza
mi rapisce, i suoi sguardi mi feriscono, le sue labbra, atteggiate per gemere e
per dare singhiozzo di pianto, mi strappano il cuore ad amarlo. Mamma mia
carissima, io so che tu mi ami e perciò ti prego di darmi un posticino nelle
tue braccia, affinché io possa dargli il mio primo bacio, versare il mio cuore
nel piccolo Re Gesù, affidargli i miei segreti, che tanto mi opprimono, e
dirgli per farlo sorridere: “La mia volontà è tua e la tua è mia; perciò, forma
in me il regno del tuo Fiat Divino.
Lezione della Regina del
Cielo alla figlia sua
Figlia mia carissima,
quanto sospiro di averti nelle mie braccia, per avere il gran contento di
potere dire al nostro piccolo Re bambinello: “Non piangere carino mio, vedi,
qui con noi c’è la piccola figlia mia, che vuo
le riconoscerti Re e darti
il dominio nell’anima sua, per farti distendere il regno della tua Divina
Volontà in lei”.
Ora figlia del mio cuore,
mentre stai tutta intenta a vagheggiare il pargoletto Gesù, prestami attenzione
ed ascoltami. Tu devi sapere che era mezzanotte quando il piccolo Re neonato
uscì dal mio seno materno; ma la notte si cambiò in giorno. Colui che era
padrone della luce, metteva in fuga la notte dell’umana volontà, la notte del
peccato, la notte di tutti i mali, e per segno di ciò, che faceva nell’ordine
delle anime con il solito suo Fiat onnipotente, la mezzanotte si cambiò in
giorno fulgidissimo, e tutte le cose create corsero per inneggiare, in quella
piccola umanità, il loro Creatore. Il sole corse per dare i suoi primi baci di
luce al bambinello Gesù e riscaldarlo con il suo calore. Il vento, imperante
con le sue ondate, purificò l’aria di quella stalla e con il suo dolce gemito
disse: “Ti amo”. I cieli si scuoterono
fin dalle fondamenta, la terra esultò e
fremette fin nell’abis
so, il mare tumultuò con le
sue onde altissime, insomma tutte le cose create riconobbero che il loro
Creatore stava in mezzo a loro e fecero a gara per inneggiarlo. Gli stessi
angeli, formando luce nell’aria, con voce melodio
sa, che poteva essere
sentita da tutti, dissero: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra
agli uomini di buona volontà; è nato il celeste bambino, nella grotta di
Betlemme, avvolto in poveri pannicelli”. I pastori, che stavano in veglia,
ascoltarono le voci angeliche e corsero a visitare il piccolo Re divino.
Figlia mia cara, continua
ad ascoltarmi: appena io lo ricevetti nelle mie braccia, gli diedi il mio primo
bacio e sentii il bisogno d’amore di dare del mio al mio Figlio bambino;
porgendo il mio seno, gli diedi latte abbondante, latte formato dallo stesso
Fiat Divino, nella mia persona, per alimentare il piccolo Re Gesù. Chi può
dirti ciò che io provai nel fare ciò? Ed i mari di grazia, di amore, di santità
che, per contraccambiarmi, mi dava il Figlio mio? Lo avvolsi in poveri, ma
nitidi pannicelli, e lo adagiai nella mangiatoia. Questa era la sua Volontà ed
io non potevo fare a meno di eseguirla. Prima di fare ciò, Lo condivisi con il
caro San Giuseppe, dandolo nelle sue braccia; oh, come gioì! Lo strinse al suo
cuore ed il dolce bambinello versò nell’anima sua torrenti di grazia. Dopo, San
Giuseppe aggiustò un po’ di fieno nella mangiatoia ed io lo posi a giacere
dentro di essa. La Mamma tua, rapita dalla beltà dell’infante divino, stava per
la maggior parte del tempo genuflessa innanzi a lui; mettevo in moto tutti i
miei mari di amore, che il Volere Divino aveva formato in me, per amarlo,
adorarlo e ringraziarlo. Ed il celeste pargoletto che faceva nella mangiatoia?
Agiva secondo la Volontà del nostro Padre celeste, che era anche sua; emettendo
gemiti e sospiri, vagiva, piangeva e chiamava tutti, dicendo nei suoi gemiti
amorosi: “Venite tutti figli miei, per amore vostro sono nato al dolore, alle
lacrime; venite tutti a conoscere l’eccesso del mio amore, datemi un posto nei
vostri cuori”. Ci fu un via vai di pastori che vennero a visitarlo; a tutti
dava il suo sguardo dolce ed il suo sorriso d’amore, nelle sue stesse lacrime.
Figlia mia, una parolina a
te: tu devi sapere che tutta la mia gioia consisteva nel tenere nel mio grembo
il mio caro Figlio Gesù; il Volere Divino mi fece intendere di metterlo nella
mangiatoia, a disposizione di tutti, affinché chiunque volesse, potesse
vezzeggiarlo, baciarlo e prenderlo nelle proprie braccia, come se fosse suo.
Era il piccolo Re di tutti, quindi tutti avevano il diritto di farne un loro
dolce pegno d’amore; io, per compiere il Volere supremo, mi privai delle mie
gioie innocenti e cominciai, con opere e sacrifici, l’ufficio di Madre di dare
Gesù a tutti; figlia mia, la Divina Volontà è esigente e vuole tutto, anche il
sacrificio delle cose più sante e, a seconda delle circostanze, persino il
grande sacrificio di privarsi dello stesso Gesù; ciò, per estendere maggiormente
il suo regno e per moltiplicare la vita dello stesso Gesù. Infatti, quando la
creatura, per amor suo, si priva di lui, è tale e tanto l’eroismo ed il
sacrificio, che questi hanno virtù di produrre una vita novella di Gesù, che
forma un’altra abitazione per Gesù. Perciò, figlia cara, sii attenta e non
negare mai alcunché alla Divina Volontà, qualunque sia la situazione.
L’anima
Mamma Santa, le tue belle
lezioni mi confondono; se vuoi che io le metta in pratica, non mi lasciare
sola, affinché, quando mi vedi soccombere sotto il peso enor
me delle privazioni divine,
tu mi stringa al tuo materno cuore; allora io sentirò la forza di non negar mai
alcunché alla Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, verrai per tre volte a visitare il bambinello Gesù, baciandogli le
piccole manine, e gli dirai cinque atti d’amore, per onorare le sue lacrime e
per quietare il suo pianto.
Giaculatoria: Mamma Santa,
versa le lacrime di Gesù nel cuore mio, affinché egli disponga in me il trionfo
della Volontà di Dio.
Ventitreesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà. Suona la prima ora del dolore. Una stella, con voce
muta, chiama i Magi ad adorare Gesù. Un profeta rivela i dolori della sovrana
Regina.
L’anima alla sua Mamma
Regina
Mamma mia dolcissima, eccomi
di nuovo presso le tue ginocchia; questa tua figlia non può stare più senza di
te, Mamma mia; il dolce incanto del celeste bambino, che stringi fra le tue
braccia, e che, genuflessa, adori ed ami nella mangiatoia, mi rapisce; penso
che la tua sorte felice e lo stesso piccolo Re Gesù non siano altro che frutti,
dolci e preziosi pegni di quel Fiat che ha reso presente in te il regno suo. O
Mamma, dammi la parola che farai uso della tua potenza per formare in me il
regno della Divina Volontà.
Lezione della mia Mamma
celeste
Figlia mia carissima, sono
contenta di tenerti vicina, per poterti insegnare come in tutte le cose possa
essere presente il regno della Divina Volontà. Tutte le croci, i dolori, le
umiliazioni, investiti dalla vita del Fiat Divino, sono come materie prime
nelle sue mani, per alimentare il suo regno e renderlo sempre più presente.
Prestami attenzione ed ascolta la Mamma tua. Io continuavo la mia dimora nella
grotta di Betlemme con Gesù e con il caro San Giuseppe; come eravamo felici!
Quella piccola grotta, poiché l’infante divino e la Divina Volontà operavano in
noi, ci sembrava un paradiso. È vero che non ci mancavano pene e lacrime, ma
queste, confrontate con i mari immensi di gioia, di felicità e di luce, che il
Fiat Divino faceva sorgere in ogni atto nostro, erano solo goccioline gettate
in questi mari. La dolce ed amabile presenza del mio caro Figlio era una delle
più grandi felicità. Figlia cara, tu devi sapere che quando giunse l’ottavo
giorno di vita terrena del celeste bambino il Fiat Divino suonò l’ora del
dolore, comandandoci di circoncidere il vezzoso bambinello. Era un taglio
dolorosissimo quello al quale si doveva sottoporre il piccolo Gesù; era la
legge di quei tempi che imponeva che tutti i primogeniti si dovessero sottoporre
a questo taglio doloroso. Si può chiamarla la legge del peccato, ma mio Figlio
era innocente e la sua legge era la legge dell’amo
re; tuttavia, poiché egli
venne a trovare non l’uomo re, ma l’uomo degradato, per affratellarsi a lui ed
innalzarlo, si volle degradare e si sottopose alla legge.
Figlia mia, io e San
Giuseppe sentimmo un fremito di dolore, ma impavidi e senza esitare chiamammo
il ministro ed acconsentimmo a fare circoncidere Gesù con un taglio
dolorosissimo; a causa del dolore acerbo, il bimbo Gesù pianse e si slanciò
nelle mie braccia, chiedendomi aiuto. San Giuseppe ed io mescolammo le nostre
lacrime con le sue; fu raccolto il primo sangue sparso da Gesù per amore delle
creature; fu imposto il nome di Gesù, nome potente, che doveva fare tremare
cielo e terra, e lo stesso inferno. Nome che doveva essere balsamo, difesa ed
aiuto ad ogni cuore.
Figlia mia, questo taglio
era l’immagine del taglio crudele che l’uomo aveva fatto all’anima sua, facendo
la sua volontà; il mio caro Figlio si faceva fare questo taglio per sanare il
duro taglio delle volontà umane e, con il suo sangue, le ferite dei tanti
peccati che il veleno del
la volontà umana ha
prodotto nelle creature. Ogni atto di volontà umana è un taglio che si fa, è
una piaga che si apre; il celeste bambino, con il suo taglio doloroso,
preparava il rimedio a tutte le ferite umane.
Figlia mia, un’altra
sorpresa: una stella nuova splen
de sotto la volta dei cieli
e, con la sua luce, va cercando adoratori, per condurli a riconoscere ed
adorare il bambino Gesù. Tre personaggi, l’uno lontano dall’altro, ne restano
colpiti e, investiti da luce suprema, seguono la stella, la quale li conduce
nella grotta di Betlemme ai piedi del bambino Gesù. Quale fu la meraviglia per
questi Re Magi, nel riconoscere in quell’infante divino il Re del cielo e della
terra, colui che veniva ad amare ed a salvare tutti! Mentre i Magi lo
adoravano, rapiti da quel
la celeste beltà, il
bambino fece trasparire, fuori dalla sua piccola umanità, la sua Divinità, e la
grotta si cambiò in paradiso; i Magi non seppero distaccarsi dai piedi
dell’infante divino fino a quando egli ritirò di nuovo nel
la sua umanità la luce
della Divinità. Io, mettendo in esercizio l’ufficio di Madre, parlai a lungo
della discesa del Verbo e li fortificai nella fede, speranza e carità, simbolo
dei loro doni offerti a Gesù; i Magi, pieni di gioia, si ritirarono nelle loro
regioni, per essere i primi propagatori.
Figlia mia cara, non ti
allontanare dal mio fianco, seguimi ovunque. Stanno per compiersi quaranta giorni
dalla nascita del piccolo Re Gesù; il Fiat Divino ci chia
ma al tempio, per adempiere
la legge della presentazione del Figlio mio, e noi andiamo al tempio; era la
prima volta che uscivo insieme con il mio dolce bambino. Una vena di dolore si
aprì nel mio cuore, andavo ad offrirlo vittima per la salvezza di tutti!
Entrati nel tempio, prima adorammo la Divina Maestà, poi chiamai il sacerdote
e, messo Gesù nelle sue braccia, feci l’offerta del celeste bambino all’eterno
Padre, offrendolo in sacrificio per la salvezza di tutti. Il sacerdote era
Simeone; appena deposi Gesù nelle sue braccia, egli riconobbe che era il Verbo
Divino, esultò d’immensa gioia e, dopo l’offerta, atteggiandosi a profeta,
profetizzò tutti i miei dolori. Oh, come il Fiat supremo suonò a distesa sul
mio materno cuore, con suono vibrante, la ferale tragedia di tutte le pene del
mio Figlio bambino! Ciò che più mi trafisse furono le parole che mi disse il
santo profeta:
“Questo caro bambino sarà
la salvezza e la rovina di molti, e sarà il bersaglio delle contraddizioni”.
Se il Volere Divino non mi
avesse sostenuta, sarei morta all’istante di puro dolore. Invece, mi diede vita
e se ne servì per formare in me il regno dei dolori nel regno della sua stessa
Volontà. Al diritto di Madre, che avevo su tutti, aggiunsi il diritto di Madre
e Regina di tutti i dolori. Ah, sì! Con i miei dolori acquistai la monetina per
pagare i debiti dei figli miei, ed anche quelli dei figli ingrati.
Figlia mia, tu devi sapere
che, nella luce della Divina Volontà, io già sapevo tutti i dolori che dovevano
toccarmi ed erano anche più numerosi di quelli che mi profetizzò il santo
profeta, ma in quell’atto sì solenne di offrire il mio Figlio, il sentirmeli
ripetere mi fece sentire talmente trafitta, che mi sanguinò il cuore e si
aprirono squarci profondi nell’anima mia. Ascolta la Mamma tua, nelle tue pene,
negli incontri dolorosi che non ti mancano, non ti abbattere mai, ma con amore
eroico, fa che il Volere Divino prenda il suo regio posto nelle tue pene,
affinché te le converta in monetine d’infinito valore, con le quali potrai
pagare i debiti dei tuoi fratelli, per riscattarli dalla schiavitù dell’umana
volontà e per farli rientrare come figli liberi nel regno del Fiat Divino.
L’anima
Mamma Santa, nel tuo cuore
trafitto metti tutte le mie pene, che tu sai quanto mi trafiggono il cuore.
Deh! Fammi da mamma e versa nel mio cuore il balsamo dei tuoi dolori, affinché
io subisca la tua stessa sorte di servirmi delle mie pene come monetine, per
conquistare il regno della Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, verrai nelle mie braccia, affinché io versi in te il primo sangue che
sparse il celeste bambino, per sanarti le ferite fatte dalla tua volontà umana;
reciterai tre atti d’amore per mitigare lo spasimo della ferita del bambino
Gesù.
Giaculatoria: Mamma mia,
versa il tuo dolore nel
l’anima mia e converti
tutte le mie pene in Volontà di Dio.
Ventiquattresimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà. Un empio tiranno. Il piccolo Re Gesù viene portato dalla
sua Mamma e da San Giuseppe in terra straniera, come povero esiliato. Ritorno
in Nazareth.
L’anima alla sua Regina
travolta nel dolore
Mia Mamma Sovrana, la tua
piccola figlia sente il bisogno di venire presso le tue ginocchia, per tenerti
un po’ di compagnia. Vedo il tuo volto velato di mestizia e qualche lacrima
fuggitiva scorrere dai tuoi occhi; il dolce bambinello trema e piange. Mamma
Santa, unisco le mie pene alle tue per confortarti e per quietare il pianto del
celeste bambino. Mamma mia, non negarmi la rivelazione del segreto; cosa c’è di
funesto per il mio caro bambinello?
Lezione della Madre Regina
Figlia mia carissima, il
cuore della Mamma tua oggi è tanto gonfio di amore e di dolore, che non posso
trattenermi dal piangere. Tu conosci la venuta dei Re Magi, i quali fecero
rumore in Gerusalemme facendo domande circa il nuovo Re. L’empio Erode, per
timore d’essere rovesciato dal trono, ha dato il mandato di uccidere il mio
dolce Gesù, la mia cara vita, e tutti gli altri bambini. Figlia mia che dolore!
Colui che è venuto a dare la vita a tutti, a portare nel mondo la nuova era di
pace, di felicità, di grazia, lo vogliono uccidere. Quanta ingratitudine,
quanta perfidia! Ah, figlia mia, vedi dove giunge la cecità della volontà
umana! Essa si rende feroce, lega le mani allo stesso Creatore e si rende
padrona di colui che l’aveva creata. Perciò compatiscimi, figlia mia, e cerca
di quietare il pianto del dolce bambino. Egli piange per l’ingratitudine umana,
che, appena nato, lo vuole morto; per salvarlo, siamo costretti a fuggire. Il
caro San Giuseppe è stato avvisato dall’angelo, di partire presto verso terra
straniera. Tu accompagnaci, figlia cara, non ci lasciare soli, ed io continuerò
a darti le mie lezioni sui gravi mali della volontà umana. Tu devi sapere che
l’uo
mo, allorché si sottrasse
alla Divina Volontà, ruppe il rapporto con il suo Creatore; tutto era stato
fatto da Dio sulla terra, tutto era suo; l’uomo, non facendo il Volere Divino,
perdette tutti i diritti e, si può dire, non ebbe più dimora. L’uomo divenne il
povero esiliato, il pellegrino che non poteva possedere dimora permanente; ciò
fu vero non solo per l’anima, ma anche per il corpo; tutte le cose si fecero
mutevoli per il povero uomo, e se qualche cosa fuggevole fu duratura, ciò avvenne
in virtù dei previsti meriti di questo celeste bambino. Tutta la magnificenza
della creazione fu destinata da Dio a coloro che avrebbero fatto la Divina
Volontà e vissuto nel regno della Divina Volontà. Tutti gli altri, anche se
prendono stentatamente qualche cosa, sono i veri ladroncelli del loro Creatore
e, con la loro ragione, non vogliono fare la Divina Volontà, anche se vogliono
i beni che ad Essa appartengono.
Figlia cara, senti quanto
io e questo caro bambino ti amiamo: ai primi albori della vita, Gesù va in
esilio ed in terra straniera, per liberarti dall’esilio nel quale ti ha messo
l’umano volere e per richiamarti a vivere, non in terra straniera, ma nella tua
patria, che ti fu data da Dio quando fosti creata, cioè nel regno del Fiat
supremo. Figlia del mio cuore, abbi pietà delle lacrime della Madre tua e delle
lacrime di questo dolce caro bambino; piangendo, ti preghiamo di non fare mai
la tua volontà; ritorna, ti preghiamo e ti scongiuriamo, nel grembo del Volere
Divino che tanto sospira di averti.
Figlia cara, tra il dolore
dell’ingratitudine
umana, tra le immense gioie e felicità, che il
Fiat Divino ci dava, e tra la festa che tutta la creazione faceva al dolce
bambino, la terra rinverdiva e fioriva sotto i nostri passi, per dare omaggio al
suo Creatore. Il sole lo fissava e, inneggiandolo con la sua luce, si sentiva
onorato di dargli la sua luce e calore; il vento lo accarezzava, gli uccelli si
abbassavano intorno a noi e con i loro trilli e canti facevano le più belle
nenie al caro bambino, per quietare il pianto e riconciliargli il sonno.
Figlia mia, stando in noi
il Volere Divino, avevamo il potere su tutto. Giungemmo in Egitto e, dopo un
lungo periodo di tempo, l’angelo del Signore avvertì San Giuseppe di tornare
nella casa di Nazareth, dato che l’empio tiranno era morto. E così rimpatriammo
nelle nostre terre natie. L’Egitto simboleggia l’umana volontà, terra piena di
idoli; dovunque passava il pargoletto Gesù, egli atterrava questi idoli e li
rinviava nell’inferno. Quanti idoli possiede l’umano volere, idoli di
vanagloria, di propria stima e di passioni che tiranneggiano la povera
creatura! Sii attenta, ascolta la Mamma tua, che, per non farti fare mai la tua
volontà, farebbe qualunque sacrificio e darebbe anche la vita per darti il gran
bene di vivere sempre nel grembo della Divina Volontà.
L’anima
Mamma dolcissima, ti
ringrazio di farmi comprendere il gran male dell’umano volere; ti prego, per il
dolore che soffristi nell’esilio dell’Egitto, di fare uscire l’anima mia
dall’esilio della mia volontà e di farmi rimpatriare nella cara patria della
Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, offrirai le tue azioni unite con le mie, in atto di gratitudine al
santo bambino, pregandolo di entrare nell’Egitto del tuo cuore, per cambiarlo
tutto in Volontà di Dio.
Giaculatoria: Mamma mia,
chiudi il piccolo Gesù nel cuore mio, affinché lo riordini tutto in Volontà
Divina.
Venticinquesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà. Nazareth, simbolo e realtà del regno del Fiat
Divino; vita nascosta. La depositaria, sorgente e canale perenne.
L’anima alla sua sovrana
Regina
Mamma dolcissima, eccomi di
nuovo vicina alle tue ginocchia materne, dove ti trovo insieme con il
fanciullino Gesù; tu, vezzeggiandolo, gli dici la tua storia d’amore e Gesù ti
dice la sua. Come è bello trovare Gesù e la Mamma che si parlano! È tanta la
foga del loro amore, che essi restano muti, rapiti, la Madre nel Figlio, ed il
Figlio nella Madre. Mamma Santa, non mi mettere da parte; tenetemi con voi,
affinché, ascoltando ciò che dite, io impari ad amarvi ed a fare sempre la
Santissima Volontà di Dio.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, ti
aspettavo per continuare la mia lezione sul regno che sempre più rendeva
presente in me il Fiat supremo.
Tu devi sapere che la
piccola casa di Nazareth, per la Mamma tua, per il caro e dolce Gesù e per San
Giuseppe, era un paradiso; il mio caro Figlio, essendo Verbo eterno, possedeva
in se stesso, per virtù propria, la Divina Volontà, ed in quella piccola
umanità risiedevano mari immensi di luce, di santità, di gioie e di bellezze
infinite; io possedevo, per grazia, il Volere Divino; io non potevo abbracciare
l’immensità, come l’amato Gesù poteva, poiché egli era Dio ed uomo, mentre io
ero sempre la sua creatura finita; tuttavia, il Fiat Divino mi riempì tanto,
avendo formato in me i suoi mari di luce, di santità, di amore, di bellezze e
di felicità; l’intensità di luce, di amore e di tutto ciò che possiede un
Volere Divino, usciva talmente da noi, che San Giuseppe restava eclissato,
inondato, e viveva dei nostri riflessi.
Figlia cara, in questa casa
di Nazareth, era in pieno vigore il regno della Divina Volontà; ogni piccolo
nostro atto, cioè il lavoro, l’accendere il fuoco, il preparare il cibo, era
animato dal Volere supremo e formato sulla santità del puro amore; dal più
piccolo e dal più grande atto nostro scaturivano gioie, felicità, beatitudini
immense, e noi restavamo talmente inondati, da sentirci come sotto una pioggia
dirotta di nuove gioie e di contenti indescrivibili. Figlia mia, devi sapere
che la Divina Volontà possiede in natura la sorgente delle gioie, e si diletta,
quando regna nella creatura, di dare, in ogni atto della creatura, l’atto nuovo
e continuo delle sue gioie e felicità. Oh, come eravamo felici! Tutto era pace
ed unione somma. L’uno si sentiva onorato di ubbidire al
l’altro; anche il mio caro
Figlio voleva essere comandato, nei piccoli lavori, da me e dal caro San
Giuseppe. Oh, come era bello vederlo nell’atto di aiutare il suo padre putativo
nei lavori fabbrili, vederlo quando prendeva il cibo; quanti mari di grazia
Gesù faceva scorrere in quegli atti, a pro delle creature!
Ora figlia cara, ascoltami:
in questa casa di Nazareth fu formato, nella Mamma tua e nell’umanità di mio
Figlio, il regno della Divina Volontà, per farne dono al
l’umana famiglia, allorché
questa si fosse disposta a ricevere il bene di questo regno. Sebbene mio Figlio
fosse Re ed io Regina, eravamo Re e Regina senza popoli; il nostro regno,
sebbene potesse racchiudere tutti e dare vita a tutti, era deserto, perché ci
voleva prima la redenzione, per preparare e disporre l’uomo a venire in questo
regno sì santo. Essendo la Divina Volontà posseduta da me e da mio Figlio, che
appartenevamo, secondo l’ordi
ne umano, all’umana famiglia
divina, le creature ricevevano il diritto d’entrare in questo regno e la
Divinità cedeva il diritto, lasciando le porte aperte a chi volesse entrare.
Perciò, la nostra vita nascosta per così tanti anni servì a preparare il regno
della Divina Volontà per le creature. Voglio farti conoscere ciò che operò in
me questo Fiat supremo, affinché tu dimentichi la tua volontà e, dando la mano
alla Madre tua, ella ti possa condurre nei beni che, con tanto amore, ha
preparato per te. Dimmi figlia del mio cuore, contenterai me ed il tuo e mio
caro Gesù, che con tanto amore ti aspettiamo in questo regno sì santo, per
vivere insieme con noi, per vivere tutta di Volontà Divina?
Ascolta, figlia cara, un
altro atto d’amore che, in questa casa di Nazareth, fece per me il mio caro
Gesù. Egli mi fece depositaria di tutta la sua vita. Dio quando fa un’opera,
non la lascia in sospeso, né nel vuoto, ma cerca sempre una creatura, nella
quale potere rinchiudere e poggiare tutta l’opera sua; altrimenti, ci sarebbe
il pericolo che Iddio esponesse le sue opere all’inutilità, e ciò non può
essere. Quindi, il mio caro Figlio depose in me le sue opere, le sue parole, le
sue pene, tutto, persino il respiro depositò nella Mamma sua. Quando eravamo
ritirati nella nostra stanzetta, egli prendeva il suo dolce dire e mi narrava
tutti i Vangeli, che doveva predicare al pubblico, ed i sacramenti che doveva
istituire; tutto mi confidò e, deponendo tutto in me, mi costituì canale e
sorgente perenne, poiché da me doveva uscire la sua vita e tutti i suoi beni, a
pro di tutte le creature. Oh, come mi sentivo ricca e felice, nel sentire
deporre in me tutto ciò che faceva il mio caro Figlio Gesù. Il Volere Divino,
che regnava in me, mi dava lo spazio per poter tutto ricevere; Gesù sentiva
contraccambiato l’amore, la gloria della grande opera della redenzione, da
parte della Mamma sua. Che cosa non ricevetti da Dio, poiché non feci mai la
mia volontà, ma sempre la sua! Tutto, anche la stessa vita del mio Figlio era a
mia disposizione e, mentre la vita restava sempre in me, potevo bilocarla, per
darla a chi con amore me la chiedeva.
Ora figlia mia, una
parolina a te: se farai sempre la Divina Volontà e mai la tua, e vivrai in
Essa, io, la Mamma tua, farò il deposito di tutti i beni del mio Figlio
nell’anima tua. Oh, come ti sentirai fortunata! Avrai una vita divina a tua
disposizione, che tutto ti darà; io, facendoti da vera Mamma, mi metterò a
guardia, affinché cresca questa vita in te e formi il regno della Divina Vo
lontà.
L’anima
Mamma Santa, nelle tue braccia
mi abbandono, sono una piccola figlia che sento il bisogno estremo delle tue
cure materne. Deh, ti prego, prendi questa mia volontà, chiudila nel tuo cuore
e non darmela più, affinché io possa essere felice di vivere sempre di Volontà
Divina, così contentando te ed il mio caro Gesù.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, verrai a fare tre visitine nella casa di Nazareth, per onorare la
sacra famiglia; recitando tre Pater, Ave e Gloria, pregherai di essere ammessa
a vivere in mezzo a noi.
Giaculatoria: Gesù, Maria e
Giuseppe, mettetemi con voi a vivere nel regno della Volontà di Dio.
Ventiseiesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà. L’ora del dolore si approssima; dolorosa
separazione. Gesù nella sua vita pubblica ed apostolica.
L’anima alla sua Madre
celeste
Eccomi a te di nuovo mia
Mamma Regina; oggi, il mio amore di figlia per te mi fa correre, per essere
spettatrice quando il mio dolce Gesù, separandosi da te, prende la via per
formare la sua vita apostolica in mezzo alle creature. Mamma Santa, so che
soffrirai molto; ogni momento di separazione da Gesù ti costerà la vita, ed io,
la figlia tua, non voglio lasciarti sola, voglio asciugarti le lacrime e, con
la mia compagnia, voglio spezzare la tua solitudine; mentre staremo insieme, tu
continuerai a darmi le tue belle lezioni sulla Divina Volontà.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, la
tua compagnia mi sarà mol
to gradita, perché sentirò
in te il primo dono che mi fa Gesù, dono formato di puro amore, prodotto dal
suo e dal mio sacrificio, dono che mi costò la vita del Figlio mio.
Ora prestami attenzione ed
ascoltami. Senti, figlia mia, per la tua Mamma comincia una vita di dolore, di
solitudine e di lunghe separazioni dal suo sommo bene, Gesù. La vita nascosta è
finita; egli sente l’irresistibile bisogno di amore d’uscire in pubblico, di
farsi conoscere e di andare in cerca dell’uomo smarrito nel labirinto della sua
volontà e, quindi, preda di tutti i mali. Il caro San Giuseppe era già morto.
Gesù partiva ed io restavo sola nella piccola casetta. Quando il mio amato
Gesù, che non faceva mai nulla senza prima dirmelo, mi chiese l’ubbidienza di
partire, io sentii lo schianto nel cuore; ma, conoscendo che quella era la
Volontà suprema, io dissi subito il mio Fiat, senza esitare un istante, e con
il mio ed il Fiat di mio Figlio ci separammo nella foga del nostro amore; Gesù
mi benedisse e mi lasciò. Io lo accompagnai con il mio sguardo finché potei e
poi, ritirandomi, mi abbandonai in quel Volere Divino che era la mia vita. Oh,
potenza del Fiat Divino! Questo Volere Santo non mi faceva perdere mai di vista
mio Figlio, né egli perdeva me, anzi sentivo il suo palpito nel mio e Gesù
sentiva il mio nel suo. Figlia cara, io avevo ricevuto mio Figlio dal Volere
Divino e ciò che questo Volere Santo dà, non è soggetto né a termine né a
separazione; i doni suoi sono permanenti ed eterni. Mio Figlio era mio, nessuno
me lo poteva togliere, né la morte, né il dolore, né la separazione, perché il
Volere Divino me lo aveva donato. La nostra separazione era apparente: in
realtà eravamo fusi insieme, poiché una era la Volontà che ci animava. Come
potevamo separarci?
Tu devi sapere che la luce
della Divina Volontà mi faceva vedere, come malamente e con quanta
ingratitudine le creature trattassero mio Figlio; il suo passo lo rivolse verso
Gerusalemme, la sua prima visita fu nel tempio santo, nel quale cominciò la
serie delle sue predicazioni. Ma, ahi, dolore! La sua parola piena di vita,
portatrice di pace, di amore e di ordine, veniva malamente interpretata ed
ascoltata, specie dai dotti e dai sapienti di quei tempi. Quando mio Figlio
diceva di essere il Figlio di Dio, il Verbo del Padre, colui che era venuto per
salvarli, essi l’avevano tanto a male, che, con i loro sguardi furibondi, lo
volevano divorare. Oh, come soffriva il mio amato bene Gesù! Rigettando la sua
parola creatrice, gli facevano sentire la morte, che essi davano alla sua
parola divina; io ero tutta attenzione, tutt’occhi nel guardare quel cuore
divino che sanguinava, ed offrivo il mio materno cuore per ricevere le stesse
ferite, per consolarlo e per dargli un appoggio nel momento che stava per
soccombere. Oh, quante volte, dopo avere donato la sua parola, lo vidi
dimenticato da tutti! Nessuno gli offriva un ristoro, e lui, solo, solo, fuori
dalle mura della città, all’aperto, sotto la volta del cielo stellato, poggiato
ad un albero, piangeva e pregava per la salvezza di tutti. La tua Mamma, figlia
cara, dalla sua casetta piangeva insieme con lui e, nella luce del Fiat Divino,
gli mandava le sue lacrime per ristoro, i suoi casti amplessi ed i suoi baci
per conforto.
Il mio amato Figlio,
vedendosi rigettato dai grandi e dai dotti, non si arrestò, né poteva
arrestarsi, poiché il suo amore correva verso le anime. Allora si circondò di
poveri, di afflitti, d’infermi, di zoppi, di ciechi, di muti e di tanti altri
mali che avevano oppresso le povere creature; queste creature erano l’immagine
dei tanti mali, che l’umana volontà aveva prodotto in esse. Il caro Gesù sanava
tutti, consolava ed istruiva tutti e così divenne l’amico, il padre, il medico,
il maestro dei poveri.
Figlia mia, furono i poveri
pastori che, con le loro visite, lo ricevettero nel nascere, e sono i poveri
che lo seguono negli ultimi anni della sua vita quaggiù, fino al suo morire. I
poveri e gli ignoranti sono più semplici, meno attaccati al loro giudizio e,
quindi, sono i favoriti, i benedetti ed i beniamini del mio caro Figlio;
infatti, egli sceglie poveri pescatori per apostoli e come colonne della Chiesa
futura.
Figlia carissima, se ti
dicessi ciò che operammo e soffrimmo il mio Figlio ed io, in questi tre anni
della sua vita pubblica, dovrei troppo dilungarmi. Ti raccomando che [in] tutto
ciò che puoi fare e soffrire sia il tuo atto primo e l’ultimo sia il Fiat
Divino. Nel Fiat mi separai da mio Figlio ed il Fiat mi diede la forza di
offrire il sacrificio. Troverai la forza in tutto, anche nelle pene che ti
costano la vita, se il tutto chiuderai nell’eterno Fiat. Perciò, dai la parola
alla Mamma tua che ti farai trovare sempre nella Divina Volontà. Così, anche tu
sentirai l’inseparabilità da me e dal nostro sommo bene Gesù.
L’anima
Mamma dolcissima, quanto ti
compatisco, vedendo
ti tanto soffrire. Deh, ti
prego, versa le tue lacrime e quelle di Gesù nell’anima mia, per riordinarla e
chiuder
la nel Fiat Divino.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, mi darai tutte le tue pene per compagnia alla mia solitudine; in ogni
pena metterai un ti amo per me e per il tuo Gesù, per riparare per quelli che
non vogliono ascoltare gli insegnamenti di Gesù.
Giaculatoria: Mamma divina,
la tua parola e quella di Gesù scendano nel mio cuore e formino in me il regno
della Divina Volontà.
Ventisettesimo giorno
La Regina dei dolori nel
regno della Divina Volontà. Suona l’ora del dolore, la passione, il deicidio.
Pianto di tutta la natura.
L’anima alla sua Madre
dolente
Mia cara Madre addolorata,
oggi più che mai sento l’irresistibile bisogno di stare a te vicina; no, non mi
sposterò dal tuo fianco, per essere spettatrice dei tuoi acerbi dolori e per
chiederti, come figlia, la grazia che tu deponga in me i tuoi dolori, quelli
del tuo Figlio Gesù ed anche la sua stessa morte, affinché la sua morte ed i
tuoi dolori mi diano la grazia di fare morire continuamente la mia volontà e di
farmi risorgere nella vita della Divina Volontà.
Lezione della Regina dei
dolori
Figlia carissima, non mi
negare la tua compagnia in tanta mia amarezza. La Divinità ha già decretato
l’ul
timo giorno del mio Figlio
quaggiù. Già un apostolo lo ha tradito, dandolo nelle mani dei giudei, per
farlo morire. Già il mio caro Figlio, in eccesso di amore e non volendo
lasciare i suoi figli, che con tanto amore è venu
to a cercare sulla terra,
ha istituito il sacramento del
l’Eucaristia, affinché
chiunque Lo voglia, Lo possa possedere. La vita del Figlio mio sta per finire e
per prendere il volo nella sua patria celeste. Ah, figlia cara! Il Fiat Divino
me lo diede, io nel Fiat Divino lo ricevetti ed ora nello stesso Fiat lo
consegno. Mi si strazia il cuore; mari immensi di dolore mi inondano, sento che
la vita mi viene meno per lo spasimo atroce. Nulla potevo negare al Fiat
Divino, anzi mi sentivo disposta a sacrificarlo
nel Volere Divino e onnipotente; io sentivo
tale forza in virtù di Esso, che avrei preferito morire anziché negare qualche
cosa alla Divina Volontà.
Figlia mia ascoltami: il
mio materno cuore è affogato nelle pene; il solo pensare che deve morire mio
Figlio, mio Dio, la mia vita, è più che morte per la Mamma tua; eppure so che
devo vivere. Che strazio! Squarci profondi si formano nel mio cuore, che da
spade taglien
ti viene passato da parte a
parte. Figlia cara, mi duole dirlo, ma devo dirtelo: in queste pene e squarci
profondi e nelle pene del mio amato Figlio, c’era l’anima tua, che, poiché la
tua volontà umana non si faceva dominare da quella di Dio, noi coprivamo di
pene, imbalsamavamo, fortificavamo con le nostre pene, affinché essa si
disponesse a ricevere la vita della Divina Volontà. Ah, se il Fiat Divino non
mi avesse sostenuta e non avesse continuato il corso dei mari infiniti di luce,
di gioia, di felicità, a fianco dei mari dei miei acerbi dolori, io sarei morta
tante volte per quante pene soffrì il mio caro Figlio! Oh, come mi sentii
straziare, quando l’ultima volta lo vidi pallido e con una mestizia di morte
sul volto!
Con voce tremante, come se
volesse dare in singhiozzo, mi disse: “Mamma, addio. Benedici il tuo Figlio e
dammi l’ubbidienza di morire. Il mio ed il tuo Fiat Divino mi fecero concepire,
il mio ed il tuo Fiat Divino mi devono fare morire. Presto Mamma cara, pro
nuncia il tuo Fiat e dimmi
ti benedico e ti do l’ubbi
dienza di morire
crocifisso. Così vuole l’eterno Volere, così voglio anche io”.
Figlia mia, che schianto
per il mio cuore trafitto! Eppure dovetti dirlo, perché in noi non esistevano
pene forzate, ma solo quelle volontarie. Quindi ci benedimmo reciprocamente e
ci guardammo con lo sguardo che non sa distaccarsi più dall’oggetto amato; il
caro mio Figlio, la dolce mia vita, partì, ed io, la tua Mamma dolente, lo
lasciai; ma l’occhio dell’anima mia non lo perdette mai di vista, lo seguì
nell’Orto e nella sua tremenda agonia; oh, come mi sanguinò il cuore nel
vederlo abbandonato da tutti, persino dai suoi più fidi e cari apostoli! Figlia
mia, l’essere abbandonato dalle persone care è uno dei dolori più grandi per un
cuore umano, nelle ore tempestose della vita; ciò fu tanto più vero per il mio
Figlio, che tanto aveva amato e beneficiato
i suoi apostoli e che stava per dare la vita
per coloro che lo abbandonarono nell’ora estrema della sua vita, per coloro che
erano fuggiti. Che dolore! Io, nel vederlo agonizzare sudando sangue,
agonizzavo insieme con lui e lo sostenevo nelle mie braccia materne. Io ero
inseparabile dal Figlio mio, le sue pene si riflettevano nel mio cuore
liquefatto dal dolore e dall’amore, ed io le sentivo più di quanto non fossero
state mie. Così lo seguii tutta la not
te; non ci fu pena né
accusa che gli fecero, che non risuonò nel mio cuore. All’alba del mattino, non
potendone più, accompagnata dal discepolo Giovanni, dalla Maddalena e da altre
pie donne, lo volli seguire passo passo da un tribunale all’altro, anche
corporalmente.
Figlia mia carissima, io
sentii lo scroscio delle battiture che piovvero sul corpo nudo di mio Figlio,
sentii le burla, le risa sataniche ed i colpi che gli dettero sulla testa
quando lo coronarono di spine. Lo vidi quando Pilato lo mostrò al popolo,
sfigurato ed irriconoscibile; le mie orecchie furono assordate dal
crocifiggilo, crocifiggilo. Lo vidi addossarsi la croce sulle spalle, sfinito,
affannato; io, non potendo resistere, affrettai il passo per dargli l’ultimo
abbraccio ed asciugargli il volto tutto bagnato di sangue. Per noi non ci fu
pietà. I soldati crudeli lo strattonano con le funi e lo fanno cadere.
Figlia cara, che pena
straziante non potere soccorrere in tante pene il mio caro Figlio! Ogni pena
apriva un mare di dolore nel mio trafitto cuore.
Finalmente lo seguii al
Calvario, dove, in mezzo a pene inaudite ed a contorcimenti orribili, fu
crocifisso ed innalzato in croce; solo allora mi fu concesso di stare ai piedi
della croce, per ricevere dalle sue labbra moren
ti il dono di tutti i miei
figli ed il diritto e suggello della mia maternità su tutte le creature; dopo
poco, fra spasimi inauditi, spirò. Tutta la natura si vestì a lutto e pianse la
morte del suo Creatore. Pianse il sole, oscurandosi e ritirandosi inorridito
dalla faccia della terra. Pianse la terra con un forte tremito, squarciandosi
in vari punti, per il dolore della morte del suo Creatore. Tutti piangono: le
sepolture con l’aprirsi, i morti col risorgere, ed anche il velo del tempio
piange di dolore, squarciandosi. Tutti perdono il brio e sentono terrore e
spavento. Figlia mia, la tua Mamma sta impietrita dal dolore, aspettandolo
nelle sue braccia, per chiuderlo nel sepolcro.
Ascoltami nel mio intenso dolore; voglio parlarti, con le pene del mio Figlio,
dei gravi mali della tua volontà umana; guardalo nelle mie braccia dolenti,
vedi come è sfigurato, è il vero ritratto dei mali che il volere umano fa alle
povere creature; il mio caro Figlio volle soffrire tante pene, per rialzare
questa volontà caduta nel basso di tutte le miserie; ogni pena di Gesù ed ogni
mio dolore chiamavano il volere umano a risorgere nella Volontà Divina. Fu
tanto il nostro amore, che per mettere al sicuro questa volontà umana, la
riempimmo delle nostre pene fino ad affogarla ed a chiuderla dentro i mari
immensi dei miei dolori e di quelli del mio amato Figlio. Questo giorno di
dolori per la tua Madre dolente è tutto per te; dai, in contraccambio, nelle
mie mani, la tua volontà, affinché io la chiuda nelle piaghe sanguinanti di
Gesù; ciò sia la più bella vittoria della sua passione e morte ed il trionfo
dei miei acerbissimi dolori.
L’anima
Mamma dolente, le tue
parole mi feriscono il cuore e mi sento morire, sapendo che è stata la mia
volontà ribelle che ti ha fatto tanto soffrire. Perciò ti prego di chiudere la
mia volontà nelle piaghe di Gesù, affinché io viva delle sue pene e dei tuoi
acerbi dolori.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, bacerai le piaghe di Gesù dicendo cinque atti d’amore; pregherai che
i miei dolori suggellino la tua volontà all’apertura del suo sacro costato.
Giaculatoria: Le piaghe di
Gesù ed i dolori della Mamma mia mi diano la grazia di fare risorgere la
volontà mia nella Volontà di Dio.
Ventottesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà. Il limbo, l’attesa. Vittoria sulla morte, la
risurrezione.
L’anima alla sua Madre
Regina
Mamma trafitta, la tua
piccola figlia, sapendoti sola, senza l’amato bene Gesù, vuole tenersi stretta
a te, per farti compagnia nella tua amarissima desolazione. Senza Gesù, tutte
le cose si cambiano in dolore per te. Il ricordo delle sue pene strazianti, il
dolce suono della sua voce, che ancora risuona al tuo udito, l’affascinante
sguardo del caro Gesù, ora dolce, ora mesto, ora gonfio di lacrime, che sempre
rapiva il tuo materno cuore, il non averli più con te è come avere spade
taglienti che passano da parte a parte il tuo trafitto cuore. Mamma desolata,
la tua cara figlia vuole ad ogni pena darti un sollievo ed un compatimento.
Vorrei essere Gesù, per poterti dare tutto l’amore, tutti i conforti, sollievi
e compatimenti che ti avrebbe dato lui, in questo tuo stato d’amara
desolazione. Il dolce Gesù mi ha dato a te come figlia, per
ciò mettimi al suo posto
nel tuo materno cuore, ed io sarò tutta della Mamma mia, ti asciugherò le
lacrime e ti farò sempre compagnia.
Lezione della Regina e
Madre desolata
Figlia carissima, grazie
della tua compagnia; se vuoi che la tua compagnia mi sia dolce, cara e
portatrice di sollievo al mio trafitto cuore, voglio trovare in te la Volontà
Divina operante, dominante, e che non ceda alla tua volontà neppure un respiro
di vita. Allora sì, ti scambierò con il mio Figlio Gesù, perché stando la sua
Volontà in te, in Essa sentirò Gesù nel tuo cuore; oh, come sarò felice di
trovare in te il primo frutto delle sue pene e della sua morte! Trovando nella
figlia mia il mio amato Gesù, le mie pene si cambieranno in gioie ed i miei
dolori in conquiste.
Ascoltami figlia dei miei
dolori: appena il mio caro Figlio spirò, scese nel limbo, come trionfatore ed
apportatore di gloria e di felicità; in quel carcere si trovavano tutti i
patriarchi e profeti, il primo padre Adamo, il caro San Giuseppe, i miei santi
genitori e tutti quelli che, in virtù dei meriti del futuro Redentore, si erano
salvati. Io ero inseparabile dal Figlio mio e neppure la morte me lo poteva
togliere. Nella foga dei miei dolori, lo seguii nel limbo e fui spettatrice
della festa e dei ringraziamenti, che tutta quella grande turba di gente diede
a lui, che aveva tanto sofferto e che aveva fatto il primo suo passo verso di
loro, per beatificarli e per portarli con sé nella celeste gloria.
Appena morì, cominciarono
le conquiste e la gloria per Gesù e per tutti quelli che l’hanno amato. Questo
evento, figlia cara, è il simbolo della creatura che, facendo morire la propria
volontà unendosi con la Volontà Divina, comincia le conquiste, nell’ordine
divino, della gloria e della gioia, anche in mezzo ai più grandi dolori.
Nonostante che gli occhi dell’anima mia seguissero mio Figlio e mai lo
perdessero di vista, in quei tre giorni che stette sepolto, io sentii tale
ansia di vederlo risorto, che andavo ripetendo nella mia foga d’amore: “Sorgi
gloria mia, sorgi vita mia!”. I miei desideri erano ardenti, i miei sospiri di
fuoco, fino a sentirmi consumare. In queste ansie, vidi che il mio caro Figlio,
accompagnato da quella grande turba di gente, uscì dal limbo, in atto di
trionfo, e si portò al sepolcro. Era l’alba del terzo giorno; come tutta la natura
lo aveva pianto, così ora gioiva, tanto che il sole anticipò il suo corso, per
essere presente nel momento in cui mio Figlio risuscitava. O, meraviglia! Prima
di risorgere, egli fece vedere a quella turba di gente la sua santissima
umanità sanguinante, piagata, sfigurata, così come era stata ridotta per amore
loro e di tutti. Tutti furono commossi ed ammirarono gli eccessi di amore ed il
grande portento della redenzione.
Figlia mia, ti avrei voluta
presente nel momento in cui risuscitò mio Figlio. Egli era tutto maestà; la sua
Divinità, unita alla sua anima, emanava mari di luce e di bellezza incantevole,
che riempivano cielo e terra; come trionfatore, facendo uso del suo potere,
comandò alla sua morta umanità di ricevere di nuovo la sua anima e di risorgere
trionfante e gloriosa nella vita immortale. Che atto solenne! Il mio caro Gesù
trionfava sulla morte, dicendo: “Morte, tu non sarai più morte, ma vita”.
Con quest’atto di trionfo,
mise il suggello che [egli] era uomo e Dio; con la sua risurrezione confermava
non solo la sua dottrina, i miracoli, la vita dei sacramenti e tutta la vita
della Chiesa, ma trionfava sulle volontà umane affievolite e quasi spente nel
vero bene, per fare trionfare sopra di esse la vita di quel Volere Divino, che
doveva portare alle creature la pienezza della santità e di tutti i beni. Nel
medesimo tempo, gettava, in virtù della sua risurrezione, il germe nei corpi
per risorgere alla gloria imperitura. Figlia mia, la risurrezione di mio Figlio
racchiude tutto, dice tutto, conferma tutto ed è l’atto più solenne che egli
fece per amore delle creature.
Ascoltami figlia mia, ti
voglio parlare da Mamma, che ama tanto la figlia sua. Voglio dirti cosa
significhi fare la Volontà Divina e vivere di Essa; l’esempio te lo danno mio
Figlio ed io. La nostra vita fu cosparsa di pene, di povertà, di umiliazioni,
persino della morte di pene del mio amato Figlio, ma in tutto ciò correva la
Volontà Divina. Essa era la vita delle nostre pene e noi ci sentivamo
trionfanti e conquistatori, tanto da cambiare la stessa morte in vita. Nel
vedere il gran bene che produce il patire volontariamente, ci esponevamo al
patire, poiché stando in noi la Divina Volontà, nessuno si poteva imporre su di
Essa, né su di noi. Il patire stava in nostro potere e lo chiamavamo, come
alimento e trionfo della redenzione, per potere portare il bene a tutto il
mondo intero.
Figlia cara, se la tua vita
e le tue pene avranno per centro di vita la Divina Volontà, sii certa che il
dolce Gesù si servirà di te e delle tue pene per dare aiuto, luce e grazia a
tutto l’universo. Perciò fatti coraggio, la Divina Volontà sa fare cose grandi
dove Essa regna; in tutte le circostanze, specchiati in me e nel tuo dolce Gesù
e cammina avanti.
L’anima
Mamma Santa, se tu mi
aiuti, mi terrai difesa sotto il tuo manto, facendomi da celeste sentinella, io
sono certa che tutte le mie pene le convertirò in Volontà di Dio e ti seguirò
passo passo nelle vie interminabili del Fiat supremo. So che il tuo amore
affascinante di Madre e la tua potenza vinceranno la mia volontà e la terranno
in tuo potere, e tu me la cambierai con la Divina Volontà. Mamma mia, a te mi
affido e nelle tue braccia mi abbandono.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, dirai sette volte: “Non la mia volontà, ma la tua sia fatta”; mi
offrirai i miei do
lori per chiedermi la
grazia che tu faccia sempre la Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma mia,
per la risurrezione di tuo Figlio, fammi risorgere nella Volontà di Dio.
Ventinovesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà. L’ora del trionfo; apparizione di Gesù. I fuggiti
si stringono intorno alla Vergine, come arca di salvezza e di perdono. Gesù
parte per il cielo.
L’anima alla sua Madre
Regina
Madre ammirabile, eccomi di
nuovo a te, sulle tue ginocchia materne, per unirmi con te nella festa e nel
trionfo della risurrezione del nostro caro Gesù. Come è bello oggi il tuo
aspetto, tutto amabile, tutto dolcezza, tutto gioia; mi sembra di vederti
risorta insieme con Gesù. O Mamma Santa, in tanta gioia e trionfo, non ti
dimenticare della figlia tua, anzi chiudi nell’anima mia il germe della
risurrezione di Gesù, affinché, in virtù di essa, l’anima mia risorga
pienamente nella Divina Volontà e viva sempre unita con te e con il mio dolce
Gesù.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia benedetta del mio
materno cuore, grande fu la mia gioia ed il mio trionfo nella risurrezione del
Figlio mio; io mi sentii rinata e risorta in lui. Tutti i miei dolori si
cambiarono in gioie ed in mari di grazie, di luce, di amore, di perdono per le
creature; tali mari stendevano la mia maternità sopra tutti i figli miei,
datimi da Gesù, con il suggello dei miei dolori.
Ascoltami figlia cara: tu
devi sapere che, dopo la morte di mio Figlio, mi ritirai nel cenacolo, insieme
con l’amato Giovanni e con Maddalena. Ma il mio cuore restava trafitto poiché
solo Giovanni mi era vicino; nel mio dolore dicevo: “E gli altri apostoli, dove
sono?”. Appena i fuggiti sentirono che Gesù era morto, toccati da grazie
speciali, tutti commossi e piangenti, ad uno ad uno tornarono intorno a me,
facendomi corona; con lacrime e sospiri mi chiesero perdono, per avere così
vilmente abbandonato il loro Maestro. Io li accolsi maternamente nell’arca di
rifugio e di salvezza del mio cuore, assicurai a tutti il perdono del Figlio
mio, li incoraggiai a non temere, dissi loro che la sorte loro stava nelle mie
mani, perché tutti Gesù me li aveva dati per figli, ed io come tali li
riconoscevo.
Figlia benedetta, tu sai
che io fui presente alla risurrezione del figlio mio. Non ne feci motto ad
alcuno, aspettando che Gesù stesso si manifestasse risorto, glorioso e
trionfante. La prima che lo vide risorto fu la fortunata Maddalena, poi le pie
donne, e tutte vennero a me dicendomi di avere visto Gesù risorto ed il
sepolcro vuoto; io ascoltavo tutti e, con aria di trionfo, confermavo tutti
nella fede della risurrezione. Entro sera, quasi tutti gli apostoli lo videro,
e tutti si sentirono trionfanti d’essere stati apostoli di Gesù. Che
cambiamento di sce
na! Figlia cara, il simbolo
di chi si è fatto dominare dal
la volontà umana è
rappresentato dagli apostoli che fuggono e che abbandonano il loro Maestro; è
tanto il loro timore e tanta la loro paura, che si nascondono, e Pietro giunge
persino a negarlo. Oh, se fossero stati dominati dalla Divina Volontà, mai
sarebbero fuggiti dal loro Maestro! Coraggiosi e trionfanti non si sarebbero
mai staccati dal suo fianco, e si sarebbero sentiti onorati di offrire la loro
vita per difenderlo.
Figlia cara, il mio amato
Figlio Gesù restò risuscitato sulla terra quaranta giorni; spesso compariva
agli apostoli ed ai discepoli per confermarli nella fede e nella certezza della
sua risurrezione; quando non stava con gli apostoli, stava insieme con la Mamma
sua nel cenacolo, circondato dalle anime uscite dal limbo. Al termine dei
quaranta giorni, l’amato Gesù ammaestrò gli apostoli e, lasciando la sua Mamma
come guida e maestra, promise la discesa dello Spirito Santo; benedicendo
tutti, partì, prendendo il volo per la volta dei cieli, insieme con quella
grande turba di gente uscita dal limbo. Tutti quel
li che erano presenti, ed
erano in gran numero, lo videro salire; quando arrivò in alto, una nube di luce
lo tolse dalla loro vista.
Figlia mia, la tua Mamma lo
seguì nel cielo ed assistette alla grande festa dell’ascensione. A me non era
estranea la patria celeste; senza di me non sarebbe stata completa la festa del
Figlio mio asceso al cielo.
Una parolina a te figlia
carissima: tutto ciò che hai ascoltato ed ammirato non è stato altro che il
potere del Volere Divino, operante in me e nel Figlio mio. Amo tanto chiudere
in te la vita della Divina Volontà: è vita operante, che tutti dovrebbero
avere, anche se la maggior parte delle creature la tengono soffocata per farsi
servire. Tale vita, che potrebbe operare prodigi di santità e di grazia ed
opere degne della sua potenza, è costretta dalle creature a stare con le mani
piegate, senza potere svolgere il suo potere. Sii attenta; fa che la Divina
Volontà si stenda in te ed operi, con il suo potere, ciò che vuole e come lo
vuole.
L’anima
Mamma santissima, le tue
belle lezioni mi rapiscono; oh, quanto desidero la vita operante della Divina
Volontà nell’anima mia! Voglio essere anche io l’inse
parabile dal mio Gesù e da
te, Mamma mia. Per essere certa di ciò, tu devi prendere l’impegno di tenere la
mia volontà, chiusa nel tuo materno cuore; anche se vedi che ciò mi costa
molto, non me la devi restituire mai; così potrò essere sicura, altrimenti
saranno parole senza fatti. La tua figlia a te si raccomanda e da te tutto
spera.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, farai tre genuflessioni per mio Figlio che ascese al cielo; lo
pregherai di farti ascendere nella Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma mia,
con il tuo potere trionfa nell’anima mia e fammi rimanere nella Volontà di Dio.
Trentesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà. La maestra degli apostoli; sede del centro della
Chiesa nascente; barca di rifugio. Discesa dello Spirito Santo.
L’anima alla sua Madre
celeste
Eccomi a te di nuovo
Sovrana del cielo; mi sento verso di te talmente attirata, che conto i minuti,
aspettando che la tua altezza suprema mi chiami, per darmi le belle sorprese
delle tue lezioni materne. Il tuo amore di Madre mi rapisce e, sapendo che tu
mi ami, il mio cuore gioisce; ho tutta la fiducia che la Mamma mia mi darà
tanto amore e tanta grazia, da formare il dolce incanto alla mia volontà umana,
affinché il Volere Divino stenda i suoi mari di luce nell’anima mia e metta il
suggello del suo Fiat in tutti gli atti miei. Deh, o Mamma Santa, non mi
lasciare più sola e fa che scenda in me lo Spirito Santo, affinché bruci in me
ciò che alla Divina Volontà non appartiene!
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia benedetta, le
tue parole fanno eco nel mio cuore e, sentendomi ferire, mi riverso in te con i
miei mari di grazie, che corrono verso la figlia mia, per darle la vita della
Divina Volontà. Se tu mi sarai fedele, io non ti lascerò più. Starò sempre con
te per darti in ogni tuo atto, parola e palpito, il cibo della Divina Volontà.
Ascoltami figlia mia, il nostro sommo bene Gesù è partito per il cielo e sta
innanzi al suo celeste Padre a perorare per i suoi figli e fratelli, lasciati
sulla terra. Egli dal
la patria celeste guarda
tutti, non gli sfugge nessuno; è tanto il suo amore, che lascia la sua Mamma
ancora sul
la terra, per conforto,
aiuto, ammaestramento e compagnia ai suoi e miei figli.
Devi sapere che, dopo che
mio Figlio partì al cielo, io continuai a stare insieme con gli apostoli nel
cenacolo, aspettando lo Spirito Santo. Tutti erano stretti intorno a me, si
pregava insieme, non facevano alcunché senza il mio consiglio. Quando io
prendevo la parola per istruirli o per dire qualche aneddoto su mio Figlio, che
loro non conoscevano, come per esempio: le particolarità della sua nascita, le
sue lacrime infantili, i suoi tratti amorosi, gli incidenti successi in Egitto,
le tante meraviglie della vita nascosta in Nazareth, essi erano attenti ad
ascoltarmi, restavano rapiti nel sentire tante sorprese, tanti insegnamenti che
avevo ricevuto, affinché servissero a loro; mio Figlio, poco o nulla parlò di
se stesso agli apostoli, riserbò a me il compito di fare loro conoscere quanto
li avesse amati e le particolarità che solo la sua Mamma conosceva. Figlia mia,
io ero in mezzo ai miei apostoli più che il sole nel giorno; fui l’ancora, il
timone, la barca, dove trovarono rifugio per stare sicuri e difesi da ogni
pericolo. Posso dire che partorii la Chiesa nascente sulle mie ginocchia
materne; le mie braccia furono la barca che li guidò a porto sicuro, come guido
la Chiesa tutt’ora.
Giunse il tempo che scese
lo Spirito Santo, promesso dal Figlio mio, nel cenacolo. Che trasformazione,
figlia mia! Appena furono investiti, essi acquistarono nuova scienza, fortezza
invincibile, amore ardente; una nuova vita scorse in loro, che li rese impavidi
e coraggiosi, tanto che si divisero tra loro il mondo per fare conoscere la
redenzione ed offrire la loro vita per il Maestro; io restai con l’amato
Giovanni e fui costretta ad uscire da Gerusalemme, perché cominciò la tempesta
della persecuzione.
Figlia mia carissima, tu
devi sapere che io continuai il mio magistero nella Chiesa, e non vi è cosa in
essa che da me non discenda; posso dire che dono le mie viscere per amore dei
figli miei e li nutrisco con il mio lat
te materno. In questi tempi
voglio mostrare un amore speciale, facendo conoscere come tutta la mia vita sia
stata formata nel regno della Divina Volontà. Perciò, ti chiamo sulle mie
ginocchia, fra le mie braccia materne, che, facendoti da barca, ti permettano
di essere sicura di vivere nel mare della Divina Volontà. Grazia più grande non
potrei farti. Ti prego, contenta la Mamma tua! Vieni a vivere in questo regno
sì santo; quando vedi che la tua volontà vorrebbe avere qualche atto di vita,
vieni a rifugiarti nella sicura barca delle mie braccia, dicendomi: “Mamma mia,
la mia volontà mi vuole tradire ed io la consegno a te, affinché tu metta al
suo posto la Divina Volontà”. Oh, come sarò felice se potrò dire: “La figlia
mia è tutta mia, perché vive di Volontà Divina”; io farò scendere lo Spirito
Santo nell’anima tua, affinché bruci in te ciò che è umano e, con il suo soffio
refrigerante, imperi sopra di te e ti confermi nella Divina Volontà.
L’anima
Maestra divina, oggi la tua
piccola figlia si sente il cuore tanto gonfio, da sfogarsi in pianto e bagnare,
con le sue lacrime, le tue mani materne; un velo di mestizia mi invade e temo
di non trarre profitto dai tanti tuoi insegnamenti e dalle tante tue, più che
materne, premure. Mamma mia, aiutami, fortifica la mia debolezza e metti in fuga
i miei timori; io, abbandonandomi nelle tue brac
cia, sarò certa di vivere
tutta di Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, reciterai sette Gloria in onore dello Spirito Santo, pregandomi che
si rinnovino i suoi prodigi in tutta la Santa Chiesa.
Giaculatoria: Mamma
celeste, fuoco e fiamme versa nel cuore mio, affinché si consumi e bruci tutto
ciò che non è Volontà di Dio.
Trentunesimo giorno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà. Passaggio dalla terra al cielo, ingresso felice.
Cielo e terra festeggiano la nuova arrivata.
L’anima alla sua gloriosa
Regina
Mia cara Mamma celeste,
sono di ritorno tra le tue braccia materne; nel guardarti, vedo che un dolce
sorriso sfiora le tue labbra purissime; il tuo atteggiamento, oggi, è tutto a
festa; mi sembra che, qualche cosa che debba sorprendermi, tu voglia narrare e
confidare alla figlia tua. Mamma Santa, ti prego, con le tue mani materne, di
toccare la mia mente e di svuotare il mio cuore, affinché io possa comprendere
i tuoi santi insegnamenti e metterli in pratica.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, oggi la
tua Mamma è in festa; voglio parlarti della mia dipartita dalla terra al cielo,
del giorno in cui finii di compiere la Divina Volontà sulla terra; non ci fu in
me né un respiro, né un palpito, né un passo, in cui il Fiat Divino non avesse
il suo atto completo; ciò mi abbelliva, mi arricchiva, mi santificava tanto,
che gli stessi angeli ne restavano rapiti. Tu devi sapere che, prima di partire
per la patria celeste, io con il mio amato Giovanni ritornai a Gerusalemme; fu
l’ultima volta che in carne mortale camminai sulla terra. La creazione tutta,
come se l’avesse intuito, si prostrò a me d’intorno; dai pesci che stavano nel
mare, che io attraversai, al più piccolo uccellino, vollero essere benedetti
dalla loro Regina ed io tutti benedissi e detti loro l’ultimo addio. Giunta a
Gerusalemme e ritiratami presso un appartamento, dove mi aveva condotta
Giovanni, mi chiusi per non uscirne più.
Figlia benedetta, tu devi
sapere che cominciai a sen
tire un tale martirio
d’amore, unito ad ansie ardenti di raggiungere mio Figlio nel cielo, da
sentirmi consumare; mi sentii inferma d’amore ed ebbi dei forti deliri e
deliqui d’amore.
Io non conobbi mai
malattia, né alcuna indisposizio
ne leggera; alla mia
natura, concepita senza peccato e vissuta tutta di Volontà Divina, mancava il
germe dei mali naturali; se le pene mi corteggiarono tanto, esse furono tutte
di ordine soprannaturale; queste pene furono per la tua Mamma celeste trionfi
ed onori, e mi permisero di ottenere che la mia maternità non fosse sterile, ma
conquistatrice di molti figli. Vedi, dunque, figlia cara, cosa significhi
vivere di Volontà Divina? Annullare il germe dei mali naturali, che non
producono onori e trionfi, ma debolezze, miserie e sconfitte.
Figlia carissima, ascolta
l’ultima parola della tua Mamma, che sta per partire per il cielo: non partirei
con
tenta, se non lasciassi la
figlia mia al sicuro; prima di partire, voglio fare testamento, lasciandoti per
dote quel
la stessa Volontà Divina,
che possiede la Mamma tua e che tante grazie mi ha dato fino a rendermi Madre
del Verbo, Signora e Regina del cuore di Gesù, Madre e Regina di tutti.
Senti figlia cara, è
l’ultimo giorno del mese a me consacrato; io ti ho parlato, con tanto amore, di
ciò che ha operato la Divina Volontà in me, del gran bene che Essa sa fare e di
cosa significhi farsi dominare da Essa; ti ho parlato anche dei gravi mali
dell’umano volere. Ma credi tu che tutto ciò sia avvenuto solo per farti una
narrazione? No, la tua Mamma, quando parla, vuole dare; io nella foga del mio
amore, in ogni parola che ti ho detto, legavo l’anima tua al Fiat Divino, e ti
preparavo la dote in cui tu potessi vivere ricca, felice, dotata di forza
divina. Ora che sto per partire, accetta il mio testamento; l’anima tua sia la
carta in cui io scrivo, con la penna d’oro del Volere Divino e con l’inchiostro
del mio ardente amore che mi consuma, la testimonianza della dote che ti
faccio. Figlia benedetta, assicurami che non farai mai più la tua volontà;
metti la mano sul mio cuore materno e giurami di chiudere la tua volontà nel
mio cuore, cosicché, non sentendola, non avrai occasione di farla, ed io
porterò la tua volontà in cielo, come trionfo e vincita della figlia mia. Deh,
figlia cara! Ascol
ta l’ultima parola della
tua Mamma morente di puro amore; ricevi l’ultima mia benedizione, come suggello
della vita della Divina Volontà, che lascio in te e che formerà il tuo cielo,
il tuo sole, il tuo mare d’amore e di grazia.
In questi ultimi momenti,
la tua Mamma celeste vuole affogarti d’amore e soffrire in te, per ottenere di
sentire l’ultima tua parola che dica che ti contenti di morire e di fare
qualunque sacrificio, pur di non dare un atto di vita alla tua volontà;
dimmela, figlia mia, dimmela!
L’anima
Mamma Santa, nella foga del
mio dolore, ti dico piangendo: “Se tu vedi che sto per fare un atto solo della
mia volontà, fammi morire; vieni tu stessa a prendere l’anima mia nelle tue
braccia e portala lassù. Io, di cuore, prometto e giuro di non fare mai la mia
volontà”.
La Regina d’amore
Figlia benedetta, come sono
contenta; non avrei po
tuto narrarti la mia
dipartita al cielo, se non fossi stata rassicurata dalla figlia mia sulla terra
di volersi dotare di Volontà Divina. Sappi che dal cielo non ti lascerò, non
rimarrai orfana e ti guiderò in tutto. Nel più piccolo tuo bisogno, come nel
più grande, chiamami ed io verrò subito a farti da mamma.
Figlia cara ascoltami: io
ero inferma di amore; il Fiat Divino, per consolare gli apostoli ed anche me,
per
mise, quasi in modo
prodigioso, che tutti gli apostoli, eccetto uno, mi facessero corona nel
momento che stavo per partire al cielo; tutti sentivano lo schianto nel loro
cuore e piangevano amaramente; io consolai tutti, racco
mandai, in modo speciale,
la Santa Chiesa nascente ed impartii a tutti la materna benedizione, lasciando
nei loro cuori, in virtù di tale benedizione, la paternità di amore verso le
anime. Il mio caro Figlio non faceva altro che andare e venire dal cielo,
poiché non poteva più stare senza la sua Mamma; Gesù, dopo avere [io] dato l’ul
timo anelito di puro amore
nell’infinità del Volere Divino, mi ricevette tra le sue braccia e mi condusse
al cielo, in mezzo alle schiere angeliche, che inneggiavano alla loro Regina.
Posso dire che il cielo si svuotò per venirmi incontro; tutti mi festeggiarono
e, nel mirarmi, restarono rapiti, ed in coro dissero:
“Chi è costei che viene
dall’esilio tenuta nelle braccia del suo Signore? Tutta bella, tutta santa, con
lo scettro di Regina, ed è tanta la sua grandezza che i cieli si sono abbassati
per riceverla; nessun’altra creatura è entrata in queste regioni celesti, così
ornata e bella, così potente, da avere la supremazia su tutto”.
Figlia mia, vuoi tu sapere
chi è costei alla quale tut
to il cielo inneggia e per
la quale tutti restano rapiti? Sono io, colei che non fece mai la sua volontà;
il Volere Divino abbondò tanto in me, che distese cieli così belli, soli così
fulgidi, mari di tanta bellezza, di tanto amore, di tanta santità, che potevano
dare luce a tutti, amore a tutti, santità a tutti, e potevano racchiudere
dentro il mio cielo tutto e tutti; l’operato della Divina Volontà, operante in
me, aveva operato un così grande prodigio; ero l’unica creatura che entrava in
cielo e che aveva fatto la Divina Volontà sulla terra come la si fa in cielo, e
nella quale la Divina Volontà aveva formato il suo regno. Tutta la corte
celeste guardandomi restava meravigliata, poiché guardandomi mi trovava cielo
e, guardandomi di nuovo, mi trovava sole e, non potendo distaccare da me lo
sguardo, guardandomi più profondamente, mi vedeva mare e, infine, trovava in me
anche la terra tersissima della mia umanità, con le più belle fioriture; la
corte celeste, rapita, esclamava:
“Come è bella, tutto è
accentrato in lei; nulla le manca di tutte le opere del suo Creatore; lei è la
sola opera compiuta di tutta la creazione”.
Figlia benedetta, tu devi
sapere che fu la prima festa che si fece in cielo alla Divina Volontà, che
tanti prodigi aveva operato nella sua creatura. La mia entrata in cielo fu
festeggiata da tutta la corte celeste, poiché io ero testimonianza di ciò che
può operare di bello e di grande nella creatura il Fiat Divino. Poiché d’allora
in poi non si sono più ripetute queste feste, la Mamma tua ama tanto che la
Divina Volontà regni in modo assoluto nelle anime, per permetterle di farle
ripetere i suoi grandi pro
digi e le sue feste
meravigliose.
L’anima
Mamma di amore, Imperatrice
Sovrana, dal cielo, ove gloriosamente regni, volgi lo sguardo pietoso sulla
terra ed abbi pietà di me. Oh, come sento bisogno della mia cara Mamma! Sento
che mi manca la vita senza di te, tutto vacilla senza la Mamma mia, perciò non
lasciarmi a metà del cammino, ma continua a guidarmi fino a tanto che tutte le
mie cose non si convertano in Volontà di Dio, affinché Essa formi in me la sua
vita ed il suo regno.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, reciterai tre Gloria al
la Santissima Trinità, per
ringraziarla a nome mio della grande gloria che mi diede quando fui assunta in
cielo; mi pregherai di venirti ad assistere nel momento della tua morte.
Giaculatoria: Mamma
celeste, chiudi la mia volontà nel cuore tuo e lascia il sole della Divina
Volontà nel
l’anima mia.
Offerta della volontà umana
alla Regina celeste
Mamma dolcissima, eccomi
prostrata ai piedi del tuo trono. Sono la tua piccola figlia, che vuole darti
tutto il suo amore filiale; come figlia tua, voglio intrecciare tutti i
fioretti, le giaculatorie e le promesse che tante vol
te ho fatto, in questo mese
di grazie, di non fare mai la mia volontà, e formando una corona, voglio
metterla nel tuo grembo, come attestato di amore e di ringraziamenti alla Mamma
mia.
Ciò non basta; voglio che
prendi questa corona fra le tue mani, come segno di accettazione del mio dono,
e con il tocco delle tue dita materne la converti in tanti so
li, almeno quante sono
state le volte che ho cercato di fare la Volontà Divina nei piccoli miei atti.
Ah sì, Madre Regina, la tua
figlia vuole darti omaggi di luce e di soli fulgidissimi; so che tu hai tanti
soli, ma non sono i soli della figlia tua, invece io voglio darti i miei, per
dirti che ti amo e per impegnarti ad amarmi. Mamma Santa, tu mi sorridi e, con
tutta bontà, accetti il mio dono, ed io ti ringrazio di cuore. Voglio dirti
tante cose, voglio chiudere nel tuo cuore materno le mie pene, i miei timori,
le mie debolezze e tutto l’essere mio, come in un luogo di rifugio; voglio
consacrarti la mia volontà. Deh, o Mamma mia, accettala! Fanne un trionfo della
grazia ed un luogo dove la Divina Volontà stenda il suo regno. Questa mia
volontà, a te consacrata, ci renderà inseparabili e ci terrà in continuo
rapporto; le porte del cielo non si chiuderanno per me, perché avendoti
consacrato la mia volontà, in cambio mi darai la tua. Perciò, o la Mamma verrà
a stare con la sua figlia sulla terra, o la figlia andrà a vivere con la sua
Mamma in cielo. Oh, come sarò felice!
Senti Mamma carissima: per
rendere più solenne la consacrazione della mia volontà a te, chiama la Trinità
Sacrosanta, tutti gli angeli e tutti i santi; innanzi a tutti professerò, con
giuramento, di fare solenne consacrazio
ne della mia volontà alla
mia Mamma celeste.
Sovrana Regina, in
conclusione, chiedo la vostra santissima benedizione per me e per tutti. La
vostra benedizione sia la celeste rugiada che scende sui peccatori e li
converte, sugli afflitti e li consola, sul mondo intero e lo trasforma nel
bene, sulle anime purganti e smorza il fuoco che le brucia. La tua benedizione
materna sia pegno di salvezza per tutte le anime.
MEDITAZIONI
Appendice uno
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà sulla terra: Regina delle famiglie, Regina dei
miraco
li, vincolo di sposalizi
tra il Fiat e la creatura. Le noz
ze di Cana.
L’anima alla sua Madre
celeste
Mamma Santa, eccomi con te
e con il dolce Gesù ad assistere ad uno sposalizio, per vedere i prodigi, per
comprendere il grande mistero e per comprendere dove giunge, per me e per
tutti, il tuo amore materno. Deh, Madre mia, prendi la mia mano nella tua,
mettimi sulle tue ginocchia, investimi con il tuo amore, purifica la mia
intelligenza e dimmi perché volesti assistere a questo sposalizio.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, il
mio cuore è gonfio d’amore e sento il bisogno di dirti il motivo per il quale,
insieme con il Figlio mio Gesù, volli assistere alle nozze di Cana. Tu credi
che sia stata una cerimonia qualsiasi? No figlia, ci sono stati profondi
misteri. Prestami attenzione e ti dirò cose nuove; il mio amore di Madre si
manifestò in modo incredibile e l’amore di mio Figlio diede veri segni di
paternità e di regalità per le creature.
Ascoltami: mio Figlio era
tornato dal deserto e si preparava alla vita pubblica; prima di cominciarla,
volle assistere a questo sposalizio e, perciò, permise che fosse invitato. Ci
andammo, non per festeggiare, ma per operare cose grandi a favore delle umane
generazioni; mio Figlio prendeva il posto di Padre e di Re nelle famiglie, io
prendevo il posto di Madre e di Regina. Con la nostra presenza rinnovammo la
santità, la bellezza e l’ordine dello sposalizio, formato da Dio nell’Eden,
cioè lo sposalizio di Adamo ed Eva, sposati dall’Ente Supremo, per popolare la
terra e per moltiplicare le future generazioni; il matrimonio è la sostanza
dove sorge la vita delle generazioni; esso si può chiamare il tronco dal quale
viene popolata la terra. I sacerdoti ed i religiosi sono rami; se non fosse per
il tronco, neppure i rami avrebbero vita. Avvenne il peccato; Adamo ed Eva,
sottraendosi alla Divina Volontà, fecero perdere la santità, la bellezza e
l’ordine alla famiglia; io, la Mamma tua, la novella Eva innocente, insieme con
mio Figlio, andammo per riordinare ciò che Dio fece nell’Eden; Dio mi
costituiva Regina delle famiglie ed io impetravo grazie, affinché il Fiat
Divino regnasse in esse, per avere le famiglie che mi appartenevano e per
tenere il posto di Regina in mez
zo ad esse.
Ma non è tutto figlia mia.
Il nostro amore ardeva; volevamo fare conoscere quanto amavamo la famiglia e
volevamo darle la più sublime delle lezioni, ed ecco quale: nel più bello del
pranzo mancò il vino ed il mio cuore di Madre si sentì consumare d’amore e
volle prestare aiuto; sapendo che mio Figlio tutto poteva, con accenti
supplichevoli e certa di essere ascoltata, gli dissi: “Figlio mio, gli sposi
non hanno più vino”. Lui mi rispo
se: “Non è giunta l’ora mia
di fare miracoli”. Io, sapendo con certezza che non mi avrebbe negato ciò che
gli chiedevo, dissi a coloro che servivano a tavola: “Fate ciò che vi dice mio
Figlio ed avrete ciò che volete, anzi avrete il di più ed il sovrabbondante”.
Figlia mia, in queste poche parole io detti la lezione più utile, necessaria e
sublime, alle creature. Io parlavo con il cuore di Madre e dicevo: “Figli miei,
se volete essere santi, fate la Volontà di mio Figlio; se non vi spostate da
ciò che lui dice, avrete la sua somiglianza e la sua santità in vostro potere.
Se volete che tutti i mali cessino, fate ciò che dice mio Figlio. Se volete
qualunque grazia, anche difficile, fate ciò che dice e vuole. Se volete anche
le cose necessarie per la vita naturale, fate ciò che dice mio Figlio”. Perché
nelle sue parole, in ciò che dice e vuole, vi è racchiusa tale potenza e tutto
ciò che chiede
te, da fare sorgere nelle
anime vostre le grazie che vole
te. Si vedono tanti, pieni
di passioni, deboli, afflitti, sventurati, miserabili, che pur pregando non
fanno ciò che dice mio Figlio; nulla ottengono, il cielo pare chiuso per loro;
questo è un dolore per la tua Mamma, perché ella vede che, mentre pregano,
queste creature si allontanano dalla fonte dove risiede ogni bene, quale la
Volontà di mio Figlio. I servienti fecero esattamente ciò che disse loro mio
Figlio, cioè riempirono i vasi d’acqua e li portarono a tavola. Il mio caro
Gesù benedisse quell’acqua, che si convertì in vino squisito. Oh, mille volte
beati coloro che fanno ciò che lui dice e vuole! Con questo miracolo, mio
Figlio mi dette l’onore più grande, mi costituì Regina dei miracoli; per questo
motivo, egli volle la mia unione e preghiera nel fare il primo miracolo. Lui mi
amava tanto, ma tanto che volle darmi il primo posto di Regina anche nei
miracoli; con i fatti diceva, non con le parole: “Se volete grazie, miracoli,
venite a mia Madre, io non le negherò mai alcunché di ciò che ella vuole”.
Oltre ciò figlia mia,
assistendo a questo sposalizio, io guardavo i secoli futuri, vedevo il regno
della Divina Volontà sulla terra, guardavo le famiglie ed impetravo che
s’imbellissero dell’amore della Trinità Sacrosanta, per ottenere che il suo
regno fosse in pieno vigore. Con i miei diritti di Madre e Regina, prendevo a
cura il realizzarsi del regno della Divina Volontà e, possedendone la fonte,
mettevo a disposizione delle creature tutte le grazie, gli aiuti, la santità,
che sono necessari per vivere in un regno sì santo. Perciò vado ripetendo:
“Fate ciò che dice mio Figlio”.
Figlia mia, ascoltami, non
cercare altro, se vuoi tut
to in tuo potere e darmi il
contento di fare di te la vera figlia mia e della Divina Volontà. Allora io
prenderò l’impegno di formare lo sposalizio tra te ed il Fiat e, facendoti da
vera Madre, vincolerò lo sposalizio, dandoti, per dote, la stessa vita di mio
Figlio e, per dono, la mia maternità e tutte le mie virtù.
L’anima
Mamma celeste, quanto vi
devo ringraziare per il grande amore che mi portate! In tutto ciò che fate,
avete sempre un pensiero per me, mi preparate e mi date tali grazie che,
insieme a me, cieli e terra restano commossi e rapiti, e tutti vi diciamo:
“Grazie, grazie”. Deh, Mam
ma Santa scolpite nel mio
cuore le vostre sante parole: “Fa ciò che ti dice mio Figlio”, affinché queste
generino in me la vita della Divina Volontà, che tanto sospiro e voglio; tu
suggella la mia volontà, affinché sia sempre sottoposta alla Volontà Divina.
Fioretto: In tutte le
nostre azioni, tendiamo le orecchie per ascoltare la nostra Mamma celeste che ci
dice: “Fa ciò che ti dice mio Figlio”, affinché tutto facciamo per compiere la
Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma Santa,
vieni nell’anima mia e fai il miracolo di farmi possedere la Divina Volontà.
Appendice due
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà; suona la prima ora del dolore: eroismo nel
sottoporre l’infante divino al duro taglio della circoncisione.
L’anima alla sua Madre
celeste
Mamma Divina, il tuo amore
mi chiama potentemente presso di te, perché vuoi farmi partecipe delle tue
gioie e dei tuoi dolori, per chiuderli nel mio cuore, come pegno del tuo amore
e di quello del bambinello Gesù, affinché io comprenda quanto mi avete amato e
quanto sono obbligata ad imitarvi, secondo il modello della vostra vita, per
farne una copia perfetta. Tu, Mamma Santa, aiutami, affinché io possa imitarvi.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, come
sospiro la tua compagnia, per dirti la nostra storia di amore e di dolore; la
compagnia rende più dolci, più soavi e più care le gioie, ed il dolore resta
mitigato e contraccambiato dalla dolce compagnia di chi ci ama.
Tu devi sapere che, quando
erano trascorsi otto gior
ni dalla nascita
dell’infante divino, tutto era festa e felicità; la stessa creazione,
atteggiandosi a festa, festeggiava il Creatore bambino. Ma il dovere interruppe
le nostre gioie, perché in quei tempi c’era una legge che ordinava che tutti i
figli primogeniti dovessero sottoporsi al duro taglio della circoncisione; il
mio cuore di Madre sanguinava dal dolore, nel dovere sottoporre il mio caro
Figlio, la mia vita, il mio stesso Creatore, ad un dolore sì acerbo; avrei
voluto evitarglielo, subendo io analogo dolore; il Volere Supremo s’impose sul
mio amore e, dandomi l’eroismo, mi comandò di circoncidere il Dio bambino.
Figlia mia, tu non puoi comprendere quanto mi costò, ma vinse il Fiat Divino ed
io ubbidii insieme con San Giuseppe; ambedue d’accordo, si circoncise il mio
caro Figlio. Al taglio doloroso, io mi sentii strappare il cuore e piansi; San
Giuseppe pianse ed il mio caro bambino singhiozzò. Era tanto il dolore, che il
caro bambino tremava e, guardandomi, cercava in me aiuto; fu ora di dolore e di
spasimo per tutti e tre; il dolore fu tanto che, più di un mare, travolse tutte
le creature, per portare loro il primo pegno e la stessa vita di mio Figlio per
metterle in salvo.
Figlia mia benedetta, tu
devi sapere che questo taglio racchiudeva profondi misteri: primo fra tutti era
il suggello che imprimeva nella piccola umanità del celeste bambino la
fratellanza con tutta l’umana famiglia; il sangue che versò era il primo
esborso verso la divina giustizia, per riscattare tutte le umane generazioni.
Il caro bambino era innocente e non era obbligato alla legge, ma volle
sottoporvisi, per dare esempio, per dare fiducia e coraggio, e per dire a
tutti: “Non temete, sono un vostro fratellino, simile a voi, amiamoci e vi
metterò tutti in salvo, vi porterò tutti al mio Padre celeste, come miei cari
fratelli”. Figlia mia, quale esempio dà il celeste bambino! Lui, che è autore
della legge, ubbidisce alla legge; è nato da appena otto giorni e già sente il
dovere di sottoporsi al duro taglio della circoncisione, taglio incancellabile,
come incancellabile è l’unione, per la quale è venuto, con l’umanità degradata.
Ciò dice che la santità sta nel proprio dovere, nell’osservanza delle leggi e
nel compiere la Divina Volontà; santità senza dovere non esiste.
È il dovere che mette
l’ordine, l’armonia ed il suggello alla santità. Oltre ciò, figlia mia, tu devi
sapere che Adamo, dopo la sua breve vita d’innocenza, sottrasse alla Volontà
Divina la sua volontà umana, che restò più ferita di quanto non avrebbe fatto
un coltello micidiale; da questa ferita entrarono la colpa e le passioni, e
Adamo perdette così il bel giorno della Volontà Divina e si degradò tanto da
fare pietà. Il mio caro Figlio, dopo le gioie della nascita, volle essere
circonciso, affinché la sua ferita sanasse la ferita che si fece Adamo, facendo
la propria volontà, e con il suo sangue gli preparò il bagno per lavarlo da
tutte le sue colpe, per fortificarlo e per abbellirlo in modo da renderlo degno
di ricevere di nuovo quella Volontà Divina che aveva respinto e che aveva
formato la sua santità e la sua felicità.
Figlia, non ci fu opera o
pena che lui soffrì, che non cercasse di riordinare la Divina Volontà nelle
creature. Perciò ti stia a cuore in tutte le circostanze, anche dolorose ed
umilianti, di fare completamente la Divina Volontà, perché esse sono le materie
prime, in cui Gesù si nasconde, per operare nella creatura e per farle acquistare
la Sua vita praticante.
Figlia carissima, in tanto
dolore sorse la più bella gioia che fece arrestare le nostre lacrime; dopo la
circoncisione gli imponemmo il nome santissimo di Gesù, voluto dall’angelo; nel
pronunciare questo nome santissimo fu tale la gioia ed il contento, che si
addolcì il nostro dolore, anche perché in questo nome, colui che vuo
le trova il balsamo per i
suoi dolori, la difesa nei pericoli, la vittoria nelle tentazioni, la mano per
non cadere in peccato, la medicina per tutti i suoi mali. Questo nome
santissimo di Gesù fa tremare l’inferno, è riverito dagli angeli, suona dolce
all’orecchio del Padre celeste; dinanzi a questo nome tutti si inchinano ed
adorano. Nome potente, nome santo, nome grande; chi lo invoca con fede sentirà
le meraviglie ed il segreto miracoloso delle virtù di questo nome santissimo.
Figlia mia, ti raccomando,
pronuncialo sempre questo nome, Gesù, quando vedi che la tua volontà umana,
debole e vacillante, tentenna nel fare la Divina Volontà; il nome Gesù te la farà
risorgere nel Fiat Divino; se sei oppressa chiama Gesù, se lavori chiama Gesù,
se dormi chiama Gesù, e se ti svegli, la prima parola sia Gesù, chiamalo
sempre; è un nome che contiene mari di grazia, che vengono dati soltanto a chi
lo chiama e lo ama.
L’anima
Mamma celeste, quanto debbo
ringraziarvi per le tante belle lezioni che mi avete dato! Vi prego di
scriverle nel mio cuore, affinché io non le dimentichi mai; vi prego di dare il
bagno del sangue del celeste bambino all’anima mia, affinché egli sani le
ferite della mia volontà umana, chiuda dentro le ferite la Divina Volontà e,
come custodia, scriva sopra ogni ferita il nome santissimo di Gesù.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, farai cinque atti di amore al nome santissimo di Gesù, e mi
compatirai per il dolore che soffrii per la circoncisione del mio Figlio Gesù.
Giaculatoria: Mamma mia
scrivi nel mio cuore: Ge
sù, affinché egli mi dia la
grazia di vivere di Volontà Divina.
Appendice tre
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà. Una stella nuova con il suo dolce scintillio chiama
i Magi ad adorare Gesù. L’Epifania.
L’anima alla sua Madre
celeste
Eccomi di nuovo Mamma Santa
sulle tue ginocchia materne; il dolce bambino che stringi al seno e la tua
beltà rapitrice mi incatenano in modo tale che non posso allontanarmi da te;
oggi il tuo aspetto è più bello ancora, mi sembra che il dolore della
circoncisione ti abbia resa più bella; il tuo dolce sguardo guarda lontano, per
vedere se giungono persone a te care, in quanto senti il desiderio di fare conoscere
Gesù; io non mi distaccherò dal
le tue ginocchia, per
ascoltare le tue belle lezioni, affinché possa conoscere ed amare di più Gesù.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, tu hai
ragione nel vedermi più bella; tu devi sapere che quando vidi circonciso mio
Figlio e vidi sgorgare sangue dalla ferita, io amai quel sangue e quella ferita
e restai doppiamente Madre: Madre del Figlio mio e Madre del suo sangue e del
suo crudo dolore; così acquistai, innanzi alla Divinità, doppio diritto di Maternità,
doppio diritto di grazie per me e per tutto il genere umano. Ecco perché mi
vedi più bella. Figlia mia, com’è bello fare il bene, soffrire in pace per
amore di colui che ci ha creati; ciò lega la Divinità alla creatura, e Dio dà
tanto alla creatura, fino ad affogarla di grazie e di amore; questo amore e
queste grazie non sanno stare oziose, ma vogliono correre e darsi a tutti, per
fare conoscere colui che tanto ha dato. Ecco perché sentivo il bisogno di fare
conoscere mio Figlio.
Figlia mia benedetta, la
Divinità, che non sa negare alcunché a chi lo
ama, fa sorgere una nuova stella più bella e
luminosa sotto l’azzurro cielo, che, con la sua luce, va in cerca di adoratori,
per dire, con il suo muto scintillio, a tutto il mondo: “È nato colui che è
venuto a salvarvi, venite ad adorarlo ed a conoscerlo come vostro Salvatore”.
Quale ingratitudine umana!
Fra tanti, solo tre persone vi fecero attenzione e, senza badare a sacrifici,
si misero in via per seguire la stella; come la stella guidava nel cammino le tre
persone, così le mie preghiere, il mio amore, i miei sospiri, le mie grazie,
che volevano fare conoscere il celeste bambino, l’atteso di tutti i secoli,
come tante stelle scendevano nei loro cuori, illuminavano le loro menti,
guidavano il loro interno, in modo che sentissero, senza conoscerlo ancora, di
amare colui che cercavano; ed affrettavano il passo, per raggiungere e vedere
colui che tanto amavano. Figlia mia carissima, il mio cuore di Madre gioiva,
per la fedeltà, corrispondenza e sacrificio di questi Re Magi, che venivano a
conoscere e ad adorare mio Figlio. Non ti posso nascondere un mio segreto
dolore: fra tanti, tre appena, e nella storia dei secoli quante volte si sono
ripetuti questo mio dolore e questa ingratitudine umana! Io e mio Figlio non
facciamo altro che fare sorgere stelle, una più bella dell’al
tra, per chiamare, chi a
conoscere il suo Creatore, chi al
la santità, chi a risorgere
dal peccato, chi all’eroismo d’un sacrificio. Vuoi sapere tu quali sono queste
stelle? Un incontro doloroso è una stella, una verità che si conosce è una
stella, un amore non corrisposto da altre creature è una stella, un rovescio,
una pena, un disingan
no, una fortuna
inaspettata, sono tante stelle, che fanno luce nelle menti delle creature e,
carezzandole, vogliono fare trovare loro il celeste infante, che spasima di
amore e, intirizzito dal freddo, vuole un rifugio nei loro cuori, per farsi
conoscere ed amare. Ahimè, io, che lo tengo nelle mie braccia, aspetto invano
che le stelle mi portino le creature per deporlo nei loro cuori, e la mia
Maternità viene ristretta ed inceppata; mentre sono Madre di Gesù, mi viene
impedito di fare da Madre a tutti, perché le creature non sono intorno a me e
non cercano Gesù e, quando le stelle si nascondono, loro restano nelle
Gerusalemme del mondo, senza Gesù. Quale dolore figlia mia, quale dolore! Ci
vuole corrispondenza, fedeltà, sacrificio, per seguire le stelle; se sorge il
sole della Divina Volontà nell’anima, ci vuole molta attenzione, altrimenti si
resta nel buco dell’umano volere.
Figlia mia, i santi Re
Magi, allorché entrarono in Gerusalemme, perdettero la stella, ma nonostante
ciò non cessarono di cercare Gesù; quando giunsero fuori dalla città, la stella
ricomparve e li condusse festosi nel
la grotta di Betlemme. Io
li ricevetti con amore di Madre, ed il caro bambino li guardò con tanto amore e
maestà, facendo trasparire dalla sua piccola umanità, la sua Divinità; essi si
inginocchiarono ai suoi piedi, adorando e contemplando quella celeste beltà, lo
riconobbero per vero Dio e rimasero rapiti ed estasiati a goderselo, tanto che
il celeste bambino dovette ritirare la sua Divinità dalla sua umanità,
altrimenti essi sarebbero restati lì, senza potersi spostare dai suoi piedi
divini. Appena si riebbero dal rapimento, essi offrirono l’oro delle loro
anime, l’incenso della loro credenza e della loro adorazione, la mirra di tutto
il loro essere, per qualunque sacrifizio egli avesse voluto; essi aggiunsero
offerte e doni esterni che erano simbolo dei loro atti interni: oro, incenso e
mirra. Il mio amore di Madre, che non era ancora contento, volle dare nelle
loro braccia il dolce bambino; con quanto amore lo baciarono e lo strinsero al
loro petto! Sentirono in loro il paradiso anticipato. Con ciò, mio Figlio
legava tutte le nazioni gentili alla conoscenza del vero Dio e metteva a tutti
in comune i beni della redenzione ed il ritorno della fede in tutti i popoli;
si costituiva Re dei dominanti e, con le armi del suo amore, delle sue pene e
delle sue lacrime, imperando su tutto, richiamava il regno della sua Volontà
sulla terra. Io, la tua Mamma, volli essere la loro prima apostola; li istruii,
dissi loro la storia di mio Figlio, il suo amore ardente, raccomandai loro che
lo facessero conoscere a tutti e, preso il primo posto di Madre e Regina di
tutti gli apostoli, li benedissi e li feci benedire dal caro bambino; essi,
felici e con lacrime, ripartirono per le loro regioni. Io non li lasciai; con
affetto materno li accompagnai e, per contraccambiarli, feci sentire Gesù nei
loro cuori, che furono molto contenti. Tu devi sapere che mi sento vera Madre,
quando vedo che mio Figlio tiene il dominio, il possesso, e forma la sua
perenne dimora nei cuori che lo cercano e lo amano.
Ora una parolina a te
figlia mia; se vuoi che ti faccia da vera Madre, fammi deporre Gesù nel tuo
cuore; lo feliciterai con il tuo amore, lo alimenterai con il cibo della sua
Volontà, perché lui non prende altro cibo; lo vestirai con la santità delle tue
opere. Io verrò nel tuo cuore ed accudirò di nuovo, insieme con te, il mio caro
Figlio; farò a te ed a lui l’ufficio di Madre, così sentirò le pure gioie della
mia fecondità materna. Tu devi sapere che ciò che non comincia da Gesù, che sta
dentro il cuore, anche fosse[ro] le opere più belle esterne, non può mai piacermi,
perché è vuoto della vita del mio caro Figlio.
L’anima
Mamma Santa devo
ringraziarti molto, poiché vuoi deporre il celeste bambino nel mio cuore; come
sono contenta! Deh! Ti prego, nascondimi sotto il tuo manto, affinché non veda
altro che il bambino che sta nel cuore mio; formando di tutto il mio essere un
solo atto d’amo
re di Volontà Divina, fa
che questo cresca tanto sino a riempirmi tutta di Gesù, sicché resti di me solo
il velo che lo nasconde.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, verrai tre volte a baciare il celeste piccino e gli darai l’oro della
tua volontà, l’incenso delle tue adorazioni, la mirra delle tue pene, e mi
pregherai di chiuderlo nel tuo cuore.
Giaculatoria: Mamma
celeste, chiudimi nelle mura della Divina Volontà, per alimentare il mio caro
Gesù.
Appendice quattro
La Regina del Cielo nel
regno della Divina Volontà. Lascia Betlemme; il Fiat Divino la chiama all’eroi
smo del sacrificio di
offrire il bambinello Gesù per la salvezza del genere umano; la purificazione
L’anima alla sua Madre celeste
Mamma Santa eccomi vicino a
te, per accompagnar
ti al tempio dove vai a
compiere il più grande dei sacrifici, cioè dare la vita del celeste infante in
balia di tutte le creature, affinché queste se ne servano per mettersi in salvo
e per santificarsi; ma molte creature se ne serviranno per offenderlo ed anche
per perdersi. Deh! Mamma mia, deponi il piccolo Gesù nel cuore mio ed io ti
prometto e ti giuro di amarlo sempre, e di tenerlo come vita del povero mio
cuore.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, come sono
contenta di tenerti vicina, il mio materno cuore sente il bisogno di sfogare il
mio amore e di confidarti i miei segreti. Stai attenta alle mie lezioni ed
ascoltami; tu devi sapere che da quaranta giorni ci troviamo in questa grotta
di Betlemme, la prima dimora di mio Figlio quaggiù; ma quante meraviglie in
questa grotta! Il celeste infante in una foga d’amore scese dal cielo in terra,
concepì, nacque e sentì il bisogno di sfogare quest’amore. Sicché ogni respiro,
palpito e moto, era uno sfogo d’amore che faceva; ogni lacrima, vagito e
gemito, era uno sfogo d’amore; anche il sentirsi intirizzito dal freddo, le sue
labbrucce livide e tremanti, erano tutti sfoghi d’amore che faceva; cercava la
sua Mamma dove deporre questo amore, che non poteva contenere, ed io ero preda
del suo amore. Io mi sentivo ferire continuamente e sentivo il mio caro piccino
palpitare, respirare, muoversi, nel mio materno cuore; lo sentivo piangere,
gemere e vagire, e restavo inondata dalle fiamme del suo amore. Già la
circoncisione gli aveva aperto squarci profondi, da dove aveva versato in me
tanto amore che mi sentii Regina e Madre d’amore. Io mi sentivo rapita nel
vedere che, in ogni pena, lacrima e moto del mio dolce Gesù, egli cercava e
chiamava la sua Mamma, come caro rifugio degli atti suoi e della sua vita. Chi
può dirti, figlia mia, ciò che passò tra me ed il celeste bambino in questi
quaranta giorni? Nei suoi atti, nelle sue lacrime, nelle sue pene, nel suo
amore, eravamo trasfusi insieme, e ciò che faceva lui facevo io.
Essendo passati quaranta
giorni, il caro bambino, più che mai affogato nel suo amore, volle ubbidire
alla legge e presentarsi al tempio, per offrirsi per la salvezza di tutti. Era
la Divina Volontà che ci chiamava al grande sacrificio, e noi pronti ubbidimmo.
Figlia mia, questo Fiat Divino, quando trova nella creatura la prontezza di
fare ciò che lui vuole, mette a disposizione della creatura la sua forza
divina, la sua santità, la sua potenza crea
trice, per moltiplicare
quell’atto, quel sacrificio, per tutti; mette in quel sacrificio la monetina di
valore infinito, che può pagare e soddisfare tutti. Era la prima volta che la
tua Mamma e San Giuseppe uscivano insieme con il pargoletto Gesù; tutta la
creazione riconobbe il suo Creatore, si sentì onorata di averlo presente e,
atteggian
dosi a festa, ci accompagnò
lungo la via. Giunti al tempio ci prostrammo ed adorammo la Maestà Suprema; poi
deponemmo il bambino nelle braccia del sacerdote Simeone, il quale lo offrì
all’eterno Padre per la salvezza di tutti; il sacerdote, mentre l’offriva,
ispirato da Dio, riconobbe il Verbo Divino e, esultando d’immensa gioia, adorò
e ringraziò il caro bambino; dopo l’offerta si atteggiò a profeta e predisse
tutti i miei dolori. Oh! Come il Fiat supremo, dolorosamente, fece sentire al
mio materno cuore, con suono vibrante, la ferale tragedia di tutte le pene che
avrebbe sofferto il mio Figlio Divino; ogni parola fu una spada tagliente che
mi trafisse. Ma quel che più mi trafisse il cuore fu il sentire che questo
celeste infante sarebbe stato non solo la salvezza, ma anche la rovina di molti
ed il bersaglio delle contraddizioni. Che pena, che dolore! Se il Voler Divino
non mi avesse sostenuta, sarei morta all’istante di puro dolore; invece mi
diede vita, per cominciare a formare in me il regno dei dolori nel regno della
sua stessa Divine Volontà.
Così, oltre al diritto di
Madre che avevo su tutti, acquistai anche il diritto di Madre e Regina di tutti
i dolori. Oh, si! Con i miei dolori acquistai la monetina per pagare i debiti
dei figli miei ed anche dei figli ingrati. Figlia mia, tu devi sapere che, per
la luce della Divina Volontà che in me regnava, già conoscevo tutti i dolori
che mi sarebbero toccati, che erano più di quelli che mi disse il santo
profeta; posso dire che il sacerdote mi profetizzò i dolori che sarebbero
venuti a me da parte esterna; dei dolori interni, che più mi avrebbero
trafitta, delle pene interne tra me e mio Figlio, non fece parola; nonostante
ciò, in quel momento sì solenne dell’offerta di mio Figlio, sentendomeli
ripetere, mi sentii talmente trafitta, che mi sanguinò il cuore e si aprirono
nuove vene di dolori e squarci profondi nell’anima mia.
Ascolta la Mamma tua; nelle
tue pene, negli incontri dolorosi che anche a te non mancano, quando conosci
che il Volere Divino vuole qualche sacrificio da te, sii pronta, non ti
abbattere, anzi ripeti subito il caro e dolce Fiat: “Quello che vuoi tu, voglio
io”. Con amore eroico, fa che il Volere Divino prenda il suo regio posto nelle
tue pene, affinché le converta in monetina d’infinito va
lore, con la quale potrai
pagare i tuoi debiti ed anche quelli dei tuoi fratelli, per riscattarli dalla
schiavitù del
l’umana volontà e per farli
entrare come figli liberi nel regno del Fiat Divino.
Tu devi sapere che il
Volere Divino gradisce tanto il sacrificio della creatura voluto da lui, che le
cede i Suoi diritti divini e la costituisce regina del sacrificio e del bene
che sorgeranno in mezzo alle creature.
L’anima
Mamma Santa, nel tuo cuore
trafitto metti tutte le mie pene, che tu sai quanto mi affliggono. Deh! Fammi
da Mamma e versa nel mio cuore il balsamo dei tuoi do
lori, affinché abbia la tua
stessa sorte di servirmi delle mie pene, per corteggiare Gesù e per tenerlo
difeso e riparato da tutte le offese e, come mezzo sicuro, per conquistare il
regno della Divina Volontà e farlo venire a regnare sulla terra.
Fioretto: Oggi, per
onorarmi, verrai nelle mie braccia, affinché ti offra, insieme con mio Figlio,
al celeste Padre, per ottenere il regno della Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma Santa,
versa il tuo dolore nell’anima mia e converti tutte le mie pene in Volontà di
Dio.
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